Tag: tennis

Grande Slam

Tra storia e ambizioni: l’Importanza dei Grandi Slam

Un’analisi dell’importanza storica e delle ambizioni dei tennisti nei tornei del Grande Slam.

Nel mondo del tennis, ci sono quattro tornei di grande prestigio e importanza che spiccano tra tutti gli altri. Questi eventi sono conosciuti come i tornei del Grande Slam, o semplicemente “Slam” o “Major”. Rappresentano l’apice delle ambizioni di ogni tennista e sono al centro dell’attenzione della stagione tennistica, sia per le loro radici storiche che per il loro impatto economico e sportivo. Questi quattro tornei sono famosi anche tra coloro che non seguono regolarmente il tennis e i loro nomi possono risultare familiari anche a chi non è un appassionato del mondo della racchetta. I tornei del Grande Slam includono:

  • Australian Open: Questo torneo si svolge a Melbourne, in Australia, ed è il primo dei quattro eventi del Grande Slam dell’anno. Si tiene a gennaio, caratterizzato dal caldo estivo australiano, e rappresenta un inizio emozionante per la stagione tennistica.
  • Roland Garros: Conosciuto anche come il torneo di tennis su terra rossa, si tiene a Parigi, Francia, tra maggio e giugno. Questo torneo si distingue per le sue superfici in terra battuta, che rendono il gioco unico e impegnativo per i giocatori.
  • Wimbledon: Il torneo più antico e prestigioso del tennis, si svolge a Londra, Regno Unito, a luglio. Wimbledon è noto per i suoi campi di erba impeccabili e per la tradizione dei giocatori che indossano abiti bianchi. È un evento molto atteso e seguito da appassionati di tennis di tutto il mondo.
  • US Open: Conclusione della stagione del Grande Slam, questo torneo si tiene a New York, negli Stati Uniti, a settembre. È noto per la sua atmosfera vibrante e l’energia della città di New York, attirando giocatori e spettatori da tutto il mondo.

I più grandi nella storia degli Slam

I risultati ottenuti nei tornei del Grande Slam sono spesso utilizzati come un indicatore fondamentale per valutare il livello di abilità e il successo di un tennista. Questi tornei rappresentano una sorta di misura della grandezza nel mondo del tennis, ed è comunemente il primo dato che viene citato per determinare il prestigio di un giocatore o di una giocatrice. Ad esempio, quando si dice che un tennista ha raggiunto i quarti di finale a Wimbledon, si sottolinea il fatto che ha avuto una carriera di alto livello.

Embed from Getty Images

Tra gli uomini, Novak Djokovic, Rafael Nadal e Roger Federer sono universalmente riconosciuti come alcuni dei tennisti più straordinari di tutti i tempi, proprio perché hanno vinto un numero impressionante di titoli del Grande Slam. Djokovic ne ha conquistati 24, Nadal 22 e Federer 20, stabilendo così un record che li colloca al vertice della storia del tennis maschile.

Nel tennis femminile, la tennista statunitense Serena Williams è spesso considerata la più grande di tutti i tempi. La sua incredibile carriera è sottolineata dal record di 23 vittorie nei tornei del Grande Slam, un risultato impressionante che la rende un’icona della disciplina. È importante notare che questo record è stato stabilito nell’era Open, un periodo in cui i tornei del Grande Slam sono stati aperti sia agli uomini che alle donne, aumentando ulteriormente il significato dei suoi successi.

Embed from Getty Images

Lo Slam è un biglietto per la gloria

Spesso ai tennisti viene chiesto se preferiscono essere il numero 1 del ranking mondiale o vincere uno Slam. La risposta è solitamente simile a quella di Casper Ruud, che ha detto recentemente: “Se diventassi il numero uno senza uno Slam, mi sentirei strano.”

I giovani talenti del tennis sono costantemente sotto pressione per il momento in cui vinceranno il loro primo Slam, visto come una sorta di consacrazione agli occhi del pubblico e l’indicazione che sono realmente forti. Fino a poco tempo fa, molti si chiedevano perché Jannik Sinner, il campione italiano degli Australian Open 2024, non avesse ancora vinto uno Slam, nonostante il suo indiscusso talento. Questa pressione era ulteriormente accentuata dal fatto che lo spagnolo Carlos Alcaraz, anch’egli considerato uno dei giovani più promettenti del circuito, aveva già conquistato il suo primo Slam a soli 19 anni.

Roger Federer, ad esempio, conquistò il suo primo Slam all’età di 22 anni, nel 2003, proprio come Jannik Sinner. Tuttavia, prima di raggiungere questa pietra miliare, il talento di Federer era oggetto di dibattito, poiché spesso si avvicinava alla vittoria ma non riusciva a conquistarla. Questo lo portò ad essere soprannominato “il miglior tennista al mondo a non aver mai vinto uno Slam”. Tuttavia, nel corso dei successivi sette anni, dal 2003 al 2009, Federer avrebbe vinto ben 15 Slam, stabilendo un record mai eguagliato.

Forse è proprio a causa di queste immense pressioni che molti tennisti, dopo aver segnato l’ultimo punto in una finale Slam, reagiscono lasciandosi cadere a terra, una miscela di sollevazione e stanchezza prima ancora che di felicità. L’esempio di Dominic Thiem, campione degli US Open nel 2020, illustra bene questa realtà. Dopo quella vittoria epocale, Thiem ha faticato a mantenere gli stessi livelli di prestazione nell’anno successivo. È scivolato fuori dai primi cento nel ranking mondiale (attualmente è 92°) e ha attraversato un periodo buio di 14 mesi senza vittorie. Egli stesso ha ammesso che la pressione accumulata nel perseguire il sogno di vincere uno Slam aveva avuto un pesante impatto psicologico su di lui: “Quando dedichi tutta la tua vita a un obiettivo che condiziona ogni aspetto di essa, una volta raggiunto, la prospettiva cambia radicalmente“.

Come si partecipa ad un torneo del Grande Slam

Durante una stagione di tennis, si tengono circa una sessantina di tornei oltre agli Slam, sparsi in diverse parti del mondo. Tuttavia, quando si avvicina il periodo degli Slam, tutto il resto del circuito subisce una sospensione temporanea. Questi prestigiosi tornei richiamano tutti i migliori giocatori e giocatrici del mondo, mentre altri aspiranti devono affrontare lunghe qualificazioni per cercare di ottenere un posto nel tabellone principale. Le qualificazioni stesse sono eventi di rilevanza, almeno per gli appassionati, poiché offrono l’opportunità di emergere.

Inoltre, alcuni tennisti e tenniste che potrebbero non soddisfare i requisiti di classifica per partecipare agli Slam, ad esempio per la giovane età o il ritorno da un infortunio, possono essere invitati dai tornei tramite le cosiddette wild card. Questi inviti speciali consentono a giocatori promettenti o a ritorno da infortuni di competere a livelli elevati e contribuiscono a rendere il torneo ancora più interessante.

Embed from Getty Images

Effettivamente, nei tornei del Grande Slam, sia nel maschile che nel femminile, i posti nel tabellone principale sono limitati a 128 partecipanti. I primi 32 giocatori o giocatrici dei rispettivi ranking mondiali sono disposti nel tabellone in modo da evitare incontri tra loro fino al terzo turno. Questo meccanismo mira a garantire che i tennisti più forti e attesi si sfidino solo nelle fasi avanzate del torneo, aumentando la suspense e l’interesse per le partite.

Tuttavia, questo approccio può talvolta rendere difficile per i giocatori meno quotati sfidare i migliori e scalare le classifiche. Per vincere il torneo, un giocatore o una giocatrice deve essere in grado di superare il duro percorso di sette vittorie consecutive in sole due settimane, il che è un compito estremamente impegnativo.

Una differenza non da poco

Nei tornei del Grande Slam maschili, vi è una distinzione significativa rispetto agli altri eventi tennistici: qui si gioca al meglio dei 5 set, il che significa che un giocatore deve vincere tre set per ottenere la vittoria, invece che al meglio dei 3 set. Questa regola contribuisce a generare partite incredibilmente lunghe ed estenuanti, ma allo stesso tempo epiche e spettacolari, che rimangono indelebili nella memoria del pubblico.

Per i tennisti, questa modalità di gioco rende la vittoria in uno Slam ancora più impegnativa. Infatti, una partita in 5 set può protrarsi per diverse ore, richiedendo non solo eccezionali doti atletiche ma anche una straordinaria solidità mentale. La resistenza fisica è essenziale, ma la capacità di rimanere concentrati, di gestire la pressione e di affrontare situazioni sfidanti è altrettanto cruciale.

Fino a qualche anno fa, sia negli incontri maschili che in quelli femminili dei tornei del Grande Slam, non era previsto il tie-break nel set decisivo. Questo significava che nei set finali, quando il punteggio arrivava a 6-6, i giocatori dovevano continuare a disputare il set senza fine, il che poteva portare a partite incredibilmente lunghe. Questa regola è stata abolita completamente nel 2022, ma gli Slam hanno comunque mantenuto una loro caratteristica distintiva, come spesso accade: nei tie-break dei set decisivi, invece di raggiungere i consueti 7 punti, si arriva fino a 10 punti.

Grande Slam e grandi guadagni

I tornei del Grande Slam sono senza dubbio i tornei che offrono il maggior numero di punti in classifica ai vincitori, con un totale di duemila punti (mentre i tornei di livello Masters 1000 ne assegnano la metà). Inoltre, sono anche noti per avere i montepremi in denaro più generosi nel mondo del tennis. Ad esempio, vincendo la finale degli Australian Open, come ha fatto Sinner nel 2024, è stato premiato con un premio in denaro di quasi 2 milioni di euro.

Inoltre, anche solo l’accesso al tabellone principale di uno Slam garantisce ai giocatori un premio in denaro significativo. Nei recenti Australian Open del 2024, l’equivalente di circa 19mila euro era riservato ai partecipanti al tabellone principale. Questo premio aumentava a 72mila euro per coloro che riuscivano a vincere la loro prima partita nel torneo.

Embed from Getty Images

I quattro tornei del Grande Slam rappresentano il fulcro della stagione tennistica per una serie di motivi pratici. Anche solo vincere una partita in uno di questi prestigiosi eventi può avere un impatto significativo per l’intera stagione di un tennista. Questi motivi includono l’opportunità di guadagnare punti preziosi in classifica, che possono influenzare l’accesso a futuri tornei importanti, e l’aspetto economico, con premi in denaro sostanziosi.

Ogni tennista deve sostenere notevoli spese per mantenere un team di supporto che li segua in giro per il mondo, e spesso, a meno che non siano tra i più forti, dipendono finanziariamente dai loro risultati. Da questo punto di vista, i tornei del Grande Slam possono essere considerati tra i più democratici nel mondo del tennis. Hanno una partecipazione più ampia, consentendo a un maggior numero di tennisti di avere l’opportunità di competere. Inoltre, una singola vittoria in uno Slam può avere un impatto straordinario sulla carriera di un giocatore, permettendo loro di scalare le classifiche e migliorare la loro situazione economica.

Una fucina di leggende sportive: un po’ di storia

È vero che, alla fine, la vittoria nei tornei del Grande Slam è riservata a un gruppo molto esclusivo di tennisti e tenniste, con rare eccezioni sorprendenti. Nel tennis maschile, in particolare, negli ultimi vent’anni questa esclusività è stata particolarmente evidente, con Novak Djokovic, Rafael Nadal e Roger Federer che hanno dominato la scena. Questi tre straordinari giocatori hanno conquistato ben 66 dei 83 Slam disputati tra il 2003 e il 2023, dimostrando una supremazia senza precedenti.

Questa straordinaria continuità di successo da parte di un numero così limitato di giocatori ha reso il tennis maschile ancora più competitivo e ha stabilito nuovi standard di eccellenza. È un’impresa straordinaria che ha reso questi tennisti veri e propri miti del tennis e ha catturato l’ammirazione degli appassionati di tutto il mondo.

I tornei del Grande Slam sono considerati i più prestigiosi nel mondo del tennis perché hanno origini storiche legate ai primi campionati internazionali organizzati dalle quattro federazioni dei principali paesi che si erano distinti nella Coppa Davis tra gli anni Venti e Trenta. Questi paesi erano l’Australia, la Francia, il Regno Unito e gli Stati Uniti, che rimasero gli unici vincitori della Coppa Davis fino al 1974.

Inoltre, i tornei del Grande Slam hanno una lunga tradizione nel tennis e sono tra i tornei più antichi. Wimbledon, in particolare, è il più antico di tutti, avendo avuto la sua prima edizione nel lontano 1877. Questa antichità conferisce loro un’aura di prestigio e storicità che li rende unici e apprezzati nel mondo dello sport.

Fino agli anni Settanta, tre dei quattro tornei del Grande Slam venivano disputati su campi erbosi, con solo il Roland Garros che si svolgeva su terra rossa (e che continua a farlo ancora oggi). Nel 1974, gli US Open hanno deciso di cambiare la superficie, passando al cemento, una mossa che aveva anche l’obiettivo di differenziarsi dagli altri tornei del Grande Slam. Successivamente, nel 1987, anche gli Australian Open hanno adottato il cemento come superficie.

Lo Slam adesso

Nella loro organizzazione attuale, il primo Slam dell’anno sono sempre gli Australian Open, che si tengono nelle ultime due settimane di gennaio. Successivamente, c’è il Roland Garros, programmato tra maggio e giugno, seguito da Wimbledon, che ha luogo tra giugno e luglio. Infine, gli US Open chiudono la stagione dei Grand Slam tra agosto e settembre.

Questo calendario ben strutturato e la diversità delle superfici contribuiscono a rendere ogni torneo del Grande Slam un’esperienza unica e affascinante per giocatori e appassionati di tennis di tutto il mondo.

Col passare degli anni, il prestigio dei tornei del Grande Slam si è solidamente consolidato. Le federazioni nazionali che li organizzano si sono unite per lavorare all’incremento e alla preservazione di questo prestigio. Hanno adottato un approccio conservatore in uno sport in cui tradizioni e solennità hanno sempre avuto un ruolo centrale. È importante notare che gli Slam sono gli unici tornei del circuito professionistico che non sono organizzati da ATP (Associazione dei Tennisti Professionisti) e WTA (Associazione delle Tenniste Professioniste), le due principali associazioni mondiali di tennis maschile e femminile. Pertanto, essi operano con una propria organizzazione, seguono un regolamento interno di condotta e prendono decisioni congiunte, talvolta anche in opposizione alle decisioni di ATP e WTA. Inoltre, il termine “Grand Slam” è un marchio registrato in inglese.

Grande Slam e Golden Slam

“Grande Slam” è anche il termine utilizzato per descrivere l’impresa sportiva più prestigiosa che un tennista può compiere, cioè vincere consecutivamente tutti e quattro i tornei del Grande Slam in un solo anno. Nel 2021, Novak Djokovic è arrivato molto vicino a compiere questa straordinaria impresa, avendo vinto i primi tre tornei della stagione. Tuttavia, nella finale degli US Open, Djokovic ha perso contro il russo Daniil Medvedev, sfumando così l’opportunità di realizzare il Grande Slam.

Quella partita è stata giocata con una tensione straordinaria, tanto che Djokovic ha mostrato segni di emozione intensa durante una pausa, coprendosi il volto con un asciugamano. Questo momento ha dimostrato quanto sia straordinaria e difficile da realizzare questa impresa nel mondo del tennis, aggiungendo ulteriormente dramma e intensità alla sfida.

Solo tre giocatori sono riusciti a compiere un Grande Slam nella cosiddetta “Era Open”, che ha avuto inizio nel 1968 quando il tennis amatoriale e quello professionistico sono stati unificati. Il primo a riuscirci è stato l’australiano Rod Laver nel 1969, seguito dalla connazionale Margaret Court nel 1970. Tuttavia, in quegli anni, per i tennisti provenienti da altri paesi era spesso molto difficile raggiungere l’Australia, il che ha portato molti a rinunciare agli Australian Open.

La terza e finora l’ultima persona a realizzare un Grande Slam nell'”Era Open” è stata la tedesca Steffi Graf nel 1988. In quell’anno, Graf non solo ha vinto tutti e quattro i tornei del Grande Slam, ma ha anche conquistato la medaglia d’oro olimpica nel tennis ai Giochi Olimpici di Seul. Questa straordinaria impresa è stata chiamata “Golden Slam” o “Grande Slam d’oro” ed è rimasta un risultato senza precedenti nella storia del tennis.

Embed from Getty Images

Serena Williams è riuscita a vincere quattro tornei del Grande Slam consecutivamente per due volte nella sua carriera, anche se non nello stesso anno. La prima volta è stata nel 2002 quando ha vinto Roland Garros, Wimbledon, gli US Open e successivamente gli Australian Open del 2003. La sua seconda impresa è stata nel 2014 quando ha vinto gli US Open e poi i primi tre Slam dell’anno successivo. Questa striscia di vittorie, divisa su due anni, è stata chiamata “Serena Slam” ed è stata un risultato eccezionale nel mondo del tennis.

Va notato che, tra il 2015 e il 2016, Novak Djokovic è riuscito a compiere la stessa impresa di vincere quattro Slam consecutivi in un periodo di due anni. In passato, questa straordinaria impresa era stata realizzata una volta ciascuna anche da Martina Navratilova e Steffi Graf, dimostrando quanto sia rara e difficile da ottenere.

Sei un centro sportivo? Scopri tutto quello che Wansport™ può fare per te!

Wansport
Borg McEnroe

5 film notevoli sul tennis

Storie avvincenti, sfide emozionanti e grandi metafore sulla vita. Ecco a voi i 5 film sul tennis che vi consigliamo di vedere almeno una volta

Il tennis, uno sport elegante e intenso, ha sempre avuto un posto speciale nel mondo del cinema. Con una storia ricca e personaggi carismatici, il tennis offre una tela perfetta per storie di trionfo, tragedia e trasformazione personale. In questo articolo, esploreremo cinque film sul tennis che non solo hanno catturato l’essenza dello sport, ma hanno anche lasciato un’impronta indelebile nel cuore degli appassionati di cinema. Preparati a immergerti in narrazioni che oscillano tra la realtà e la finzione, tutte legate dall’amore per questo gioco.

Film sul tennis
Borg McEnroe, la locandina del film – Wansport Newsroom

1. Battaglie in campo e fuori: “Borg McEnroe”

Borg McEnroe“, uscito nel 2017, è un film che va ben oltre il semplice racconto di una rivalità sportiva. Diretto da Janus Metz Pedersen, il film si concentra sul leggendario scontro tra due delle più grandi icone del tennis: Björn Borg e John McEnroe, interpretati rispettivamente da Sverrir Gudnason e Shia LaBeouf. La pellicola si distingue per il suo approccio umanistico e psicologico, esplorando non solo l’intensità delle loro battaglie in campo ma anche le complesse dinamiche psicologiche dietro le quinte.

La narrazione si snoda attorno alla finale di Wimbledon del 1980, una delle partite più emozionanti e significative nella storia del tennis. Tuttavia, più che concentrarsi sul solo evento, il film si immerge nei background dei due giocatori, mostrando come le loro personalità e stili di gioco contrastanti si riflettano nelle loro vite personali e nel loro approccio allo sport.

Borg, ritratto come un atleta metodico, disciplinato e introspettivo, lotta contro il peso delle aspettative e la pressione di mantenere il suo status nel mondo del tennis. La sua ricerca della perfezione e il controllo quasi ossessivo sulle sue emozioni emergono come temi centrali. D’altra parte, McEnroe è presentato come un genio impulsivo, la cui intensità emotiva e il comportamento esplosivo in campo mascherano la sua profonda vulnerabilità e il bisogno di accettazione.

LaBeouf e Gudnason offrono interpretazioni straordinarie, catturando l’essenza dei due campioni in modo impressionante. LaBeouf, in particolare, incarna perfettamente il carisma e la complessità di McEnroe, mentre Gudnason cattura con precisione la compostezza glaciale e l’intensità interiore di Borg.

Visivamente, il film è un trionfo. La fotografia cattura magnificamente l’eleganza e la tensione del tennis, soprattutto nelle scene di partita, che sono filmate in modo da far sentire lo spettatore come se fosse sul campo. La colonna sonora, sia sottile che evocativa, si adatta perfettamente all’atmosfera del film, accentuando i momenti di tensione e di quiete introspezione.

In definitiva, “Borg McEnroe” è molto più di un film sportivo. È un’opera che parla di passione, pressione e la solitudine dell’atleta di alto livello. Offre uno sguardo empatico e profondo non solo su ciò che accade sul campo da tennis, ma anche sui combattimenti interni e le sfide emotive affrontate dai giocatori. Con le sue potenti performance, la regia incisiva e una narrazione coinvolgente, questo film è un must per gli appassionati di tennis e gli amanti del cinema di qualità.

Film sul tennis
La locandina del film “Match Point” di Woody Allen – Wansport Newsroom

2. Da che parte cadrà la pallina?: “Match Point”

Match Point“, diretto dal celebre regista Woody Allen nel 2005, si distingue nel panorama cinematografico come una sottile e intrigante esplorazione dei temi dell’ambizione, del caso e della moralità. Sebbene il tennis non sia il fulcro principale del film, lo sport serve come potente metafora per la trama che si dipana.

Il film si apre con una scena che simboleggia l’intera narrazione: una pallina da tennis sospesa a metà rete, una metafora visiva che rappresenta l’equilibrio precario tra fortuna e sfortuna, tra successo e fallimento. Questo momento incarna l’intera essenza del film, dove la vita viene paragonata a un gioco di tennis, dove il risultato di una partita può essere deciso da un colpo fortunato o sfortunato.

Il protagonista, Chris Wilton, interpretato magistralmente da Jonathan Rhys Meyers, è un ex giocatore professionista di tennis che cerca di cambiare la sua vita. La sua storia è una discesa nell’ambizione e nella brama di un status sociale più elevato. Chris si trova intrappolato in una rete di inganni, amore e desiderio, mentre cerca di navigare tra un matrimonio di convenienza con Chloe, interpretata da Emily Mortimer, e una relazione appassionata ma pericolosa con l’affascinante Nola, interpretata da Scarlett Johansson.

La regia di Allen è impeccabile, sfruttando l’ambientazione londinese per creare un’atmosfera che è al tempo stesso elegante e minacciosa. Il film eccelle nel rappresentare la lotta interna di Chris, la sua battaglia tra ciò che desidera e ciò che è giusto, e come, a volte, un solo momento può cambiare il corso della vita. La tensione cresce in modo esponenziale, portando lo spettatore in un vortice di suspense e incertezza.

La colonna sonora, un mix di classica e opera, aggiunge un ulteriore livello di raffinatezza al film, mentre le performance degli attori sono tutte notevoli, con Rhys Meyers e Johansson che brillano particolarmente nelle loro complesse interpretazioni.

In conclusione, “Match Point” è molto più di un semplice film sul tennis. È una riflessione profonda su come le scelte, il caso e l’ambizione modellano le nostre vite. Woody Allen, con la sua tipica maestria, ci offre un’opera che rimane indelebile nella mente dello spettatore, una storia che, proprio come una partita di tennis, è carica di suspense fino all’ultimo colpo.

Film sul tennis
Film sul tennis: la locandina di “Wimbledon” del 2004

3. Storie di crescita: “Wimbledon”

Wimbledon“, uscito nel 2004, è un film che combina abilmente la passione per il tennis con una storia d’amore incantevole. Diretto da Richard Loncraine, questo film racconta la storia di Peter Colt, interpretato da Paul Bettany, un tennista inglese la cui carriera è in declino, e Lizzie Bradbury, interpretata da Kirsten Dunst, una giovane stella nascente del tennis americano. La trama si sviluppa sullo sfondo del prestigioso torneo di Wimbledon, dove i due protagonisti si incontrano e innamorano, innescando una serie di eventi che cambiano la loro vita e la loro carriera.

La magia di “Wimbledon” risiede nel suo equilibrio tra sport e romanticismo. Il film riesce a catturare l’eccitazione e la pressione di uno dei tornei di tennis più famosi al mondo, pur mantenendo un tono leggero e piacevole. La chimica tra Bettany e Dunst è palpabile, rendendo la loro storia d’amore sia credibile che avvincente.

Peter Colt, un tempo promessa del tennis britannico, si trova ad affrontare quella che potrebbe essere la sua ultima apparizione a Wimbledon. La sua storia è una di riscatto e di ritrovata passione, sia per il gioco che per la vita. L’incontro con Lizzie funge da catalizzatore per questa trasformazione, spingendolo a superare i propri limiti e a riaccendere la sua passione per il tennis.

D’altra parte, Lizzie Bradbury è ritratta come una giocatrice talentuosa ma sotto pressione, combattuta tra le aspettative professionali e i suoi desideri personali. La sua relazione con Peter le offre una nuova prospettiva, non solo sul tennis ma anche sulla vita. Dunst offre una performance solida, catturando l’energia e la determinazione del suo personaggio.

Il film brilla per la sua rappresentazione del tennis, con scene di partita girate con grande abilità, mostrando dettagli autentici del gioco e l’intensità degli scambi. La sceneggiatura bilancia efficacemente il dramma sportivo con momenti di leggerezza e humor, rendendo “Wimbledon” un film piacevole e rinfrescante.

La regia di Loncraine sfrutta al meglio l’ambientazione, catturando l’atmosfera unica di Wimbledon, con i suoi campi erbosi e la sua storia. La colonna sonora, che miscela pezzi contemporanei con classici del tennis, contribuisce ulteriormente a creare un’atmosfera coinvolgente.

In conclusione, “Wimbledon” è un film che offre una prospettiva rinfrescante sul mondo del tennis. Nonostante sia una commedia romantica, riesce a trattare il tema dello sport con rispetto e autenticità. La sua combinazione di dramma sportivo, romanticismo e umorismo lo rende un film piacevole e stimolante per un pubblico ampio, che sia o meno appassionato di tennis.

Ti potrebbe interessare: Il gran momento del tennis italiano

Film sul tennis
Battle of the Sexes – 2007 – Wansport Newsroom

4. Sfide storiche: “Battle of the Sexes”

Battle of the Sexes“, rilasciato nel 2017, è un film che trascende il semplice racconto di un evento sportivo, trasformandosi in un potente commento su temi come l’uguaglianza di genere e la lotta per i diritti civili. Diretto da Jonathan Dayton e Valerie Faris, il film si focalizza sulla storica partita di tennis del 1973 tra la campionessa Billie Jean King e l’ex campione e provocatore Bobby Riggs, interpretati rispettivamente da Emma Stone e Steve Carell.

Il film non solo ricrea con maestria l’epica “battaglia dei sessi” sul campo da tennis, ma approfondisce anche la vita personale e le sfide affrontate da Billie Jean King. La sua lotta per l’uguaglianza salariale nel mondo del tennis professionistico e la sua battaglia personale con la propria sessualità sono temi centrali che aggiungono profondità e complessità al personaggio.

Emma Stone offre una performance straordinaria come King, catturando sia la sua forza fisica sul campo che la sua vulnerabilità fuori dal campo. La sua interpretazione è sia potente che sfumata, portando alla luce la determinazione e il coraggio di King in un’epoca di profondo cambiamento sociale.

Steve Carell, nel ruolo di Bobby Riggs, offre un’interpretazione carismatica e a tratti comica, che bilancia il tono serio del film. Riggs è ritratto come un uomo alla ricerca disperata di attenzione e rilevanza, utilizzando la partita come un modo per riaccendere la sua celebrità. Tuttavia, il film riesce a mostrare anche momenti di vulnerabilità nel personaggio, evitando di ridurlo a una semplice caricatura.

La regia di Dayton e Faris è efficace nel catturare l’atmosfera degli anni ’70, dalle scene di tennis dinamiche e coinvolgenti alle sequenze più intime che esplorano le lotte personali dei personaggi. La scenografia, i costumi e la colonna sonora contribuiscono tutti a ricreare l’epoca, immergendo lo spettatore in un viaggio nostalgico e significativo.

Al di là del campo da tennis, “Battle of the Sexes” affronta temi di grande rilevanza sociale, come la parità di genere, la sessualità e l’identità personale. Il film non solo celebra le conquiste di Billie Jean King come atleta, ma anche come pioniera per i diritti delle donne e della comunità LGBTQ+.

In conclusione, “Battle of the Sexes” è molto più di un film sportivo. È un racconto stimolante e ispiratore che sfida gli stereotipi di genere e celebra il coraggio di coloro che hanno combattuto per cambiare il mondo. Con performance eccezionali, una regia attenta e una narrazione potente, questo film è un omaggio significativo a una delle sfide più emblematiche nella storia dello sport.

Film sul tennis: “7 Days in Hell” – 2015 – un mockumentary da non perdere

5. La vera essenza del tennis: “7 Days in Hell”

7 Days in Hell“, uscito nel 2015, è un mockumentary audace e irriverente che offre una satira esilarante del mondo del tennis professionistico. Diretto da Jake Szymanski, il film è una parodia che prende in giro non solo il tennis ma anche il formato dei documentari sportivi. Racconta la storia fittizia del match più lungo della storia del tennis, un incontro epico e assurdo di sette giorni tra due giocatori immaginari: Aaron Williams, interpretato da Andy Samberg, e Charles Poole, interpretato da Kit Harington.

Il film si distingue per il suo approccio umoristico e spesso assurdo alla narrazione. Aaron Williams è presentato come un’enfant terrible del tennis, un personaggio stravagante e ribelle, il cui comportamento fuori campo è tanto esagerato quanto il suo talento in campo. Al contrario, Charles Poole è un atleta britannico ingenuo e non particolarmente brillante, spinto nella ribalta da una madre dominante.

La trama si sviluppa attraverso una serie di interviste, filmati d’archivio falsificati e scene di partite di tennis esagerate, creando un ritratto esilarante e spesso assurdo del tennis e delle sue stelle. L’umorismo è una miscela di slapstick, battute acute e parodie di cliché sportivi. Nonostante l’assurdità, “7 Days in Hell” riesce a catturare alcuni aspetti veritieri del tennis professionistico, come la pressione mediatica, l’importanza dell’immagine pubblica e le eccentricità di alcuni giocatori.

Le performance di Samberg e Harington sono centrali per il successo del film. Samberg incarna il suo personaggio con una spavalderia eccessiva e irresistibile, mentre Harington offre un perfetto contrappunto con il suo Charles Poole, una figura ingenua e tragicomica. La chimica tra i due è palpabile, rendendo ogni scena condivisa un momento di puro intrattenimento.

Visivamente, il film gioca con lo stile documentaristico, mescolando immagini reali di partite di tennis con scene chiaramente fittizie e surreali. Questo approccio non solo accentua l’umorismo, ma permette anche di esplorare in modo creativo e unico il format del documentario sportivo.

“7 Days in Hell” si rivela essere una satira intelligente e divertente del tennis e della cultura delle celebrità che lo circonda. Nonostante la sua natura esagerata, il film offre momenti di sorprendente introspezione sullo sport e sulla fama. È un esempio brillante di come la commedia possa essere utilizzata per esplorare e commentare aspetti più seri della vita e dello sport.

In conclusione, “7 Days in Hell” è un’esperienza cinematografica unica nel suo genere. Con il suo umorismo irriverente, le sue stravaganti narrazioni e le performance memorabili, il film è un must per chi cerca una risata genuina e allo stesso tempo una sottile critica sociale. È un esempio vivido di come il tennis, come argomento, possa essere trasformato in un veicolo per un divertimento assolutamente inaspettato e originale.

Sei un tennis center o un centro sportivo? Scopri tutto quello che Wansport™ può fare per te!

Wansport
Wansport Tennis Rating

Wansport Tennis Rating (WTR): Scopri il tuo livello di gioco e domina il tennis!

Con il Wansport Tennis Rating (WTR) puoi valutare il tuo livello nel tennis, partecipare a tornei e migliorare le tue abilità. Scopri i vari livelli di rating e trova la giusta sfida per te!

Il tennis è uno sport affascinante che richiede abilità, precisione e strategia. Per i giocatori che desiderano misurarsi con altri appassionati, il Wansport Tennis Rating (WTR) offre un sistema di valutazione unico per determinare il proprio livello di gioco. Questo rating consente di confrontarsi con giocatori dello stesso livello e partecipare a tornei amatoriali competitivi. Scopri come funziona il WTR e come può aiutarti a migliorare le tue prestazioni nel tennis.

Wansport Tennis Rating
Scopri il tuo livello di gioco con il WTR, Wansport Tennis Rating – Wansport™ Blog

WTR – Wansport Tennis Rating

Il Wansport Tennis Rating (WTR) si suddivide in diversi livelli, ognuno corrispondente a una specifica competenza nel gioco del tennis. Partendo dal livello A1, riservato ai giocatori di ottimo livello che partecipano a tornei nazionali ed internazionali, fino al livello D0, dedicato ai principianti che si avvicinano per la prima volta al tennis, il WTR copre tutte le sfaccettature del gioco. Scopri le caratteristiche di ogni livello e valuta dove ti posizioni per definire il tuo obiettivo di miglioramento nel tennis.

Wansport Tennis Rating
Tu di che livello sei? Scoprilo con il WTR! Solo sulla App di Wansport – Wansport™ Blog

Valutare il proprio livello con il WTR

Per determinare il proprio livello di gioco nel tennis, il WTR offre un sistema di auto-valutazione. Attraverso una serie di criteri e domande, i giocatori possono valutare le proprie competenze tecniche, tattiche e fisiche. Ad esempio, un giocatore di livello A1 è in grado di giocare tutti i colpi in modo dominante, sfruttando le debolezze degli avversari e assumendo maggiori rischi. Mentre un giocatore di livello B2 ha esperienza amatoriale, controlla i colpi fondamentali ma ha ancora da migliorare nella sicurezza a rete e nella direzione dei colpi. Scopri come valutare il tuo livello di gioco con il WTR e ottenere una panoramica accurata delle tue abilità nel tennis.

Vediamoli nel dettaglio:

  1. Livello A1 – ESPERTO Giocatore di ottimo livello in grado di giocare tutti i colpi e dominare le diverse fasi del gioco. Ha colpi sicuri e anche potenti e commette pochi errori. Prepara i punti sfruttando le debolezze degli avversari. Si assume maggiori rischi ed è consapevole dei propri punti di forza. Gioca regolarmente con successo a tornei nazioni ed internazionali.
  2. Livello A2 – AVANZATO / ESPERTO Giocatore che è in grado di giocare tutti i colpi e controlla le diverse fasi del gioco. Serve con precisione e commette pochi doppi falli. Ha un gioco aggressivo e difensivo molto efficace. Ha una buona posizione a rete ma ancora commette degli errori quando spinge. È in grado di riconoscere lo stile e le capacità dell’avversario e riesce a cambiare tattica di gioco secondo le necessità. Gioca regolarmente con successo a tornei nazionali.
  3. Livello A3 – AVANZATO Giocatore esperto che domina i colpi fondamentali e che ha un buon controllo sulla profondità dei propri colpi ed un buon repertorio di colpi speciali, topspin e slice. Ha già uno o più colpi molto efficaci e potenti. Il secondo servizio è buono e con effetto. Ha un gioco completo, gioca abbastanza regolarmente e partecipa con successo a tornei regionali.
  4. Livello A4 – AVANZATO Giocatore sicuro nei colpi fondamentali, esegue anche con discreto successo le volèe e gioca abitualmente partite di livello. È in grado di giocare colpi buoni colpi da fondocampo, d’attacco e di rete; ha una buona prima palla di servizio che può mettere in difficoltà l’avversario. Il secondo servizio è tagliato (slice) o liftato (topspin), anche se non ancora molto sicuro. Partecipa a tornei regionali individuali e a squadre. Infine, riesce anche a prendere posizione in campo in conformità con il proprio compagno.

  1. Livello B1 – INTERMEDIO Giocatore che gioca abitualmente partite in singolo e in doppio nel club e partecipa alla classifica sociale e ai tornei di club. Controlla bene i colpi fondamentali, gioca anche con discreto successo le volèe. Manca ancora il controllo sulla profondità dei propri colpi. Il primo servizio è buono, manca ancora un secondo servizio sicuro. La risposta al servizio diventa più consistente. La tecnica della volèe è soddisfacente e riesce a giocare con più fiducia.
  2. Livello B2 – INTERMEDIO Giocatore amatoriale con discreta esperienza, ha frequentato un corso avanzato e che comincia a controllare i colpi fondamentali. Ancora non si sente sicuro a rete, ma inizia ad andarci con maggiore frequenza. Comincia a controllare anche la direzione dei colpi. Gli mancano ancora colpi speciali controllati. Il primo servizio è abbastanza sicuro quando non cerca di forzarlo.
  3. Livello B3 – INTERMEDIO Giocatore amatoriale con sufficiente esperienza, ha frequentato un corso base e ha acquisito sicurezza da fondocampo, ma evita di andare a rete. Comincia a controllare i colpi fondamentali. Riesce a tenere il palleggio quando riceve palle facili, è in difficoltà quando deve correre lateralmente. Il servizio è ancora insicuro. Mancano i colpi speciali.
  4. Livello B4 – DILETTANTE / INTERMEDIO Giocatore amatoriale con media esperienza, ha frequentato un corso base ma ha difficoltà nel controllo dei colpi. Comincia a palleggiare pur non avendo ancora automatizzato la tecnica dei fondamentali. Mancano completamente colpi speciali.

  1. Livello C1 – DILETTANTE Giocatore amatoriale con poca esperienza, ha preso alcune lezioni ma ha difficoltà nel controllo dei colpi e nel tenere il palleggio.
  2. Livello C2 – DILETTANTE Giocatore amatoriale con scarsa esperienza, che ha non ha mai preso lezioni ma ha iniziato a giocare con una certa frequenza.
  3. Livello C3 – PRINCIPIANTE / DILETTANTE Giocatore principiante. Non ha mai preso lezioni ma ha iniziato a giocare qualche partita al mese.
  4. Livello C4 – PRINCIPIANTE Giocatore completamente principiante. Il livello di ingresso per i giocatori che iniziano a praticare le prime partite.
  5. Livello D0 – PRINCIPIANTE (Entry Level) Il livello di ingresso per i giocatori che non hanno mai giocato.

wansport livelli di gioco
Il Wansport Tennis Rating nella App di Wansport

Vantaggi dei tornei con il WTR

Uno dei principali vantaggi del Wansport Tennis Rating (WTR) è la possibilità di partecipare a tornei amatoriali con giocatori dello stesso livello. Questo assicura una competizione equilibrata e stimolante, consentendo ai giocatori di mettere alla prova le proprie abilità e migliorare il proprio gioco. I giocatori di livello A3, ad esempio, partecipano con successo a tornei regionali, mostrando un dominio dei colpi fondamentali e un buon repertorio di colpi speciali. Scopri come i tornei basati sul WTR possono aiutarti a crescere come tennista e raggiungere nuovi traguardi nel tuo percorso tennistico.

Wansport Tennis Rating
Partecipa a Tornei organizzati per il tuo livello. Solo sulla App Wansport – Wansport™ Blog

Conclusione

Il Wansport Tennis Rating (WTR) offre un’opportunità unica per i giocatori di tennis di valutare il proprio livello di gioco, partecipare a tornei competitivi e migliorare le proprie abilità. Con i vari livelli di rating, ognuno rappresentante una specifica competenza nel tennis, è possibile individuare il proprio posizionamento e lavorare per raggiungere obiettivi di crescita nel gioco. Sfrutta al massimo questa opportunità offerta dal WTR e scopri quanto puoi progredire nel tuo percorso tennistico!

Sei un centro sportivo? Scopri tutto quello che Wansport può fare per te!

wansport padel

Padel Rating (WPR): Valuta il tuo livello di gioco!

Scopri il Wansport Padel Rating (WPR), una scala di valutazione che ti permette di identificare il tuo livello di gioco nel padel. Partecipa a tornei con giocatori dello stesso livello e migliora le tue abilità!

Se sei un appassionato di padel e desideri misurare il tuo livello di gioco, il Wansport Padel Rating (WPR) è ciò di cui hai bisogno. Questa scala di valutazione, sviluppata da Wansport, ti consente di identificare il tuo livello mediante un’auto-valutazione e di partecipare a tornei amatoriali con giocatori dello stesso livello. Vediamo nel dettaglio i vari livelli del WPR.

WPR – Wansport Padel Rating

  1. Livello A1 – ESPERTO Se sei un giocatore di ottimo livello, questo è il tuo livello. Commetti pochi errori con il rovescio e la volée, le discese dal muro sono aggressive e prepari i punti sfruttando le debolezze degli avversari. Sei consapevole dei tuoi punti di forza e assumi maggiori rischi.
  2. Livello A2 – AVANZATO / ESPERTO Sei un giocatore che domina tutti i colpi e le diverse fasi del gioco. Il tuo servizio è preciso, commetti pochi doppi falli e le risposte sono aggressive e controllate. Sei abile nella posizione a rete, ma commetti ancora degli errori quando spingi. Riesci ad eseguire smash conclusivi e saltuariamente le stop-volley.
  3. Livello A3 – AVANZATO Sei un giocatore esperto che domina i colpi fondamentali e sta sviluppando nuove abilità come la discesa dal muro e la “bandeja”. Il tuo gioco al volo è solido e i tuoi smash iniziano ad avere potenza e direzione. Hai ancora difficoltà con i rimbalzi al muro dal lato del rovescio.
  4. Livello A4 – AVANZATO Sei un giocatore sicuro nei colpi fondamentali e riesci a eseguire le volée con discreto successo. Partecipi regolarmente a partite e hai una buona posizione in campo in conformità con il tuo compagno. Tuttavia, manca ancora il controllo sulla profondità dei colpi e il secondo servizio è insicuro.

  1. Livello B1 – INTERMEDIO Sei un giocatore che inizia a giocare con effetto oltre ai colpi piatti. Il tuo servizio e la risposta diventano più consistenti. La tecnica della volée è soddisfacente e inizi a giocare con maggiore fiducia i rimbalzi contro il muro.
  2. Livello B2 – INTERMEDIO Sei un giocatore amatoriale con discreta esperienza. Hai frequentato un corso avanzato e stai iniziando a controllare i colpi fondamentali. Sei ancora insicuro a rete, ma stai guadagnando fiducia e stai provando colpi come pallonetti e smash.
  3. Livello B3 – INTERMEDIO Sei un giocatore amatoriale con sufficiente esperienza. Hai frequentato un corso base e hai acquisito sicurezza da fondo campo, ma eviti di andare a rete. Trovi difficoltà nel giocare palline che rimbalzano contro il muro e ti mancano ancora i colpi speciali.
  4. Livello B4 – DILETTANTE / INTERMEDIO Sei un giocatore amatoriale con una media esperienza. Hai frequentato un corso base, ma hai difficoltà nel controllo dei colpi. Continua a lavorare sulla tua tecnica per migliorare.

  1. Livello C1 – DILETTANTE Sei un giocatore amatoriale con poca esperienza. Hai preso alcune lezioni, ma stai ancora cercando di controllare i colpi e il palleggio.
  2. Livello C2 – DILETTANTE Sei un giocatore amatoriale con scarsa esperienza, ma hai iniziato a giocare con una certa frequenza. Continua a praticare per migliorare le tue abilità.
  3. Livello C3 – PRINCIPIANTE / DILETTANTE Sei un giocatore principiante. Non hai mai preso lezioni, ma hai iniziato a giocare qualche partita al mese. Continua a giocare e divertiti, acquisirai sempre più esperienza.
  4. Livello C4 – PRINCIPIANTE Sei un giocatore completamente principiante. Questo è il livello di ingresso per coloro che stanno iniziando a praticare le prime partite. Non preoccuparti, ogni grande giocatore è partito da questo livello!
  5. Livello D0 – PRINCIPIANTE (Entry Level) Se non hai mai giocato a padel prima, questo è il tuo punto di partenza. Entra in campo, divertiti e inizia il tuo viaggio nel mondo del padel!
Wansport Padel
Migliora il tuo gioco e migliorerai il tuo livello WPR – Wansport Blog

Ora che conosci i vari livelli del Wansport Padel Rating (WPR), puoi valutare il tuo livello di gioco e partecipare ai tornei amatoriali che si adattano alle tue capacità.

Migliorando costantemente il tuo gioco e salendo di livello nel WPR, potrai misurare i tuoi progressi e sfidare giocatori sempre più competitivi.

Partecipare ai tornei del Wansport Padel Rating non solo ti permette di confrontarti con giocatori simili, ma ti offre anche l’opportunità di creare nuove amicizie nel mondo del padel e di vivere l’esperienza di una competizione sana e appassionante.

Inoltre, tenere traccia del tuo WPR ti consente di monitorare i tuoi miglioramenti nel tempo e di fissarti obiettivi per raggiungere il livello successivo. Con una valutazione oggettiva del tuo livello di gioco, puoi lavorare sugli aspetti che richiedono maggiori miglioramenti e concentrarti sulle tue debolezze per diventare un giocatore più completo.

wansport padel
La vittoria è ancora più dolce con il WPR – Wansport Blog

Il Wansport Padel Rating è uno strumento prezioso per tutti gli appassionati di padel, indipendentemente dal livello di gioco. Sia che tu sia un esperto giocatore o un principiante, il WPR ti offre una guida chiara per valutare il tuo progresso e raggiungere i tuoi obiettivi nel padel.

Non perdere l’opportunità di misurare il tuo livello di gioco e partecipare a tornei entusiasmanti nel mondo del padel. Scopri il Wansport Padel Rating e inizia il tuo percorso verso il successo nel padel!

Per ulteriori informazioni sul Wansport Padel Rating e per partecipare ai tornei, scarica subito la app di Wansport e unisciti alla nostra community di appassionati di padel. Buon gioco!

Sei un centro sportivo? Scopri tutto quello che Wansport può fare per te!

Mountain Tennis Trophy

Il Mountain Tennis Trophy entra nel vivo

Si preannuncia una seconda edizione molto interessante, tra paesaggi mozzafiato e prestigiosi club di tennis. Ecco il Mountain Tennis Trophy

Benvenuti al Mountain Tennis Trophy, uno degli eventi sportivi più spettacolari dell’anno! Questo torneo di tennis, organizzato in mezzo alle splendide montagne, è l’evento perfetto per i tennisti agonisti di ogni categoria per chiunque voglia godere della natura incontaminata.

Il torneo delle Dolomiti

Il Mountain Tennis Trophy, giunto alla sua seconda edizione si svolge da marzo ad ottobre in uno scenario mozzafiato, dove il verde dei prati si fonde con il bianco delle cime innevate delle montagne. I campi da tennis sono situati in posizioni strategiche, in modo da offrire una vista panoramica sulle montagne circostanti mentre si gioca.

Tutte le tappe sono Tornei OPEN. I partecipanti potranno godere di un’esperienza di gioco unica, in un’atmosfera rilassante e accogliente.

Ma qual è il montepremi complessivo  del Mountain Tennis Trophy? In questa edizione il montepremi complessivo  è di 21.000 euro, una cifra importante che richiama sempre più tennisti professionisti e appassionati in cerca di un’occasione per dimostrare le proprie abilità sul campo.

Le novità della seconda edizione

Dopo il grande successo della prima edizione, il circuito di tennis delle Dolomiti è pronto a ripartire con una nuova stagione che si preannuncia ancora più avvincente. Sono stati confermati i sei circoli che hanno già preso parte al circuito lo scorso anno: Egna, Fiè dello Sciliar, Eggen, Cavalese, Moena e Selva Val Gardena. Inoltre, ci saranno due nuove tappe che si aggiungeranno al circuito: il Circolo di Ortisei, che ha aperto la stagione a marzo, e il TC Kaltern, che debutterà con una doppia data a maggio e con i master finali a Ottobre.

Questa nuova edizione del circuito promette di essere ancora più coinvolgente e spettacolare della precedente. I sei circoli già affermati, situati in scenari naturali mozzafiato e dotati di strutture all’avanguardia, sono pronti a ospitare partite di altissimo livello e a offrire ai partecipanti un’esperienza di gioco indimenticabile.

Inoltre, l’arrivo di due nuovi circoli è un segnale della crescita e dell’interesse che il circuito di tennis delle Dolomiti sta suscitando nel mondo del tennis. Il Circolo di Ortisei e il TC Kaltern, che si uniscono al circuito per la prima volta, sono entrambi prestigiosi e rappresentativi della passione e dell’entusiasmo che la pratica del tennis suscita in questa zona.

Il fatto che il TC Kaltern ospiti ben due tappe e la finale del torneo è una testimonianza dell’eccellenza di questo circolo sportivo e del suo impegno costante nel favorire lo sviluppo del tennis nella regione. Inoltre, il circolo è stato la “culla” di un atleta di grande talento come Andreas Seppi, che rappresenta non solo un grande esempio per i giovani tennisti della zona, ma anche una fonte di orgoglio per tutti i membri del circolo.

Mountain Tennis Trophy
Le tappe del Mountain Tennis Trophy al TC Kaltern

Non solo tennis

Ma il Mountain Tennis Trophy non è solo un torneo di tennis. Durante l’evento potrete fare  escursioni a piedi o in mountain bike, godervi un picnic nel verde delle montagne, o semplicemente rilassarvi ammirando lo spettacolo della natura circostante.

L’evento è stato pensato per offrire un’esperienza completa, che unisce sport, natura e divertimento.

Mountain Tennis Trophy Dolomiti
Le meravigliose Dolomiti fanno da cornice ad un torneo di tennis estremamente suggestivo – Wansport Blog

Insomma, la seconda edizione del circuito di tennis delle Dolomiti si preannuncia come un’occasione imperdibile per tutti gli appassionati di tennis e per chi vuole vivere l’esperienza di gioco in uno scenario mozzafiato. Preparate le racchette e venite a scoprire le meraviglie di questa fantastica zona, in cui il tennis e la natura si uniscono in un mix unico e spettacolare.

Per tutte le informazioni sul torneo potete visitare il sito ufficiale mentre qui trovate il regolamento.

Sei un centro sportivo? Scopri tutto quello che Wansport può fare per te!

Pinckleball

Scopriamo il Pickleball, il nuovo sport di tendenza Made in USA

A metà tra il tennis e il padel è uno sport molto popolare negli Stati Uniti e potrebbe esplodere a breve anche in Italia. Scopriamo regole e curiosità del Pickleball.

Pickleball
Come si gioca a Pickleball? – Wansport Blog

Inventato nel 1965 da Joel Pritchard, un membro del Congresso degli Stati Uniti, insieme al suo amico Bill Bell, il pickleball si pone al centro tra il tennis e il padel per regole e somiglianza. Tutto nacque dalla necessità di dare qualcosa da fare ai bambini in vacanza per evitare che si annoiassero troppo inventando di fatto uno sport da fare senza particolari attrezzature difficili da trovare. 

Attualmente negli USA ci giocano oltre 68 milioni di giocatori quasi tutti facenti parte della Generazione Z, ovvero i nati tra il 1997 e il 2015. La pandemia ha accelerato una crescita che sembrava già piuttosto repentina: l’amministratore delegato di USA Pickleball ha detto che in circa 18 mesi il numero dei giocatori è raddoppiato. Ben 37 paesi ora fanno parte della International Pickleball Federation. Siamo lontani dall’obiettivo minimo di 70 paesi, che permetterebbe al pickleball di essere promosso a disciplina olimpica ma molti sono pronti a scommettere che presto potrà essere raggiunto.

Pickleball
Molti giovanissimi giocano a Pickleball in USA. Sarà così anche in Europa?

Come si gioca a Pickleball

Per chi gioca a tennis o a padel, il pickleball appare subito molto familiare: prevede l’uso di una racchetta e di una pallina in un campo da Badminton. Si può praticare sia in singolo che in doppio in un campo al chiuso o all’aperto. Ci si aggiudica la vittoria quando si arriva al punteggio massimo che può essere di 11, 15 o 21 punti. La regola sul rimbalzo della palla è la stessa del tennis, ovvero può ribalzare massimo una sola volta nel campo prima di essere colpita.

La battuta, da effettuare sulla linea di fondo del campo, è simile a quella del padel (ne abbiamo parlato diffusamente qui), la palla deve essere destinata alla parte del campo avversario diametralmente opposta a quella da cui si batte. Se la palla rimbalza nella giusta parte di campo destinata al ricevitore allora quest’ultimo può ribattere e iniziare lo scambio. La palla in battuta non può toccare la rete (è prevista una seconda battuta solo in doppio) e non può finire nella cosiddetta “area kitchen” (cucina, in inglese). Questa area è quella a ridosso della rete dove è proibito colpire la palla al volo, ma deve rimbalzare una volta a terra. 

Quando si assegnano i punti nel pickleball

Dopo aver definito le regole base del pickleball, diamo un’occhiata a come si assegnano i punti:

  • Quando la palla rimbalza due volte nel campo avversario senza che esso riesca a respingerla
  • Quando la risposta dell’avversario finisce in rete e cade nella stessa porzione di campo
  • Quando la risposta finisce oltre i confini del campo 
  • Quando si colpisce al volo nell’area “kitchen” altrimenti chiamata “non volley zone

Ti potrebbe interessare: Presto giocheremo tutti a Pickleball?

Uno sguardo alle differenze con il tennis e con il padel

Come avete potuto intuire facilmente il regolamento è molto simile a quello del tennis, ma naturalmente ci sono delle differenze sostanziali che richiedono naturalmente un diverso approccio al pickleball. 

Sono 3 gli aspetti verso i quali il pickleball differisce dal tennis e dal padel: il campo, la racchetta e la palla.

Il campo di Pickleball
Il campo di Pickleball

Il campo

E’ diviso da una rete alta poco più di 80cm, misura 13,40 metri di lungheza e 5,60 metri di larghezza per il torneo singolo e 6,10 metri per le partite in doppio. Il campo, pertanto, è decisamente più piccolo rispetto a quello da tennis o da padel.

La racchetta di Pickleball
La racchetta di Pickleball

La racchetta

Anche la racchetta presenta una differenza notevole: sono più piccole e piatte. Rispetto alla racchetta da tennis la forma è diversa, infatti ha una forma rettangolare e non ovale, mentre l’impugnatura, più corta, ricorda quella delle racchette di padel.

La palla di Pickleball
La (strana) palla di Pickleball

La palla

La vera novità è rappresentata dalla palla di pickleball: la grandezza è uguale a quella delle classiche palle da tennis e padel mentre il peso è decisamente inferiore essendo una palla di plastica sostanzialmente vuota all’interno con tanti piccoli fori per far passare l’aria (utile per contrastare il vento soprattutto nelle partite outdoor).

Il Pickleball nel Bel Paese

La presenza del pickleball in Italia è ufficialmente partita nel 2018, anno di fondazione dell’Associazione Italiana Pickleball (AIP) con sede a Tocco da Casauria nella provincia di Pescara. Ed è qui che sono stati costruiti i primissimi campi di pickleball e dove si allena la rappresentativa italiana. L’AIP fa parte ufficialmente della International Pickleball Federation. La federazione internazionale ha organizzato nel 2018 in Italia la seconda edizione della Bainbridge Cup. In questa competizione si scontrano team rappresentativi dell’Europa e del Nord America. Gli Usa sono evidentemente la nazione più forte in questa disciplina da pochissimo sbarcata in Europa, ma diversi analisti sportivi ritengono che presto, dopo la febbre del padel e senza dimenticare cosa è stato il 2022 per il tennis italiano, il pickleball possa diventare un trend molto importante da qui a poco.

Scopri quello che Wansport può fare per il tuo centro sportivo e unisciti alla community! Che aspetti?

tennis italiano

Il gran momento del tennis italiano

In poco meno di vent’anni il tennis maschile è passato dal punto più basso della sua storia all’essere il più promettente al mondo. Come è successo?

Il tennis è definito lo sport elitario per antonomasia: centinaia di persone nel mondo lo praticano saltuariamente, circa dieci milioni di persone lo praticano con buona regolarità e i professionisti sono poche migliaia.

Fra questi ultimi, solamente chi è tra le prime duecento posizioni nelle classifiche mondiali (sia maschile che femminile) riescono a trasformare il tennis in una professione remunerativa. Attualmente, a fine 2022, tra i primi 200 ci sono 19 italiani. E’ un dato oggettivamente impressionante soprattutto se consideriamo la storia del tennis italiano. Consideriamo che l’Italia non ha mai avuto un tennista numero 1 al mondo e consideriamo anche che un italiano non vince uno Slam (la categoria dei quattro tornei più prestigiosi al mondo) da ben 46 anni.

In generale è un dato notevole anche in senso assoluto: infatti sono pochissimi i paesi che ad oggi hanno un numero simile di tennisti nel ranking mondiale. Le altre nazioni che vantano un numero così alto sono Stati Uniti, Argentina e Francia, nazioni con una lunga e prestigiosa storia tennistica. Tuttavia nessuno di loro può vantare una qualità media così alta e soprattutto una età media così bassa. Tra i 19 italiani in top 200, dieci non hanno più di 21 anni. Nella NextGen ATP Finals c’erano Lorenzo Musetti, Mattero Arnaldi e Francesco Passaro: nessun’altra nazione è stata rappresentata da più di un tennista, l’Italia addirittura tre.

Non che sia andata benissimo, ma il tema del tennis italiano è decisamente più ampio rispetto ai singoli risultati e concerne una crescita generalizzata di tutto il movimento tennistico con enormi aspettative sul futuro.

Embed from Getty Images

L’exploit del tennis italiano è un caso?

Matthew Futterman, durante il Roland Garros del 2021 commentò sul New York Times: “Questo torneo e probabilmente anche il futuro del tennis maschile sembrano ad un tratto molto italiani”. Cercando di comprendere il motivo dell’exploit del tennis azzurro la conclusione di Futterman è che l’Italia non avesse “nessuna idea” di cosa l’abbia portata su tali vette e che la causa fosse da ricercare sostanzialmente in una coincidenza fortuita: ovvero quella grazie alla quale quattro giocatori di altissimo livello erano semplicemente nati in Italia più o meno negli stessi anni.

Indagando a fondo la conclusione è che i motivi sono tutt’altro che casuali. L’Italia ha messo in piedi tutte le condizioni per produrre tennisti di altissimo livello senza dipendere dalla casualità o senza aspettare la nascita di un talento generazionale. 

Non è sempre facile stabilire diretti rapporti causa-effetto, tuttavia è possibile intercettare molte delle ragioni che hanno portato a tali risultati. L’estesa riforma del tennis nazionale iniziata proprio 10 – 15 anni fa ha certamente avuto un ruolo molto importante. A questo si aggiunge un determinante cambio di mentalità che ha coinvolto tutti i livelli del tennis italiano.

Da dove viene il tennis italiano

E’ difficile comprendere la reale portata e l’eccezionalità di questo momento storico per chi si è affacciato al tennis solo in tempi recenti. Dagli anni settanta, cioè dalla generazione di Corrado Barazzutti, Paolo Bertolucci e Adriano Panatta, il tennis maschile italiano non ha avuto, per numerosi decenni, tennisti tra i primi dieci al mondo, e non ci siamo nemmeno andati vicino.

Il punto più basso della storia del tennis maschile italiano è stato probabilmente toccato nel 2000 dove l’Italia retrocedette in Serie B di Coppa Davis, competizione giocata dalle nazionali più forti (il cosiddetto “gruppo mondiale” si contendeva la coppa giocando una specie di “Serie A”, ora la formula della Coppa Davis è cambiata).

Nonostante avessimo storicamente pochissimi tennisti di altissimo livello, gli azzurri del tennis avevano sempre giocato nel “gruppo mondiale” contando specialmente nel doppio, che all’epoca era una specialità particolarmente di peso in Coppa Davis. Retrocedere fu un enorme smacco per tutto il circuito italiano. 

Tuttavia l’umiliazione dette una grossa svegliata alla federazione che capì che era necessario riformare l’intero sistema del tennis italiano.

L’Italia tornò nel “gruppo mondiale” solamente nel 2011 grazie all’ascesa nel circuito mondiale tennistico di Fabio Fognini (oggi 35enne ancora in attività) considerato uno dei tennisti italiani più forti di sempre. I risultati raggiunti da Fognini però sembravano essere un’eccezione dentro un panorama nazionale ancora deludente. Tennisti di buon livello come Andreas Seppi o Filippo Volandri e prima di loro Andrea Gaudenzi o Omar Camporese non sono mai riusciti a raggiungere l’olimpo dei tennisti di altissimo livello e hanno vinto pochissimi tornei.

Attualmente un tennista come Lorenzo Sonego, considerato di livello lievemente inferiore a tennisti azzurri come Sinner, Berrettini e Musetti, che ad oggi occupa il 45esimo posto della classifica mondiale ha vinto tre tornei ATP (il circuito top a livello professionistico) in due anni.

Embed from Getty Images

Inizio della rivoluzione

Laura Golarsa, commentatrice per Sky Sport ed ex tennista italiana ha un’idea piuttosto chiara: “i ragazzi che giocano bene in Italia ci sono sempre stati, solo che prima non c’era un percorso: c’erano i circoli e poi per via diretta la federazione. Quest’ultima investiva su due ragazzi per volta quando avevano 16 anni, ma se sono forti a quell’età poi non è detto che esplodano”. Grazie alla conoscenza degli errori fatti in passato “molti tennisti che avevano smesso di giocare si sono rimessi in gioco come coach piuttosto che come maestri di circolo, per aiutare i giovani a fare un pezzo di percorso che mancava”.

Ti potrebbe interessare: L’intelligenza artificiale sta cambiando lo Sport

La strategia mediatica: SuperTennis TV

Il primo passo fatto dalla federazione fu rivolto al settore mediatico. L’idea era che il tennis italiano fosse poco seguito e non ben raccontato. Nel 2008 la Federazione lanci il suo canale televisivo SuperTennis, tutt’ora in chiaro. 

L’inizio non fu semplicissimo, si trasmettevano praticamente solo repliche e i commenti tecnici venivano fatti da telecronisti non particolarmente esperti. Tanto che la maggior parte degli adetti ai lavori giudicarono l’investimento della federazione un azzardo inutile.

Dopo 14 anni SuperTennis è molto cresciuta: ha acquistato diritti televisivi di importanti tornei mondiali e di fatto ha reso il tennis l’unico sport che è possibile vedere in chiaro anche ad altissimo livello. Su SuperTennis vengono inoltre trasmette tutte le partite degli italiani e italiane e, nel giro di poco tempo, questa strategia è risultata decisiva: ha permesso al pubblico di poter seguire i propri connazionali e di affezionarsi ai giocatori, e di tifarli. Inoltre è l’unico canale in cui poter vedere molti tornei femminili (le televisioni maggiori spesso non acquistano i diritti).

Intorno all’anno 2010 la federazione implementò diverse riforme con l’obiettivo di modificare profondamente il settore giovanile e il canale tv risultò un ottimo megafono per pubblicizzarle e per diffondere il nuovo modo di pensare.

Il Progetto campi veloci

Diversi esperti e dirigenti del tennis italiano sono concordi nel giudicare il “progetto campi veloci” una delle riforme cruciali di questi anni. Nel linguaggio tennistico vengono definiti veloci i campi in cemento, rispetto ai campi lenti della terra rossa. Questa distinzione sta ad indicare la velocità della palla: nei campi di cemento la palla corre più veloce rispetto alla terra rossa dove il gioco è più lento per via del rimbalzo più controllato.

Storicamente nel Bel Paese la stragrande maggioranza dei campi da tennis è (o meglio lo è stato fino al 2010) è in terra rossa. Possiamo considerarla una sorta di tradizione così come avere tennisti italiani più competitivi proprio su questo tipo di superficie. Non è un caso se gli Internazionali d’Italia giocati a Roma si giocano sulla terra rossa. Secondo Laura Galorsa questa caratteristica è dovuta prevalentemente ad una mentalità “da circolo” dove, per venire incontro alle esigenze dei tennisti più anziani, che solitamente preferiscono giocare sul morbido.

Nel tennis professionistico, tuttavia, i tornei principali vengono giocati sul cemento. È sul cemento che si assegnano i punti che servono a scalare le classifiche dei professionisti, pertanto è assolutamente necessario formare i tennisti a giocare su questa superficie fin dalla tenera età. In Italia però praticamente tutti i tornei giovanili si giocavano in terra rossa. 

Roberto Commentucci, ex dirigente della federazione e uno dei maggiori promotori del progetto raccontò: “Osservando i dati relativi alla distribuzione dei tornei organizzati in superficie in ciascun paese, è emerso che un giovane spagnolo durante il suo percorso di crescita gareggiava sui campi veloci tre volte più spesso rispetto ad un giovane italiano”. Furono costruiti più o meno 450 campi veloce nei primi 5 anni di progetto e su questa operazione l’aiuto economico della federazioni verso i circoli fu assolutamente determinante.

Un cambio di mentalità dei maestri di tennis italiani

Sulla scia del cambiamento anche i corsi federali dei maestri subirono un cambio di passo. Il focus ricadde su aspetti di gioco che prima non erano considerati importanti. 

Il commentatore tecnico di Sky Sport ed ex tennista Paolo Bertolucci ha detto: “Prima in Italia si giocava praticamente solo su terra battuta e spesso all’aperto: in tali condizioni il servizio non era così determinante, si allenava soprattutto il rovescio e il dritto”. Ora invece i tennisti italiani sono decisamente più versatili e possiedono un servizio nettamente più solido, un colpo che fa una enorme differenza soprattutto nei campi di cemento. Matteo Berrettini, ad esempio, ha uno dei migliori servizi in circolazione. 

Al “progetto campi veloci” fu affiancata una importante riforme del settore tecnico che 2010 portò alla rifondazione dell’istituto di formazione federale per gli aspiranti maestri di tennis. E’ in questa riforma che furono inseriti corsi più specifici per ogni figura professionale che accompagna l’atleta nel tennis moderno: preparatori fisici, mental coach, fisioterapisti, maestri di tennis e altro.

La riforma della federazione nel 2015

Un altro punto chiave della riforma del tennis italiano fu quando si iniziò a mettere in dubbio il consolidato percorso giovanile che intraprendevano i ragazzi destinati al professionismo. Prima del 2015 la federazione selezionava un paio di giovani che venivano ritenuti i più promettenti e venivano allenati al centro di preparazione olimpica di Tirrenia, in Toscana. centro gestito direttamente da CONI.

Qui i ragazzi arrivavano prima di compiere 16 anni, allontanandosi dalle famiglie e dedicandosi al tennis in maniera esclusiva. Fabio Fognini, ad esempio, ha fatto questo percorso, così come la tennista Camilla Giorgi.

Questa modalità aveva prodotto in passato campioni del tennis come Panatta, Bertolucci e Barazzutti, formati nel centro olimpico di Formia in Lazio, per cui si riteneva che fosse una sorta di “ricetta collaudata” per far emergere campioni. Tuttavia i difetti del metodo erano emersi in modo piuttosto chiaro nei decenni successivi.

Fu chiaro infine che un passaggio così brusco nell’adolescenza nei giovani e promettenti tennisti italiani era troppo duro e pesava non poco sulla loro vita. Il risultato era che erano davvero pochissimi quelli che riuscivano a raggiungere la vetta del professionismo e ad avere una carriera stabile. Molto ragazzi, infatti, finivano per rinunciare. 

Senza considerare che questa metodologia escludeva giovani tennisti che magari sarebbero potuti emergere più tardi. Dello stesso avviso è anche Bertolucci: “Ci sono campioni di Wimbledon Under 18 mai visti nel circuito, figuriamoci a 13 o 14 anni: a quell’età come si fa a capire se un ragazzo ha veramente l’ambizione di diventare famoso e di girare il mondo, se fisicamente è adatto a competere ad alti livelli e se ha la necessaria forza mentale e la fame di vittoria”.

Il tennis è uno sport davvero per pochissimi, come detto solo 200 sono ad alti livelli. Per restare lì è necessario possedere un mix di doti fisiche, tecniche, atletiche e una grande forza mentale. Per questo l’obiettivo della federazione è scovare quanti più giocatori “medi” possibili: “A 12-14 anni io non voglio uno forte, ne voglio sei discreti: tra di oloro è più probabile che ce ne sia uno con più voglia degli altri e che possa diventare un giocatore forte”.

Lo sforzo intrapreso dalla federazione fu quello di incrementare in modo capillare la sua presenza in tutto il territorio nazionale, con l’inaugurazione di decine di centri intermedi i quali potevano essere frequentati sin da bambino:

  • I centri di aggregazione provinciale (CAP) dagli 8 ai 10 anni
  • I centri periferici di allenamento (CPA) dagli 11 ai 15 anni
  • I centri tecnici periferici (CTP) dai 16 anni in su

Nei CTP è possibile risiedere in pianta stabile e avere l’affiancamento di tecnici federali. A Tirrenia oggi si arriva avendo almeno 17 anni, ma oramai non è più un passaggio fondamentale nella preparazione fisica e tecnica dei giovani tennisti italiani.

Embed from Getty Images

La nuova organizzazione della federazione

Il nuovo sistema funziona più o meno così: la federazione ha osservatori in tutte le province che girano i circoli e segnalano i migliori giovani. Questi ultimi vengono invitati a partecipare a raduni periodici che si tengono nei centri intermedi. I ragazzi vengono accompagnati spesso dai loro allenatori e si inseriscono gradualmente nell’ambiente federale senza inutili forzature, ma incoraggiando i giovani a conoscersi e a fare amicizia.  La federazione in questo modo ha la possibilità di seguirli più da vicino e soprattutto a venire incontro alle esigenze dei giovani tennisti, mantenendo stretti rapporti con i loro allenatori. Inoltre quando crescono la federazione mette a disposizione figure professionali che altrimenti non avrebbero potuto permettersi. Questi passaggi intermedi garantiscono una selezione naturale delle nuove generazioni di tennisti in modo fluido, naturale e con un percorso di accompagnamento adeguato ai contesti e alle età.

Tutto questo ha avuto un risultato immediatamente tangibile: si stima che ad oggi i tesserati tra i giovani dai 16 ai 18 anni sia almeno il triplo rispetto al 2005-2006. Con tali numeri la probabilità che emerga un talento aumenta sensibilmente.

Il Progetto over 18

Qualche anno più tardi venne inaugurata una nuova iniziativa che prese il nome in “progetto over 18” con l’obiettivo di sostenere i ragazzi più grandi nel delicato passaggio dalle giovanili al professionismo.

Qualche tempo fa a 18 anni si era considerati dei tennisti pronti e lasciati sotto la responsabilità ai team per tentare di entrare nel circuito. Tuttavia per diventare professionisti bisogna spendere moti soldi per trasferte, rinunciare a molti svaghi tipici di quell’età e fare i conti con molte sconfitte. La federazione con il “progetto over 18” segue più da vicino i ragazzi e i loro team, finanziando le trasferte più costose e aiutandoli nella programmazione.

Probabilmente non è una coincidenza che i primi due giovani inseriti in questo progetto siano stati Sonego e Berrettini. Entrambi cresciuti insieme ed entrati fra i primi 100 al mondo con calma e senza fretta, rispettivamente a 24 e a 22 anni. 

Con il vecchio sistema un tennista come Matteo Berrettini sarebbe stato molto complicato emergere in quanto a 16 anni Matteo aveva un ranking piuttosto basso per un aspirante professionista. 

Circa la crescita di Berrettini e Sonego, Roberto Commentucci, durante un’intervista ha raccontato: “Tempo fa li mandammo a fare una tournèe di Challanger in Asia, sul cemento, in Cina: spendemmo un sacco di soldi, entrambi vinsero poche partite e fecero pochi punti, però fecero esperienze molto importanti”. Il Challanger è una categoria sotto l’ATP, che è invece il circuito principale ed è molto importante in quanto aiuta ad avere un approccio graduale al professionismo perché ti consente di affrontare avversari internazionali e iniziare a guadagnare i primi punti in classifica.

Embed from Getty Images

L’Italia al centro del tennis mondiale

Non è un caso che l’Italia è la nazione in cui si organizzano più tornei di Challanger al mondo: ben 28, rispetto ai 21 degli USA, i 18 della Francia e i 12 della Spagna. Organizzare i Challenger in casa può fare una certa differenza perché rende possibile affrontare sfide internazionali senza dover affrontare trasferte onerose rimanendo vicini alla propria casa e alle proprie famiglie.

Se i Challanger hanno l’utilità principale nel far crescere i giovani talenti, i grandi eventi avvicinano i tifosi e incentiva indirettamente nuove generazioni ad avvicinarsi al tennis. L’Italia anche sotto questo aspetto è in prima linea: negli ultimi anni si è aggiudicata importanti bandi per ospitare diversi tornei fra i più prestigiosi come la Next Gen ATP Finals e le ATP Finals, quest’ultimo considerato un torneo elitario dove si affrontano i migliori 8 tennisti al mondo e che se terrà a Torino fino al 2025.

L’ultima edizione delle ATP Finals, svoltasi a Torino a metà novembre, non aveva nessun italiano. Leggendo i titoli dei giornali questa rappresentava una notizia piuttosto importante e inaspettata, a dimostrazione del fatto che le aspettative verso i tennisti italiani sono diventate sempre più alte negli ultimi anni (ricordiamoci che prima della partecipazione di Berrettini nel 2019 l’ultimo tennista azzurro vi ha partecipato nel 1978).

Embed from Getty Images

L’effetto traino

Molti analisi e commentatori ritengono che questa ambizione del tennis maschile sia dovuta in parte a tennis femminile che nel decennio precedente aveva ottenuto due notevoli vittorie negli slam in singolare con Francesca Schiavone nel 2010 e con Flavia Pennetta nel 2015, oltre a svariate finali con altre tenniste. 

Quello che molti definiscono “effetto traino” è un elemento di non poco conto che aiuta a spiegare la crescita esponenziale del tennis nostrano. “Se arriva un Berrettini che va in finale a Wimbledon, quello che a tutti noi sembrava impossibile, improvvisamente diventa possibile”, dice Golarsa. 

Tutti gli investimenti che la federazione sostiene sono considerati a fondo perduto ad una sola condizione: che una volta cresciuti i tennisti italiani non rifiutino le convocazioni in Coppa Davis.

Quest’ultima, vinta dagli azzurri una sola volta nella storia nel 1976 è una competizione che la federazione ha più volte dimostrato di tenerci molto. Il Presidente Angelo Binaghi, in una intervista recente ha dichiarato di aspettarsi la vittoria entro 4 o 5 anni.

Sei un Tennis Club?