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Grande Slam

Tra storia e ambizioni: l’Importanza dei Grandi Slam

Un’analisi dell’importanza storica e delle ambizioni dei tennisti nei tornei del Grande Slam.

Nel mondo del tennis, ci sono quattro tornei di grande prestigio e importanza che spiccano tra tutti gli altri. Questi eventi sono conosciuti come i tornei del Grande Slam, o semplicemente “Slam” o “Major”. Rappresentano l’apice delle ambizioni di ogni tennista e sono al centro dell’attenzione della stagione tennistica, sia per le loro radici storiche che per il loro impatto economico e sportivo. Questi quattro tornei sono famosi anche tra coloro che non seguono regolarmente il tennis e i loro nomi possono risultare familiari anche a chi non è un appassionato del mondo della racchetta. I tornei del Grande Slam includono:

  • Australian Open: Questo torneo si svolge a Melbourne, in Australia, ed è il primo dei quattro eventi del Grande Slam dell’anno. Si tiene a gennaio, caratterizzato dal caldo estivo australiano, e rappresenta un inizio emozionante per la stagione tennistica.
  • Roland Garros: Conosciuto anche come il torneo di tennis su terra rossa, si tiene a Parigi, Francia, tra maggio e giugno. Questo torneo si distingue per le sue superfici in terra battuta, che rendono il gioco unico e impegnativo per i giocatori.
  • Wimbledon: Il torneo più antico e prestigioso del tennis, si svolge a Londra, Regno Unito, a luglio. Wimbledon è noto per i suoi campi di erba impeccabili e per la tradizione dei giocatori che indossano abiti bianchi. È un evento molto atteso e seguito da appassionati di tennis di tutto il mondo.
  • US Open: Conclusione della stagione del Grande Slam, questo torneo si tiene a New York, negli Stati Uniti, a settembre. È noto per la sua atmosfera vibrante e l’energia della città di New York, attirando giocatori e spettatori da tutto il mondo.

I più grandi nella storia degli Slam

I risultati ottenuti nei tornei del Grande Slam sono spesso utilizzati come un indicatore fondamentale per valutare il livello di abilità e il successo di un tennista. Questi tornei rappresentano una sorta di misura della grandezza nel mondo del tennis, ed è comunemente il primo dato che viene citato per determinare il prestigio di un giocatore o di una giocatrice. Ad esempio, quando si dice che un tennista ha raggiunto i quarti di finale a Wimbledon, si sottolinea il fatto che ha avuto una carriera di alto livello.

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Tra gli uomini, Novak Djokovic, Rafael Nadal e Roger Federer sono universalmente riconosciuti come alcuni dei tennisti più straordinari di tutti i tempi, proprio perché hanno vinto un numero impressionante di titoli del Grande Slam. Djokovic ne ha conquistati 24, Nadal 22 e Federer 20, stabilendo così un record che li colloca al vertice della storia del tennis maschile.

Nel tennis femminile, la tennista statunitense Serena Williams è spesso considerata la più grande di tutti i tempi. La sua incredibile carriera è sottolineata dal record di 23 vittorie nei tornei del Grande Slam, un risultato impressionante che la rende un’icona della disciplina. È importante notare che questo record è stato stabilito nell’era Open, un periodo in cui i tornei del Grande Slam sono stati aperti sia agli uomini che alle donne, aumentando ulteriormente il significato dei suoi successi.

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Lo Slam è un biglietto per la gloria

Spesso ai tennisti viene chiesto se preferiscono essere il numero 1 del ranking mondiale o vincere uno Slam. La risposta è solitamente simile a quella di Casper Ruud, che ha detto recentemente: “Se diventassi il numero uno senza uno Slam, mi sentirei strano.”

I giovani talenti del tennis sono costantemente sotto pressione per il momento in cui vinceranno il loro primo Slam, visto come una sorta di consacrazione agli occhi del pubblico e l’indicazione che sono realmente forti. Fino a poco tempo fa, molti si chiedevano perché Jannik Sinner, il campione italiano degli Australian Open 2024, non avesse ancora vinto uno Slam, nonostante il suo indiscusso talento. Questa pressione era ulteriormente accentuata dal fatto che lo spagnolo Carlos Alcaraz, anch’egli considerato uno dei giovani più promettenti del circuito, aveva già conquistato il suo primo Slam a soli 19 anni.

Roger Federer, ad esempio, conquistò il suo primo Slam all’età di 22 anni, nel 2003, proprio come Jannik Sinner. Tuttavia, prima di raggiungere questa pietra miliare, il talento di Federer era oggetto di dibattito, poiché spesso si avvicinava alla vittoria ma non riusciva a conquistarla. Questo lo portò ad essere soprannominato “il miglior tennista al mondo a non aver mai vinto uno Slam”. Tuttavia, nel corso dei successivi sette anni, dal 2003 al 2009, Federer avrebbe vinto ben 15 Slam, stabilendo un record mai eguagliato.

Forse è proprio a causa di queste immense pressioni che molti tennisti, dopo aver segnato l’ultimo punto in una finale Slam, reagiscono lasciandosi cadere a terra, una miscela di sollevazione e stanchezza prima ancora che di felicità. L’esempio di Dominic Thiem, campione degli US Open nel 2020, illustra bene questa realtà. Dopo quella vittoria epocale, Thiem ha faticato a mantenere gli stessi livelli di prestazione nell’anno successivo. È scivolato fuori dai primi cento nel ranking mondiale (attualmente è 92°) e ha attraversato un periodo buio di 14 mesi senza vittorie. Egli stesso ha ammesso che la pressione accumulata nel perseguire il sogno di vincere uno Slam aveva avuto un pesante impatto psicologico su di lui: “Quando dedichi tutta la tua vita a un obiettivo che condiziona ogni aspetto di essa, una volta raggiunto, la prospettiva cambia radicalmente“.

Come si partecipa ad un torneo del Grande Slam

Durante una stagione di tennis, si tengono circa una sessantina di tornei oltre agli Slam, sparsi in diverse parti del mondo. Tuttavia, quando si avvicina il periodo degli Slam, tutto il resto del circuito subisce una sospensione temporanea. Questi prestigiosi tornei richiamano tutti i migliori giocatori e giocatrici del mondo, mentre altri aspiranti devono affrontare lunghe qualificazioni per cercare di ottenere un posto nel tabellone principale. Le qualificazioni stesse sono eventi di rilevanza, almeno per gli appassionati, poiché offrono l’opportunità di emergere.

Inoltre, alcuni tennisti e tenniste che potrebbero non soddisfare i requisiti di classifica per partecipare agli Slam, ad esempio per la giovane età o il ritorno da un infortunio, possono essere invitati dai tornei tramite le cosiddette wild card. Questi inviti speciali consentono a giocatori promettenti o a ritorno da infortuni di competere a livelli elevati e contribuiscono a rendere il torneo ancora più interessante.

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Effettivamente, nei tornei del Grande Slam, sia nel maschile che nel femminile, i posti nel tabellone principale sono limitati a 128 partecipanti. I primi 32 giocatori o giocatrici dei rispettivi ranking mondiali sono disposti nel tabellone in modo da evitare incontri tra loro fino al terzo turno. Questo meccanismo mira a garantire che i tennisti più forti e attesi si sfidino solo nelle fasi avanzate del torneo, aumentando la suspense e l’interesse per le partite.

Tuttavia, questo approccio può talvolta rendere difficile per i giocatori meno quotati sfidare i migliori e scalare le classifiche. Per vincere il torneo, un giocatore o una giocatrice deve essere in grado di superare il duro percorso di sette vittorie consecutive in sole due settimane, il che è un compito estremamente impegnativo.

Una differenza non da poco

Nei tornei del Grande Slam maschili, vi è una distinzione significativa rispetto agli altri eventi tennistici: qui si gioca al meglio dei 5 set, il che significa che un giocatore deve vincere tre set per ottenere la vittoria, invece che al meglio dei 3 set. Questa regola contribuisce a generare partite incredibilmente lunghe ed estenuanti, ma allo stesso tempo epiche e spettacolari, che rimangono indelebili nella memoria del pubblico.

Per i tennisti, questa modalità di gioco rende la vittoria in uno Slam ancora più impegnativa. Infatti, una partita in 5 set può protrarsi per diverse ore, richiedendo non solo eccezionali doti atletiche ma anche una straordinaria solidità mentale. La resistenza fisica è essenziale, ma la capacità di rimanere concentrati, di gestire la pressione e di affrontare situazioni sfidanti è altrettanto cruciale.

Fino a qualche anno fa, sia negli incontri maschili che in quelli femminili dei tornei del Grande Slam, non era previsto il tie-break nel set decisivo. Questo significava che nei set finali, quando il punteggio arrivava a 6-6, i giocatori dovevano continuare a disputare il set senza fine, il che poteva portare a partite incredibilmente lunghe. Questa regola è stata abolita completamente nel 2022, ma gli Slam hanno comunque mantenuto una loro caratteristica distintiva, come spesso accade: nei tie-break dei set decisivi, invece di raggiungere i consueti 7 punti, si arriva fino a 10 punti.

Grande Slam e grandi guadagni

I tornei del Grande Slam sono senza dubbio i tornei che offrono il maggior numero di punti in classifica ai vincitori, con un totale di duemila punti (mentre i tornei di livello Masters 1000 ne assegnano la metà). Inoltre, sono anche noti per avere i montepremi in denaro più generosi nel mondo del tennis. Ad esempio, vincendo la finale degli Australian Open, come ha fatto Sinner nel 2024, è stato premiato con un premio in denaro di quasi 2 milioni di euro.

Inoltre, anche solo l’accesso al tabellone principale di uno Slam garantisce ai giocatori un premio in denaro significativo. Nei recenti Australian Open del 2024, l’equivalente di circa 19mila euro era riservato ai partecipanti al tabellone principale. Questo premio aumentava a 72mila euro per coloro che riuscivano a vincere la loro prima partita nel torneo.

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I quattro tornei del Grande Slam rappresentano il fulcro della stagione tennistica per una serie di motivi pratici. Anche solo vincere una partita in uno di questi prestigiosi eventi può avere un impatto significativo per l’intera stagione di un tennista. Questi motivi includono l’opportunità di guadagnare punti preziosi in classifica, che possono influenzare l’accesso a futuri tornei importanti, e l’aspetto economico, con premi in denaro sostanziosi.

Ogni tennista deve sostenere notevoli spese per mantenere un team di supporto che li segua in giro per il mondo, e spesso, a meno che non siano tra i più forti, dipendono finanziariamente dai loro risultati. Da questo punto di vista, i tornei del Grande Slam possono essere considerati tra i più democratici nel mondo del tennis. Hanno una partecipazione più ampia, consentendo a un maggior numero di tennisti di avere l’opportunità di competere. Inoltre, una singola vittoria in uno Slam può avere un impatto straordinario sulla carriera di un giocatore, permettendo loro di scalare le classifiche e migliorare la loro situazione economica.

Una fucina di leggende sportive: un po’ di storia

È vero che, alla fine, la vittoria nei tornei del Grande Slam è riservata a un gruppo molto esclusivo di tennisti e tenniste, con rare eccezioni sorprendenti. Nel tennis maschile, in particolare, negli ultimi vent’anni questa esclusività è stata particolarmente evidente, con Novak Djokovic, Rafael Nadal e Roger Federer che hanno dominato la scena. Questi tre straordinari giocatori hanno conquistato ben 66 dei 83 Slam disputati tra il 2003 e il 2023, dimostrando una supremazia senza precedenti.

Questa straordinaria continuità di successo da parte di un numero così limitato di giocatori ha reso il tennis maschile ancora più competitivo e ha stabilito nuovi standard di eccellenza. È un’impresa straordinaria che ha reso questi tennisti veri e propri miti del tennis e ha catturato l’ammirazione degli appassionati di tutto il mondo.

I tornei del Grande Slam sono considerati i più prestigiosi nel mondo del tennis perché hanno origini storiche legate ai primi campionati internazionali organizzati dalle quattro federazioni dei principali paesi che si erano distinti nella Coppa Davis tra gli anni Venti e Trenta. Questi paesi erano l’Australia, la Francia, il Regno Unito e gli Stati Uniti, che rimasero gli unici vincitori della Coppa Davis fino al 1974.

Inoltre, i tornei del Grande Slam hanno una lunga tradizione nel tennis e sono tra i tornei più antichi. Wimbledon, in particolare, è il più antico di tutti, avendo avuto la sua prima edizione nel lontano 1877. Questa antichità conferisce loro un’aura di prestigio e storicità che li rende unici e apprezzati nel mondo dello sport.

Fino agli anni Settanta, tre dei quattro tornei del Grande Slam venivano disputati su campi erbosi, con solo il Roland Garros che si svolgeva su terra rossa (e che continua a farlo ancora oggi). Nel 1974, gli US Open hanno deciso di cambiare la superficie, passando al cemento, una mossa che aveva anche l’obiettivo di differenziarsi dagli altri tornei del Grande Slam. Successivamente, nel 1987, anche gli Australian Open hanno adottato il cemento come superficie.

Lo Slam adesso

Nella loro organizzazione attuale, il primo Slam dell’anno sono sempre gli Australian Open, che si tengono nelle ultime due settimane di gennaio. Successivamente, c’è il Roland Garros, programmato tra maggio e giugno, seguito da Wimbledon, che ha luogo tra giugno e luglio. Infine, gli US Open chiudono la stagione dei Grand Slam tra agosto e settembre.

Questo calendario ben strutturato e la diversità delle superfici contribuiscono a rendere ogni torneo del Grande Slam un’esperienza unica e affascinante per giocatori e appassionati di tennis di tutto il mondo.

Col passare degli anni, il prestigio dei tornei del Grande Slam si è solidamente consolidato. Le federazioni nazionali che li organizzano si sono unite per lavorare all’incremento e alla preservazione di questo prestigio. Hanno adottato un approccio conservatore in uno sport in cui tradizioni e solennità hanno sempre avuto un ruolo centrale. È importante notare che gli Slam sono gli unici tornei del circuito professionistico che non sono organizzati da ATP (Associazione dei Tennisti Professionisti) e WTA (Associazione delle Tenniste Professioniste), le due principali associazioni mondiali di tennis maschile e femminile. Pertanto, essi operano con una propria organizzazione, seguono un regolamento interno di condotta e prendono decisioni congiunte, talvolta anche in opposizione alle decisioni di ATP e WTA. Inoltre, il termine “Grand Slam” è un marchio registrato in inglese.

Grande Slam e Golden Slam

“Grande Slam” è anche il termine utilizzato per descrivere l’impresa sportiva più prestigiosa che un tennista può compiere, cioè vincere consecutivamente tutti e quattro i tornei del Grande Slam in un solo anno. Nel 2021, Novak Djokovic è arrivato molto vicino a compiere questa straordinaria impresa, avendo vinto i primi tre tornei della stagione. Tuttavia, nella finale degli US Open, Djokovic ha perso contro il russo Daniil Medvedev, sfumando così l’opportunità di realizzare il Grande Slam.

Quella partita è stata giocata con una tensione straordinaria, tanto che Djokovic ha mostrato segni di emozione intensa durante una pausa, coprendosi il volto con un asciugamano. Questo momento ha dimostrato quanto sia straordinaria e difficile da realizzare questa impresa nel mondo del tennis, aggiungendo ulteriormente dramma e intensità alla sfida.

Solo tre giocatori sono riusciti a compiere un Grande Slam nella cosiddetta “Era Open”, che ha avuto inizio nel 1968 quando il tennis amatoriale e quello professionistico sono stati unificati. Il primo a riuscirci è stato l’australiano Rod Laver nel 1969, seguito dalla connazionale Margaret Court nel 1970. Tuttavia, in quegli anni, per i tennisti provenienti da altri paesi era spesso molto difficile raggiungere l’Australia, il che ha portato molti a rinunciare agli Australian Open.

La terza e finora l’ultima persona a realizzare un Grande Slam nell'”Era Open” è stata la tedesca Steffi Graf nel 1988. In quell’anno, Graf non solo ha vinto tutti e quattro i tornei del Grande Slam, ma ha anche conquistato la medaglia d’oro olimpica nel tennis ai Giochi Olimpici di Seul. Questa straordinaria impresa è stata chiamata “Golden Slam” o “Grande Slam d’oro” ed è rimasta un risultato senza precedenti nella storia del tennis.

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Serena Williams è riuscita a vincere quattro tornei del Grande Slam consecutivamente per due volte nella sua carriera, anche se non nello stesso anno. La prima volta è stata nel 2002 quando ha vinto Roland Garros, Wimbledon, gli US Open e successivamente gli Australian Open del 2003. La sua seconda impresa è stata nel 2014 quando ha vinto gli US Open e poi i primi tre Slam dell’anno successivo. Questa striscia di vittorie, divisa su due anni, è stata chiamata “Serena Slam” ed è stata un risultato eccezionale nel mondo del tennis.

Va notato che, tra il 2015 e il 2016, Novak Djokovic è riuscito a compiere la stessa impresa di vincere quattro Slam consecutivi in un periodo di due anni. In passato, questa straordinaria impresa era stata realizzata una volta ciascuna anche da Martina Navratilova e Steffi Graf, dimostrando quanto sia rara e difficile da ottenere.

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Wansport Tennis Rating (WTR): Scopri il tuo livello di gioco e domina il tennis!

Con il Wansport Tennis Rating (WTR) puoi valutare il tuo livello nel tennis, partecipare a tornei e migliorare le tue abilità. Scopri i vari livelli di rating e trova la giusta sfida per te!

Il tennis è uno sport affascinante che richiede abilità, precisione e strategia. Per i giocatori che desiderano misurarsi con altri appassionati, il Wansport Tennis Rating (WTR) offre un sistema di valutazione unico per determinare il proprio livello di gioco. Questo rating consente di confrontarsi con giocatori dello stesso livello e partecipare a tornei amatoriali competitivi. Scopri come funziona il WTR e come può aiutarti a migliorare le tue prestazioni nel tennis.

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WTR – Wansport Tennis Rating

Il Wansport Tennis Rating (WTR) si suddivide in diversi livelli, ognuno corrispondente a una specifica competenza nel gioco del tennis. Partendo dal livello A1, riservato ai giocatori di ottimo livello che partecipano a tornei nazionali ed internazionali, fino al livello D0, dedicato ai principianti che si avvicinano per la prima volta al tennis, il WTR copre tutte le sfaccettature del gioco. Scopri le caratteristiche di ogni livello e valuta dove ti posizioni per definire il tuo obiettivo di miglioramento nel tennis.

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Valutare il proprio livello con il WTR

Per determinare il proprio livello di gioco nel tennis, il WTR offre un sistema di auto-valutazione. Attraverso una serie di criteri e domande, i giocatori possono valutare le proprie competenze tecniche, tattiche e fisiche. Ad esempio, un giocatore di livello A1 è in grado di giocare tutti i colpi in modo dominante, sfruttando le debolezze degli avversari e assumendo maggiori rischi. Mentre un giocatore di livello B2 ha esperienza amatoriale, controlla i colpi fondamentali ma ha ancora da migliorare nella sicurezza a rete e nella direzione dei colpi. Scopri come valutare il tuo livello di gioco con il WTR e ottenere una panoramica accurata delle tue abilità nel tennis.

Vediamoli nel dettaglio:

  1. Livello A1 – ESPERTO Giocatore di ottimo livello in grado di giocare tutti i colpi e dominare le diverse fasi del gioco. Ha colpi sicuri e anche potenti e commette pochi errori. Prepara i punti sfruttando le debolezze degli avversari. Si assume maggiori rischi ed è consapevole dei propri punti di forza. Gioca regolarmente con successo a tornei nazioni ed internazionali.
  2. Livello A2 – AVANZATO / ESPERTO Giocatore che è in grado di giocare tutti i colpi e controlla le diverse fasi del gioco. Serve con precisione e commette pochi doppi falli. Ha un gioco aggressivo e difensivo molto efficace. Ha una buona posizione a rete ma ancora commette degli errori quando spinge. È in grado di riconoscere lo stile e le capacità dell’avversario e riesce a cambiare tattica di gioco secondo le necessità. Gioca regolarmente con successo a tornei nazionali.
  3. Livello A3 – AVANZATO Giocatore esperto che domina i colpi fondamentali e che ha un buon controllo sulla profondità dei propri colpi ed un buon repertorio di colpi speciali, topspin e slice. Ha già uno o più colpi molto efficaci e potenti. Il secondo servizio è buono e con effetto. Ha un gioco completo, gioca abbastanza regolarmente e partecipa con successo a tornei regionali.
  4. Livello A4 – AVANZATO Giocatore sicuro nei colpi fondamentali, esegue anche con discreto successo le volèe e gioca abitualmente partite di livello. È in grado di giocare colpi buoni colpi da fondocampo, d’attacco e di rete; ha una buona prima palla di servizio che può mettere in difficoltà l’avversario. Il secondo servizio è tagliato (slice) o liftato (topspin), anche se non ancora molto sicuro. Partecipa a tornei regionali individuali e a squadre. Infine, riesce anche a prendere posizione in campo in conformità con il proprio compagno.

  1. Livello B1 – INTERMEDIO Giocatore che gioca abitualmente partite in singolo e in doppio nel club e partecipa alla classifica sociale e ai tornei di club. Controlla bene i colpi fondamentali, gioca anche con discreto successo le volèe. Manca ancora il controllo sulla profondità dei propri colpi. Il primo servizio è buono, manca ancora un secondo servizio sicuro. La risposta al servizio diventa più consistente. La tecnica della volèe è soddisfacente e riesce a giocare con più fiducia.
  2. Livello B2 – INTERMEDIO Giocatore amatoriale con discreta esperienza, ha frequentato un corso avanzato e che comincia a controllare i colpi fondamentali. Ancora non si sente sicuro a rete, ma inizia ad andarci con maggiore frequenza. Comincia a controllare anche la direzione dei colpi. Gli mancano ancora colpi speciali controllati. Il primo servizio è abbastanza sicuro quando non cerca di forzarlo.
  3. Livello B3 – INTERMEDIO Giocatore amatoriale con sufficiente esperienza, ha frequentato un corso base e ha acquisito sicurezza da fondocampo, ma evita di andare a rete. Comincia a controllare i colpi fondamentali. Riesce a tenere il palleggio quando riceve palle facili, è in difficoltà quando deve correre lateralmente. Il servizio è ancora insicuro. Mancano i colpi speciali.
  4. Livello B4 – DILETTANTE / INTERMEDIO Giocatore amatoriale con media esperienza, ha frequentato un corso base ma ha difficoltà nel controllo dei colpi. Comincia a palleggiare pur non avendo ancora automatizzato la tecnica dei fondamentali. Mancano completamente colpi speciali.

  1. Livello C1 – DILETTANTE Giocatore amatoriale con poca esperienza, ha preso alcune lezioni ma ha difficoltà nel controllo dei colpi e nel tenere il palleggio.
  2. Livello C2 – DILETTANTE Giocatore amatoriale con scarsa esperienza, che ha non ha mai preso lezioni ma ha iniziato a giocare con una certa frequenza.
  3. Livello C3 – PRINCIPIANTE / DILETTANTE Giocatore principiante. Non ha mai preso lezioni ma ha iniziato a giocare qualche partita al mese.
  4. Livello C4 – PRINCIPIANTE Giocatore completamente principiante. Il livello di ingresso per i giocatori che iniziano a praticare le prime partite.
  5. Livello D0 – PRINCIPIANTE (Entry Level) Il livello di ingresso per i giocatori che non hanno mai giocato.

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Il Wansport Tennis Rating nella App di Wansport

Vantaggi dei tornei con il WTR

Uno dei principali vantaggi del Wansport Tennis Rating (WTR) è la possibilità di partecipare a tornei amatoriali con giocatori dello stesso livello. Questo assicura una competizione equilibrata e stimolante, consentendo ai giocatori di mettere alla prova le proprie abilità e migliorare il proprio gioco. I giocatori di livello A3, ad esempio, partecipano con successo a tornei regionali, mostrando un dominio dei colpi fondamentali e un buon repertorio di colpi speciali. Scopri come i tornei basati sul WTR possono aiutarti a crescere come tennista e raggiungere nuovi traguardi nel tuo percorso tennistico.

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Partecipa a Tornei organizzati per il tuo livello. Solo sulla App Wansport – Wansport™ Blog

Conclusione

Il Wansport Tennis Rating (WTR) offre un’opportunità unica per i giocatori di tennis di valutare il proprio livello di gioco, partecipare a tornei competitivi e migliorare le proprie abilità. Con i vari livelli di rating, ognuno rappresentante una specifica competenza nel tennis, è possibile individuare il proprio posizionamento e lavorare per raggiungere obiettivi di crescita nel gioco. Sfrutta al massimo questa opportunità offerta dal WTR e scopri quanto puoi progredire nel tuo percorso tennistico!

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Mountain Tennis Trophy

Il Mountain Tennis Trophy entra nel vivo

Si preannuncia una seconda edizione molto interessante, tra paesaggi mozzafiato e prestigiosi club di tennis. Ecco il Mountain Tennis Trophy

Benvenuti al Mountain Tennis Trophy, uno degli eventi sportivi più spettacolari dell’anno! Questo torneo di tennis, organizzato in mezzo alle splendide montagne, è l’evento perfetto per i tennisti agonisti di ogni categoria per chiunque voglia godere della natura incontaminata.

Il torneo delle Dolomiti

Il Mountain Tennis Trophy, giunto alla sua seconda edizione si svolge da marzo ad ottobre in uno scenario mozzafiato, dove il verde dei prati si fonde con il bianco delle cime innevate delle montagne. I campi da tennis sono situati in posizioni strategiche, in modo da offrire una vista panoramica sulle montagne circostanti mentre si gioca.

Tutte le tappe sono Tornei OPEN. I partecipanti potranno godere di un’esperienza di gioco unica, in un’atmosfera rilassante e accogliente.

Ma qual è il montepremi complessivo  del Mountain Tennis Trophy? In questa edizione il montepremi complessivo  è di 21.000 euro, una cifra importante che richiama sempre più tennisti professionisti e appassionati in cerca di un’occasione per dimostrare le proprie abilità sul campo.

Le novità della seconda edizione

Dopo il grande successo della prima edizione, il circuito di tennis delle Dolomiti è pronto a ripartire con una nuova stagione che si preannuncia ancora più avvincente. Sono stati confermati i sei circoli che hanno già preso parte al circuito lo scorso anno: Egna, Fiè dello Sciliar, Eggen, Cavalese, Moena e Selva Val Gardena. Inoltre, ci saranno due nuove tappe che si aggiungeranno al circuito: il Circolo di Ortisei, che ha aperto la stagione a marzo, e il TC Kaltern, che debutterà con una doppia data a maggio e con i master finali a Ottobre.

Questa nuova edizione del circuito promette di essere ancora più coinvolgente e spettacolare della precedente. I sei circoli già affermati, situati in scenari naturali mozzafiato e dotati di strutture all’avanguardia, sono pronti a ospitare partite di altissimo livello e a offrire ai partecipanti un’esperienza di gioco indimenticabile.

Inoltre, l’arrivo di due nuovi circoli è un segnale della crescita e dell’interesse che il circuito di tennis delle Dolomiti sta suscitando nel mondo del tennis. Il Circolo di Ortisei e il TC Kaltern, che si uniscono al circuito per la prima volta, sono entrambi prestigiosi e rappresentativi della passione e dell’entusiasmo che la pratica del tennis suscita in questa zona.

Il fatto che il TC Kaltern ospiti ben due tappe e la finale del torneo è una testimonianza dell’eccellenza di questo circolo sportivo e del suo impegno costante nel favorire lo sviluppo del tennis nella regione. Inoltre, il circolo è stato la “culla” di un atleta di grande talento come Andreas Seppi, che rappresenta non solo un grande esempio per i giovani tennisti della zona, ma anche una fonte di orgoglio per tutti i membri del circolo.

Mountain Tennis Trophy
Le tappe del Mountain Tennis Trophy al TC Kaltern

Non solo tennis

Ma il Mountain Tennis Trophy non è solo un torneo di tennis. Durante l’evento potrete fare  escursioni a piedi o in mountain bike, godervi un picnic nel verde delle montagne, o semplicemente rilassarvi ammirando lo spettacolo della natura circostante.

L’evento è stato pensato per offrire un’esperienza completa, che unisce sport, natura e divertimento.

Mountain Tennis Trophy Dolomiti
Le meravigliose Dolomiti fanno da cornice ad un torneo di tennis estremamente suggestivo – Wansport Blog

Insomma, la seconda edizione del circuito di tennis delle Dolomiti si preannuncia come un’occasione imperdibile per tutti gli appassionati di tennis e per chi vuole vivere l’esperienza di gioco in uno scenario mozzafiato. Preparate le racchette e venite a scoprire le meraviglie di questa fantastica zona, in cui il tennis e la natura si uniscono in un mix unico e spettacolare.

Per tutte le informazioni sul torneo potete visitare il sito ufficiale mentre qui trovate il regolamento.

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padel

Ora il padel se la gioca con il tennis

Subito dopo la pandemia il padel si è espanso a velocità elevatissima, tanto da arrivare, per numero di giocatori e campi, a competere con lo sport da cui ha avuto origine

Dal 1° gennaio 2023 la Federazione Italiana Tennis ha cambiato nome in Federazione Italiana Tennis e Padel. Di conseguenza anche l’acronimo si adatterà al nuovo nome che diventerà “FITP”. Questo avvenimento in pratica certifica l’esplosione del padel in termini di “hype” e di appetibilità tra gli sportivi e manda un chiaro segnale a chi ha ritenuto che il fenomeno fosse semplicemente una moda passeggera.

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Il padel diventa sempre più diffuso – Wansport Blog

La crescita del padel

La Federazione inserì il padel come un suo settore nel 2008, al pari del beach tennis e circa 14 anni fa si è espanso talmente tanto che ha attirato l’attenzione quasi pari a quella del tennis. Attualmente, come spiegato da Angelo Binaghi, presidente federale, “oggi il padel in Italia ha oltre ottocentomila praticanti, con quasi settantamila tesserati e un bacino che in potenza può arrivare fino a due milioni di giocatori. La potenzialità di crescita enorme di questo sport è riconducibile per gran parte all’attenzione che i giovani gli stanno prestando negli ultimissimi anni. Se volessimo tener presente il coefficiente di crescita del padel, che è intorno al 20-25% ogni anno, si intuisce piuttosto facilmente che nel medio periodo i numeri del padel saranno sempre più vicini a quelli del tennis. Pertanto non potevamo non dare piena dignità al padel all’interno della nostra organizzazione”

padel
Il padel ora se la gioca con il tennis – Wansport Blog

Gli ultimi dati diffusi nel 2020 dal Coni sono piuttosto chiari sotto questo aspetto: i tesserati del tennis erano più di trecentomila (solo nel calcio si contano più tesserati in Italia). La Federazione ha ormai preso atto che il padel si sia oramai affermato, superando la fase di espansione iniziale agevolata anche dalla pandemia e dalle restrizioni ad esse associate per lo sport (il tennis o il padel non sono sport di contatto).

Un po’ di dati sul padel

Nasce nel 1969 in Messico e diventa super popolare negli anni successivi principalmente in Spagna e in Argentina e in pochissimi altri paesi. Chi credeva che in Italia il padel potesse rappresentare solo una moda passeggera ha evidentemente sbagliato previsione: nella realtà la disciplina è in continua espansione e sta generando un business molto attraente tra gli imprenditori dello sport, in primis ex sportivi che hanno puntato sul padel organizzando promozioni e tornei. Non mancano le strutture che hanno deciso di destinare spazi a nuovi campi di padel sostituendoli a quelli precedentemente dedicati al tennis o al calcetto. A questi si aggiungono circoli sportivi e nuove strutture dedicate. 

Con la superficie destinata alla creazione di un campo da tennis si possono realizzare fino a tre campi da padel: questo inevitabilmente amplifica la possibilità di fare maggiori incassi per i gestori dei centri sportivi.

I costi per realizzare un campo da padel variano dai 18mila fino a 30mila euro. I prezzi salgono se si decide di dotare il campo di una tensostruttura adatta alla copertura così da poterlo utilizzare anche nei mesi invernali. Sono circa 77 milioni di euro totali le cifre investite solo nelle infrastrutture dedicate alla disciplina. Nell’anno appena trascorso in Italia ogni campo è stato affittato in media per 8 ore al giorno e se consideriamo il prezzo medio di circa 28 euro all’ora ricaviamo un incasso stimato di circa 82mila euro all’anno. 

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il campo da padel – Wansport Blog

Secondo quanto dice l’Osservatorio italiano “Mr Padel Paddle” 10 anni fa in Italia c’erano in tutto 20 campi di padel. Il primo scatto arrivò tra il 2015 e il 2017, quando i campi passarono da 150 a 500. Da quel momento la crescita è stata repentina così come il numero dei praticanti della disciplina. A fine 2021 c’erano oltre 3.500 campi da padel. È un dato enormemente significativo se pensiamo che solo la Spagna aveva più campi (circa 14mila). In terza posizione si piazzava la Svezia con 3.500 unità, a seguire Francia (1.184) e Belgio (1.054). La media in Italia è di un campo ogni 16.000 persone. 

È nel Lazio che si giocano più partite di padel in Italia (circa il 25,1% delle partite complessive). Segue la Lombardia (685) e Sicilia (615). Solo nella provincia della Capitale ci sono quasi 1.200 campi, segue con grosso distacco la provincia di Milano (291 campi) e Torino (253). Ma la diffusione del Padel è ormai ovunque tanto che in regioni come Puglia, Molise, Friuli Venezia Giulia e Campania negli ultimi 6 mesi si è registrato un aumento delle strutture superiore del 50% rispetto al periodo precedente. Oltre alle grandi città anche i piccoli centri si stanno attrezzando con nuove strutture e nuove opportunità per i giocatori: la stima è che a fine 2023 si supererà quota 7.000 campi in tutta Italia.

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La crescita europea del padel

Ormai la crescita è da considerarsi un fenomeno globale. Siamo arrivati a oltre 18 milioni di praticanti attivi nel mondo in oltre 90 paesi. Solo in Europa si sono costruiti più di 10mila nuovi campi tra il 2019 e il 2021 superando quota 26mila distribuiti in circa ottomila club o circoli (in media circa 3,3 campi per ogni struttura ricettiva). Diversi analisti ed esperti ritengono che nel 2025 avremo in Europa oltre 66mila campi che genereranno un volume d’affari di 1 miliardo di euro.

Come si spiega una crescita così alta?

In recente sondaggio condotto su un campione di circa 10mila europei intervistati è venuto fuori che chi pratica il padel dice di divertirsi più facilmente rispetto ad altri sport anche se non si è particolarmente esperti o tecnicamente bravi. 

Inoltre il padel sta diventando sempre più un collante sociale e viene percepito come uno sport “inclusivo” aperto a tutti, senza distinzioni di età, di genere o di forma fisica. Il 38% dichiara di giocare con gente sconosciuta e il 57% dopo la partita va a mangiare insieme ai compagni e avversari mentre il 34% dichiara di prendere lezioni dai maestri di padel.

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Il padel sta diventando un forte collante sociale – Wansport Blog

Alla semplice domanda “ma perché giochi a padel?”, la maggior parte degli intervistati in età compresa tra i 56 e i 65 anni risponde “per divertirmi”. La seconda spiegazione è “per fare attività fisica”. Tra i minorenni invece la risposta più diffusa è “per imparare” (questo dato è estremamente significativo e ci da chiare indicazioni sul fatto che il padel è destinato a crescere ancora). Il 31% degli intervistati dichiara di giocare da meno di un anno, il 32% da non più di due anni mentre solo il 10% ha un’esperienza di oltre 10 anni. 

In Italia il padel viene praticato con una certa regolarità fino agli over 60, più o meno come il tennis. La fascia più attiva è quella tra i 36 e i 46 anni, mentre la fascia 26-35 anni e quella 56-65 anni presentano percentuali simili. Le donne sono il 14%.

In media tra i giocatori amatoriali si giocano 23 partite l’anno (circa 2 al mese) e si prenotano i campi circa 6 giorni prima. Tra gli europei chi va più forte sono i belgi che giocano in media 30 partite all’anno con una media di prenotazione di circa 8 giorni di anticipo. In Spagna le prenotazioni hanno largamente superato i 2 milioni e in media un giocatore gioca 11 partite l’anno (ovviamente è il numero dei praticanti ad essere fuori scala rispetto al resto dell’Europa). Le palline comprate nel 2021 in tutto il mondo per il padel ammontano a circa 15 milioni.

Il padel su internet

Il numero di ricerche su Google della parola “padel” si è triplicato in 5 anni. Nei social network si registra un forte interesse con oltre 1 milione di interazioni che comprendono video delle partite caricate su Twitch e YouTube, post pubblicati su Instagram, TikTok, Twitter e Facebook.

Il padel professionistico

Sta crescendo anche il seguito dei tornei internazionali dedicati ai professionisti, ma è ancora presto per incrementare il livello di competizione della disciplina. Attualmente il numero di giocatori professionisti è ancora piuttosto ristretto e il movimento è sotto il dominio saldo di Spagna e Argentina. Il circuito World Padel Tour organizza dal 2013 tornei in cui si sfidano le migliori coppie del mondo e nella stagione 2022 si sono giocati 24 tornei in 13 paesi differenti.

Premier Padel e altre competizioni nel mondo

All’inizio del 2022 è stato inaugurato il tour mondiale della International Padel Federation (FIP) anche grazie al sostegno del fondo sportivo del Qatar. La FIP, guidata dall’italiano Luigi Carraro (già presidente del Coni e della Federcalcio), riunisce 50 federazioni in tutto il mondo. Il fondo del Qatar ha gonfiato di molto i premi in denaro destinati ai vincitori, tant’è che ci giocano i migliori giocatori al mondo. 

Questo nuovo circuito prende il nome di Premier Padel e ha l’ambizioso obiettivo di superare il World Padel Tour. A maggio del 2022 Il Foro Italico di Roma ha ospitato una tappa del Premier Padel mentre l’ultima tappa si è svolta a Milano all’Allianz Cloud e ha visto la partecipazione dei migliori giocatori di padel del pianeta.

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Dal ’92 si giocano i campionati mondiali di padel dove si sfidano le squadre delle nazionali. A novembre si è svolta l’ultima edizione a Dubai e l’Italia femminile per la seconda volta consecutiva si è piazzata al terzo posto. Ha vinto la Spagna che ha battuto l’Argentina (e chi altri?) per 2 a 0. E’ andata un po’ maluccio per la squadra maschile fuori dai primi otto posti, mentre quest’anno ha vinto l’Argentina che nell’edizione precedente arrivò seconda.

L’obiettivo dichiarato della FIP è quello di rendere il padel una disciplina olimpica entro i giochi del 2032 a Brisbane in Australia. Nel frattempo il padel è entrato a far parte dei giochi sudamericani disputati ad Ottobre in Paraguay e in Europa sarà uno degli sport in programma ai giochi di Cracovia di quest’anno. 

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Il gran momento del tennis italiano

In poco meno di vent’anni il tennis maschile è passato dal punto più basso della sua storia all’essere il più promettente al mondo. Come è successo?

Il tennis è definito lo sport elitario per antonomasia: centinaia di persone nel mondo lo praticano saltuariamente, circa dieci milioni di persone lo praticano con buona regolarità e i professionisti sono poche migliaia.

Fra questi ultimi, solamente chi è tra le prime duecento posizioni nelle classifiche mondiali (sia maschile che femminile) riescono a trasformare il tennis in una professione remunerativa. Attualmente, a fine 2022, tra i primi 200 ci sono 19 italiani. E’ un dato oggettivamente impressionante soprattutto se consideriamo la storia del tennis italiano. Consideriamo che l’Italia non ha mai avuto un tennista numero 1 al mondo e consideriamo anche che un italiano non vince uno Slam (la categoria dei quattro tornei più prestigiosi al mondo) da ben 46 anni.

In generale è un dato notevole anche in senso assoluto: infatti sono pochissimi i paesi che ad oggi hanno un numero simile di tennisti nel ranking mondiale. Le altre nazioni che vantano un numero così alto sono Stati Uniti, Argentina e Francia, nazioni con una lunga e prestigiosa storia tennistica. Tuttavia nessuno di loro può vantare una qualità media così alta e soprattutto una età media così bassa. Tra i 19 italiani in top 200, dieci non hanno più di 21 anni. Nella NextGen ATP Finals c’erano Lorenzo Musetti, Mattero Arnaldi e Francesco Passaro: nessun’altra nazione è stata rappresentata da più di un tennista, l’Italia addirittura tre.

Non che sia andata benissimo, ma il tema del tennis italiano è decisamente più ampio rispetto ai singoli risultati e concerne una crescita generalizzata di tutto il movimento tennistico con enormi aspettative sul futuro.

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L’exploit del tennis italiano è un caso?

Matthew Futterman, durante il Roland Garros del 2021 commentò sul New York Times: “Questo torneo e probabilmente anche il futuro del tennis maschile sembrano ad un tratto molto italiani”. Cercando di comprendere il motivo dell’exploit del tennis azzurro la conclusione di Futterman è che l’Italia non avesse “nessuna idea” di cosa l’abbia portata su tali vette e che la causa fosse da ricercare sostanzialmente in una coincidenza fortuita: ovvero quella grazie alla quale quattro giocatori di altissimo livello erano semplicemente nati in Italia più o meno negli stessi anni.

Indagando a fondo la conclusione è che i motivi sono tutt’altro che casuali. L’Italia ha messo in piedi tutte le condizioni per produrre tennisti di altissimo livello senza dipendere dalla casualità o senza aspettare la nascita di un talento generazionale. 

Non è sempre facile stabilire diretti rapporti causa-effetto, tuttavia è possibile intercettare molte delle ragioni che hanno portato a tali risultati. L’estesa riforma del tennis nazionale iniziata proprio 10 – 15 anni fa ha certamente avuto un ruolo molto importante. A questo si aggiunge un determinante cambio di mentalità che ha coinvolto tutti i livelli del tennis italiano.

Da dove viene il tennis italiano

E’ difficile comprendere la reale portata e l’eccezionalità di questo momento storico per chi si è affacciato al tennis solo in tempi recenti. Dagli anni settanta, cioè dalla generazione di Corrado Barazzutti, Paolo Bertolucci e Adriano Panatta, il tennis maschile italiano non ha avuto, per numerosi decenni, tennisti tra i primi dieci al mondo, e non ci siamo nemmeno andati vicino.

Il punto più basso della storia del tennis maschile italiano è stato probabilmente toccato nel 2000 dove l’Italia retrocedette in Serie B di Coppa Davis, competizione giocata dalle nazionali più forti (il cosiddetto “gruppo mondiale” si contendeva la coppa giocando una specie di “Serie A”, ora la formula della Coppa Davis è cambiata).

Nonostante avessimo storicamente pochissimi tennisti di altissimo livello, gli azzurri del tennis avevano sempre giocato nel “gruppo mondiale” contando specialmente nel doppio, che all’epoca era una specialità particolarmente di peso in Coppa Davis. Retrocedere fu un enorme smacco per tutto il circuito italiano. 

Tuttavia l’umiliazione dette una grossa svegliata alla federazione che capì che era necessario riformare l’intero sistema del tennis italiano.

L’Italia tornò nel “gruppo mondiale” solamente nel 2011 grazie all’ascesa nel circuito mondiale tennistico di Fabio Fognini (oggi 35enne ancora in attività) considerato uno dei tennisti italiani più forti di sempre. I risultati raggiunti da Fognini però sembravano essere un’eccezione dentro un panorama nazionale ancora deludente. Tennisti di buon livello come Andreas Seppi o Filippo Volandri e prima di loro Andrea Gaudenzi o Omar Camporese non sono mai riusciti a raggiungere l’olimpo dei tennisti di altissimo livello e hanno vinto pochissimi tornei.

Attualmente un tennista come Lorenzo Sonego, considerato di livello lievemente inferiore a tennisti azzurri come Sinner, Berrettini e Musetti, che ad oggi occupa il 45esimo posto della classifica mondiale ha vinto tre tornei ATP (il circuito top a livello professionistico) in due anni.

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Inizio della rivoluzione

Laura Golarsa, commentatrice per Sky Sport ed ex tennista italiana ha un’idea piuttosto chiara: “i ragazzi che giocano bene in Italia ci sono sempre stati, solo che prima non c’era un percorso: c’erano i circoli e poi per via diretta la federazione. Quest’ultima investiva su due ragazzi per volta quando avevano 16 anni, ma se sono forti a quell’età poi non è detto che esplodano”. Grazie alla conoscenza degli errori fatti in passato “molti tennisti che avevano smesso di giocare si sono rimessi in gioco come coach piuttosto che come maestri di circolo, per aiutare i giovani a fare un pezzo di percorso che mancava”.

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La strategia mediatica: SuperTennis TV

Il primo passo fatto dalla federazione fu rivolto al settore mediatico. L’idea era che il tennis italiano fosse poco seguito e non ben raccontato. Nel 2008 la Federazione lanci il suo canale televisivo SuperTennis, tutt’ora in chiaro. 

L’inizio non fu semplicissimo, si trasmettevano praticamente solo repliche e i commenti tecnici venivano fatti da telecronisti non particolarmente esperti. Tanto che la maggior parte degli adetti ai lavori giudicarono l’investimento della federazione un azzardo inutile.

Dopo 14 anni SuperTennis è molto cresciuta: ha acquistato diritti televisivi di importanti tornei mondiali e di fatto ha reso il tennis l’unico sport che è possibile vedere in chiaro anche ad altissimo livello. Su SuperTennis vengono inoltre trasmette tutte le partite degli italiani e italiane e, nel giro di poco tempo, questa strategia è risultata decisiva: ha permesso al pubblico di poter seguire i propri connazionali e di affezionarsi ai giocatori, e di tifarli. Inoltre è l’unico canale in cui poter vedere molti tornei femminili (le televisioni maggiori spesso non acquistano i diritti).

Intorno all’anno 2010 la federazione implementò diverse riforme con l’obiettivo di modificare profondamente il settore giovanile e il canale tv risultò un ottimo megafono per pubblicizzarle e per diffondere il nuovo modo di pensare.

Il Progetto campi veloci

Diversi esperti e dirigenti del tennis italiano sono concordi nel giudicare il “progetto campi veloci” una delle riforme cruciali di questi anni. Nel linguaggio tennistico vengono definiti veloci i campi in cemento, rispetto ai campi lenti della terra rossa. Questa distinzione sta ad indicare la velocità della palla: nei campi di cemento la palla corre più veloce rispetto alla terra rossa dove il gioco è più lento per via del rimbalzo più controllato.

Storicamente nel Bel Paese la stragrande maggioranza dei campi da tennis è (o meglio lo è stato fino al 2010) è in terra rossa. Possiamo considerarla una sorta di tradizione così come avere tennisti italiani più competitivi proprio su questo tipo di superficie. Non è un caso se gli Internazionali d’Italia giocati a Roma si giocano sulla terra rossa. Secondo Laura Galorsa questa caratteristica è dovuta prevalentemente ad una mentalità “da circolo” dove, per venire incontro alle esigenze dei tennisti più anziani, che solitamente preferiscono giocare sul morbido.

Nel tennis professionistico, tuttavia, i tornei principali vengono giocati sul cemento. È sul cemento che si assegnano i punti che servono a scalare le classifiche dei professionisti, pertanto è assolutamente necessario formare i tennisti a giocare su questa superficie fin dalla tenera età. In Italia però praticamente tutti i tornei giovanili si giocavano in terra rossa. 

Roberto Commentucci, ex dirigente della federazione e uno dei maggiori promotori del progetto raccontò: “Osservando i dati relativi alla distribuzione dei tornei organizzati in superficie in ciascun paese, è emerso che un giovane spagnolo durante il suo percorso di crescita gareggiava sui campi veloci tre volte più spesso rispetto ad un giovane italiano”. Furono costruiti più o meno 450 campi veloce nei primi 5 anni di progetto e su questa operazione l’aiuto economico della federazioni verso i circoli fu assolutamente determinante.

Un cambio di mentalità dei maestri di tennis italiani

Sulla scia del cambiamento anche i corsi federali dei maestri subirono un cambio di passo. Il focus ricadde su aspetti di gioco che prima non erano considerati importanti. 

Il commentatore tecnico di Sky Sport ed ex tennista Paolo Bertolucci ha detto: “Prima in Italia si giocava praticamente solo su terra battuta e spesso all’aperto: in tali condizioni il servizio non era così determinante, si allenava soprattutto il rovescio e il dritto”. Ora invece i tennisti italiani sono decisamente più versatili e possiedono un servizio nettamente più solido, un colpo che fa una enorme differenza soprattutto nei campi di cemento. Matteo Berrettini, ad esempio, ha uno dei migliori servizi in circolazione. 

Al “progetto campi veloci” fu affiancata una importante riforme del settore tecnico che 2010 portò alla rifondazione dell’istituto di formazione federale per gli aspiranti maestri di tennis. E’ in questa riforma che furono inseriti corsi più specifici per ogni figura professionale che accompagna l’atleta nel tennis moderno: preparatori fisici, mental coach, fisioterapisti, maestri di tennis e altro.

La riforma della federazione nel 2015

Un altro punto chiave della riforma del tennis italiano fu quando si iniziò a mettere in dubbio il consolidato percorso giovanile che intraprendevano i ragazzi destinati al professionismo. Prima del 2015 la federazione selezionava un paio di giovani che venivano ritenuti i più promettenti e venivano allenati al centro di preparazione olimpica di Tirrenia, in Toscana. centro gestito direttamente da CONI.

Qui i ragazzi arrivavano prima di compiere 16 anni, allontanandosi dalle famiglie e dedicandosi al tennis in maniera esclusiva. Fabio Fognini, ad esempio, ha fatto questo percorso, così come la tennista Camilla Giorgi.

Questa modalità aveva prodotto in passato campioni del tennis come Panatta, Bertolucci e Barazzutti, formati nel centro olimpico di Formia in Lazio, per cui si riteneva che fosse una sorta di “ricetta collaudata” per far emergere campioni. Tuttavia i difetti del metodo erano emersi in modo piuttosto chiaro nei decenni successivi.

Fu chiaro infine che un passaggio così brusco nell’adolescenza nei giovani e promettenti tennisti italiani era troppo duro e pesava non poco sulla loro vita. Il risultato era che erano davvero pochissimi quelli che riuscivano a raggiungere la vetta del professionismo e ad avere una carriera stabile. Molto ragazzi, infatti, finivano per rinunciare. 

Senza considerare che questa metodologia escludeva giovani tennisti che magari sarebbero potuti emergere più tardi. Dello stesso avviso è anche Bertolucci: “Ci sono campioni di Wimbledon Under 18 mai visti nel circuito, figuriamoci a 13 o 14 anni: a quell’età come si fa a capire se un ragazzo ha veramente l’ambizione di diventare famoso e di girare il mondo, se fisicamente è adatto a competere ad alti livelli e se ha la necessaria forza mentale e la fame di vittoria”.

Il tennis è uno sport davvero per pochissimi, come detto solo 200 sono ad alti livelli. Per restare lì è necessario possedere un mix di doti fisiche, tecniche, atletiche e una grande forza mentale. Per questo l’obiettivo della federazione è scovare quanti più giocatori “medi” possibili: “A 12-14 anni io non voglio uno forte, ne voglio sei discreti: tra di oloro è più probabile che ce ne sia uno con più voglia degli altri e che possa diventare un giocatore forte”.

Lo sforzo intrapreso dalla federazione fu quello di incrementare in modo capillare la sua presenza in tutto il territorio nazionale, con l’inaugurazione di decine di centri intermedi i quali potevano essere frequentati sin da bambino:

  • I centri di aggregazione provinciale (CAP) dagli 8 ai 10 anni
  • I centri periferici di allenamento (CPA) dagli 11 ai 15 anni
  • I centri tecnici periferici (CTP) dai 16 anni in su

Nei CTP è possibile risiedere in pianta stabile e avere l’affiancamento di tecnici federali. A Tirrenia oggi si arriva avendo almeno 17 anni, ma oramai non è più un passaggio fondamentale nella preparazione fisica e tecnica dei giovani tennisti italiani.

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La nuova organizzazione della federazione

Il nuovo sistema funziona più o meno così: la federazione ha osservatori in tutte le province che girano i circoli e segnalano i migliori giovani. Questi ultimi vengono invitati a partecipare a raduni periodici che si tengono nei centri intermedi. I ragazzi vengono accompagnati spesso dai loro allenatori e si inseriscono gradualmente nell’ambiente federale senza inutili forzature, ma incoraggiando i giovani a conoscersi e a fare amicizia.  La federazione in questo modo ha la possibilità di seguirli più da vicino e soprattutto a venire incontro alle esigenze dei giovani tennisti, mantenendo stretti rapporti con i loro allenatori. Inoltre quando crescono la federazione mette a disposizione figure professionali che altrimenti non avrebbero potuto permettersi. Questi passaggi intermedi garantiscono una selezione naturale delle nuove generazioni di tennisti in modo fluido, naturale e con un percorso di accompagnamento adeguato ai contesti e alle età.

Tutto questo ha avuto un risultato immediatamente tangibile: si stima che ad oggi i tesserati tra i giovani dai 16 ai 18 anni sia almeno il triplo rispetto al 2005-2006. Con tali numeri la probabilità che emerga un talento aumenta sensibilmente.

Il Progetto over 18

Qualche anno più tardi venne inaugurata una nuova iniziativa che prese il nome in “progetto over 18” con l’obiettivo di sostenere i ragazzi più grandi nel delicato passaggio dalle giovanili al professionismo.

Qualche tempo fa a 18 anni si era considerati dei tennisti pronti e lasciati sotto la responsabilità ai team per tentare di entrare nel circuito. Tuttavia per diventare professionisti bisogna spendere moti soldi per trasferte, rinunciare a molti svaghi tipici di quell’età e fare i conti con molte sconfitte. La federazione con il “progetto over 18” segue più da vicino i ragazzi e i loro team, finanziando le trasferte più costose e aiutandoli nella programmazione.

Probabilmente non è una coincidenza che i primi due giovani inseriti in questo progetto siano stati Sonego e Berrettini. Entrambi cresciuti insieme ed entrati fra i primi 100 al mondo con calma e senza fretta, rispettivamente a 24 e a 22 anni. 

Con il vecchio sistema un tennista come Matteo Berrettini sarebbe stato molto complicato emergere in quanto a 16 anni Matteo aveva un ranking piuttosto basso per un aspirante professionista. 

Circa la crescita di Berrettini e Sonego, Roberto Commentucci, durante un’intervista ha raccontato: “Tempo fa li mandammo a fare una tournèe di Challanger in Asia, sul cemento, in Cina: spendemmo un sacco di soldi, entrambi vinsero poche partite e fecero pochi punti, però fecero esperienze molto importanti”. Il Challanger è una categoria sotto l’ATP, che è invece il circuito principale ed è molto importante in quanto aiuta ad avere un approccio graduale al professionismo perché ti consente di affrontare avversari internazionali e iniziare a guadagnare i primi punti in classifica.

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L’Italia al centro del tennis mondiale

Non è un caso che l’Italia è la nazione in cui si organizzano più tornei di Challanger al mondo: ben 28, rispetto ai 21 degli USA, i 18 della Francia e i 12 della Spagna. Organizzare i Challenger in casa può fare una certa differenza perché rende possibile affrontare sfide internazionali senza dover affrontare trasferte onerose rimanendo vicini alla propria casa e alle proprie famiglie.

Se i Challanger hanno l’utilità principale nel far crescere i giovani talenti, i grandi eventi avvicinano i tifosi e incentiva indirettamente nuove generazioni ad avvicinarsi al tennis. L’Italia anche sotto questo aspetto è in prima linea: negli ultimi anni si è aggiudicata importanti bandi per ospitare diversi tornei fra i più prestigiosi come la Next Gen ATP Finals e le ATP Finals, quest’ultimo considerato un torneo elitario dove si affrontano i migliori 8 tennisti al mondo e che se terrà a Torino fino al 2025.

L’ultima edizione delle ATP Finals, svoltasi a Torino a metà novembre, non aveva nessun italiano. Leggendo i titoli dei giornali questa rappresentava una notizia piuttosto importante e inaspettata, a dimostrazione del fatto che le aspettative verso i tennisti italiani sono diventate sempre più alte negli ultimi anni (ricordiamoci che prima della partecipazione di Berrettini nel 2019 l’ultimo tennista azzurro vi ha partecipato nel 1978).

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L’effetto traino

Molti analisi e commentatori ritengono che questa ambizione del tennis maschile sia dovuta in parte a tennis femminile che nel decennio precedente aveva ottenuto due notevoli vittorie negli slam in singolare con Francesca Schiavone nel 2010 e con Flavia Pennetta nel 2015, oltre a svariate finali con altre tenniste. 

Quello che molti definiscono “effetto traino” è un elemento di non poco conto che aiuta a spiegare la crescita esponenziale del tennis nostrano. “Se arriva un Berrettini che va in finale a Wimbledon, quello che a tutti noi sembrava impossibile, improvvisamente diventa possibile”, dice Golarsa. 

Tutti gli investimenti che la federazione sostiene sono considerati a fondo perduto ad una sola condizione: che una volta cresciuti i tennisti italiani non rifiutino le convocazioni in Coppa Davis.

Quest’ultima, vinta dagli azzurri una sola volta nella storia nel 1976 è una competizione che la federazione ha più volte dimostrato di tenerci molto. Il Presidente Angelo Binaghi, in una intervista recente ha dichiarato di aspettarsi la vittoria entro 4 o 5 anni.

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