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Per stare in forma devi dormire (bene)

Riposare in modo corretto è uno dei pilastri fondamentali per il benessere, forse più di quello che crediamo.

Il sonno è uno dei pilastri fondamentali della salute dell’essere umano. Ma non tutti sanno che il riposo notturno non influisce solo sulla salute generale, ma gioca un ruolo essenziale anche nella perdita di peso e nel mantenimento della forma fisica.

Uno studio condotto da ricercatori della Harvard Medical School e pubblicato nel 2010, ha dimostrato che dormire poco può portare ad un aumento del peso corporeo. Ma perché succede? La risposta si trova nel regolatore dell’appetito: la leptina.

E’ tutta una questione di leptina

La leptina è un ormone che viene prodotto dalle cellule adipose e che svolge un’importante funzione nel regolare l’appetito. Quando il livello di leptina nel sangue è alto, il nostro organismo percepisce una sensazione di sazietà e riusciamo a controllare meglio l’appetito. Viceversa, se il livello di leptina è basso, si tende a sentire una maggiore fame e a mangiare di più.

Il problema è che la quantità di leptina prodotta durante il sonno è legata alla sua durata. Quando si dorme poco, il livello di leptina diminuisce e l’appetito aumenta, portando a mangiare di più e a mettere su qualche chilo di troppo.

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Il sonno fa molto bene al cervello e ai muscoli – Wansport Blog

Ma non solo. Dormire poco può anche innescare un meccanismo di difesa dell’organismo che porta ad accumulare grasso. Quando non si dorme abbastanza, l’organismo interpreta la mancanza di sonno come uno stress. Per far fronte a questo stress, il corpo produce il cortisolo, una sostanza chimica che stimola la produzione di insulina e promuove l’accumulo di grasso.

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Il sonno e la performance sportiva

Oltre ai problemi di peso, la mancanza di sonno può influire anche sulla performance sportiva e sulla capacità di recuperare dopo l’attività fisica. Infatti, durante il sonno il corpo produce l’ormone della crescita che stimola la rigenerazione delle cellule muscolari e dei tessuti, migliorando quindi la riparazione dei tessuti danneggiati durante l’attività fisica.

Se si vuole mantenere una buona forma fisica, è quindi fondamentale dedicare il giusto tempo al sonno. Gli esperti suggeriscono di dormire dalle 7 alle 9 ore a notte, ma la quantità di sonno necessario varia da persona a persona.

Ecco alcuni consigli per favorire un sonno di qualità e mantenere la forma:

  • Cerca di andare a letto e svegliarti alla stessa ora ogni giorno, anche nei weekend. Questo aiuta a regolare il ritmo sonno-veglia.
  • Dormi in un ambiente tranquillo e buio. La luce e i rumori possono disturbare il sonno.
  • Evita di fare attività fisica intensa poco prima di dormire.
  • Limita il consumo di alcol e nicotina che possono interferire con il sonno.
  • Riduci l’assunzione di bevande contenenti caffeina, come caffè, tè e cola, soprattutto nelle ore serali.
  • Prova a rilassarti prima di andare a dormire, ad esempio leggendo un libro o ascoltando musica rilassante.

Per concludere

Dormire bene e abbastanza è essenziale per mantenere la salute e la forma fisica. Non sottovalutare l’importanza del sonno e tratta il tuo riposo con la stessa cura che dedichi all’alimentazione e all’attività fisica. Vedrai che i risultati saranno sorprendenti!

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intelligenza artificiale

L’intelligenza artificiale sta cambiando lo Sport

Siamo ancora agli inizi ma già si intravedono le tracce di una rivoluzione che cambierà il nostro modo fare e di fruire lo sport: parliamo di intelligenza artificiale

Da una manciata di anni a questa parte il progresso e le innovazioni tecnologiche stanno cambiando le nostre abitudini e il nostro modo di vivere nella società. Piattaforme digitali, app, dispositivi tecnologici, wearable (dispositivi indossabili come smartwatch) scandiscono quotidianamente le nostre routine, ci forniscono strumenti di intrattenimento, monitorano il sonno, le nostre performance sportive, sono luoghi virtuali di incontri e scambi ecc.. L’utilizzo di questi strumenti ha come conseguenza la produzione e l’immagazzinamento di una mole inimmaginabile di dati di profilazione, spesso senza che l’utente ne sia totalmente consapevole. Uno smartwatch che monitora il sonno, ad esempio, conserva nei suoi server i dati raccolti dal primo giorno di utilizzo, lo smartphone traccia e registra i tuoi movimenti, le piattaforme di intrattenimento ti suggeriscono dei contenuti sulla base dei tuoi gusti esaminati grazie alle tue scelte precedenti. 

Tutti questi dati immagazzinati alimentano gli ecosistemi tecnologici alla base dell’IA, Intelligenza Artificiale.

Cos’è l’intelligenza artificiale?

Alla base dell’intelligenza artificiale c’è l’intenzione di assimilare i comportamenti dell’intelligenza umana per inserirli in sistemi hardware e software per fornire alle macchine caratteristiche tipicamente umane come riconoscere oggetti, valutare situazioni e prendere decisioni, guidare automobili, studiare strategie di marketing e molto molto altro. 

La particolarità è che tutto questo viene fatto in totale autonomia dell’intelligenza artificiale senza che l’uomo debba intervenire attivamente. L’intelligenza artificiale è in grado di fare ciò perché, grazie all’analisi dell’enorme quantità di dati di cui può disporre su abitudini, acquisti, ecc., apprende e prevede comportamenti e aspettative.

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L’AI è ormai ovunque, anche nello sport

Oggi l’intelligenza artificiale è dappertutto: sui nostri cellulari, sui nostri pc, tablet, automobili, piattaforme streaming, assistenti vocali ecc. Nella sport industry l’AI ha avuto sin da subito un impatto molto importante e non è difficile capirne il motivo: l’abbondanza dei dati di cui si dispone la rendono un terreno estremamente fertile per sviluppare tale tecnologia. 

Ad oggi l’AI nello sport viene impiegata in diverse applicazioni:

  • Scouting and recruiting: viene utilizzata nella valutazione del potenziale di un atleta stimando il suo valore di mercato e contemporaneamente fornisce supporto alle società sportive per prendere le migliori decisioni sull’opportunità o meno di acquistare le sue prestazioni sportive.
  • Training and coaching: durante le sessioni di allenamento l’AI fornisce agli atleti, al coach e ai preparatori supporto per monitorare le condizioni fisiche e le performance suggerendo il training migliore per specifico atleta in modo da preparare il match nel modo migliore
  • Media and fan experience: assistenti virtuali come chatbot che rispondono alle domande dei fan su competizioni, ticketing, statistiche, parcheggio nei pressi dello stadio ecc. La stessa AI può inoltre monitorare e registrare i picchi di reazione del pubblico e grazie a ciò riesce a montare in autonomia video con gli highlights più interessanti
  • Broadcasting: si tratta di tutto quello che viene messo in campo per fornire al tifoso la migliore esperienza di fruizione di un evento live. L’AI seleziona le migliori inquadrature per fornire una visione più immersiva. Inoltre questa tecnologia viene usata per fornire live allo spettatore i dati delle performance, calcolati ed esposti in tempo reale come il numero di passaggi effettuati o i km percorsi durante la partita.

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Non si torna indietro

Questi progressi non sono certo da considerare il punto di arrivo ma solo l’inizio di quello che si prospetta essere un’autentica rivoluzione. Perché l’AI è in continua evoluzione e le sue applicazioni si moltiplicano in tempi rapidissimi. Questa tecnologia è davvero in continua evoluzione, i dati raccolti crescono esponenzialmente, i costi si abbassano e la fruizione diventa sempre più accessibile. Senza parlare della potenza di calcolo di cui le intelligenze artificiali possono disporre e che aumentano a distanza di pochissimo tempo permettendo loro di evolversi e di svilupparsi sempre di più.

Gli effetti migliorativi nello sport hanno una portata davvero notevole. 

Raccogliere dati sulle sessioni di allenamento o durante il match, confrontarli con dati storici o con benchmark del passato, analizzarli insieme ad esperti. Tutto questo finisce per definire strategie di gioco e training sempre più accurate ed efficaci

Inutile dire che questo aiuta anche il lavoro degli allenatori e dei tecnici che avranno più parametri a disposizione per definire e giudicare le preparazioni dei singoli atleti. L’AI inoltre può essere configurato come un vero e proprio assistente virtuale in grado di analizzare in tempo reale le tattiche di gioco avversarie e di proporre contromisure. Grazie all’analisi dei dati, infatti, l’AI è in grado di prevedere quali giocatori potrebbero in quello specifico momento essere risolutivi nella partita e quando. Tutto questo analizzando enormi dati che vengono prodotti e analizzati in tempo reale. Nel campionato americano di NFL questo succede già.

Questa modalità di analisi è, con ogni probabilità, in grado di scoprire intuizioni strategiche “sovraumane” o fornire ai direttori sportivi delle società delle dritte molto interessanti per differenziare la campagna acquisti. O può sostituirsi ad un procuratore come fece nel 2021 Kevin De Bruyne, forte centrocampista del Manchester City, che si avvalse di un team di data analyst per ridiscutere il suo rinnovo contrattuale.

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L’AI cambierà anche il modo di interagire con il pubblico

Il modo in cui lo spettatore fruirà del prodotto sportivo potrebbe in un prossimo futuro subire variazioni che non riguardano solo alcune sovrimpressioni con statistiche sui Km svolti dall’atleta o il numero di punti o passaggi riusciti come avviene ora. L’idea è quella di fornire al fan un’esperienza del tutto personalizzata che in un certo senso possa adattarsi al risultato o alle aspettative del tifoso. In termini pratici questo significa che sarà possibile proporre dei prodotti o servizi commerciali basandosi sul “sentiment” dei tifosi, monitorandolo in tempo reale: se la squadra o l’atleta preferito sta vincendo è probabile che il mio “mood” sia positivo e forse più propenso ad acquistare un prodotto, di contro se le cose non vanno benissimo per la mia squadra o atleta del cuore magari posso essere “consolato” con una promozione o un forte sconto consolatorio. 

Come mostrato nella infografica, possiamo dividere le fasi in Pre-Game, In-Game e Post-Game

Una infografica sulle fasi degli interventi dell’AI in ambito sportivo – Wansport Blog

Fase Pre-Game

Come già spiegato ad inizio articolo l’AI interverrà nella fase “Pre-Game” nel processo di “training & coaching” attraverso il monitoraggio e la reportistica delle performance dell’atleta e del suo stato di forma, fornendo all’allenatore info sulle prestazioni e consigli tecnico-tattici per una migliore strategia di gioco.

Fase In-Game

Durante il match l’intelligenza artificiale diventa un partner indispensabile dei giudici di gara con sistemi di assistenza all’arbitraggio (VAR, Gol Line Technology, Fuorigioco semiautomatico, occhio di falco ecc. ecc.) e un partner del coach con statistiche ed elaborazioni in real time di strategie adattive e suggerimenti di nuove soluzioni tattiche.

Fase Post-Game

A gara terminata l’intelligenza artificiale è usata per ottimizzare e rendere più permeabile ed efficace l’interazione con i fan, con la creazione di contenuti a loro dedicati, highlights automatiche e in generale un sistema di intrattenimento che tenga conto del sentiment attuale così da risultare più memorabile ed efficace.

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Cosa ci riserva futuro?

L’intelligenza artificiale applicata allo sport non ha faticato a trovare immediatamente applicazioni pratiche alle società sportive, agli arbitri e al marketing. 

L’AI offre quindi moltissime opportunità in ambiti anche molto diversi fra loro. Capire dove stiamo andando e cercare di svelare il futuro di questa tecnologia rivoluzionaria è attualmente un compito piuttosto arduo. 

Grandi storie di sport sono costellate di decisioni sotto pressione, grandi errori strategici o di valutazione, che oltre a rendere le partite uniche e memorabili, rappresentano anche un fattore di engagement importantissimo per i fan, sia in positivo che in negativo: le sconfitte sono emozionati al pari delle vittorie, dopotutto. Insomma, lo sport appassiona perché è una pratica umana che più umana non si può. Se l’AI in futuro suggerirà decisioni sempre perfette c’è forse il concreto rischio che non si provi più entusiasmo o frustrazione e che lo sport diventi una pratica fredda e poco coinvolgente? 

E’ difficile rispondere, probabilmente il segreto sta nel trovare un giusto equilibrio ma solo il tempo e le esperienze potranno fornirci una risposta.


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La storia del Padel: come nasce questo sport

Scopriamo il Padel, come è nato e si è sviluppato e il perchè del grande successo che sta raccogliendo negli ultimi anni.

Il Padel, oppure più opportunamente “Paddle tennis” è una disciplina sportiva con grosse analogie con il tennis (dal quale prende fortemente ispirazione). E’ giocabile da due squadre composte da due elementi in un campo chiuso e delimitato ai lati.Il padel è nato in un modo del tutto casuale proponendosi principalmente come uno sport senza impegno e amatoriale. Negli ultimi anni ha avuto una crescita esponenziale in tutto il mondo sia nella diffusione sia agonisticamente.

Dove nasce il Padel

Il padel nasce intorno agli anni 70 e in modo del tutto casuale quando il messicano Enrique Corcuera stava cercando di ricavare uno spazio in casa sua per costruire un campo da tennis.

Il primo campo di Padel di Corcuera

Trattandosi però di uno spazio limitato Enrique non poté costruire un campo regolamentare, per cui si accontentò di una superficie più piccola delimitata da murature e reti metalliche (che impedivano alla palla di uscire al campo).

Senza rendersene conto aveva inventato il Padel.

Il Padel in Italia

Il Paddle viene considerato come un gioco che riesce facilmente a divertire e allo stesso tempo unire e aggregare le persone come pochi altri sport. E’ giocabile in coppia per cui riesce a far stare in una superficie relativamente piccola 4 persone. Inoltre è un gioco molto fruibile e, rispetto al tennis, richiede molto meno abilità tecnica per cui risulta essere alla portata di tutti.

Fondata da un gruppo di appassionati, agli inizi del 1991 nasce la Federazione Italiana Gioco Paddle. L’intento è quello di diffondere e promuovere il gioco in tutta la penisola. Successivamente il C.O.N.I. sposò la causa dotandolo dei suoi regolamenti ufficiali.

Il Padel fu presentato ufficialmente a Bologna nel 1991, nell’ambito dello Sport Show. Alla Fiera di Bologna fu realizzato un campo dove furono svolte alcune partite di squadre spagnole, argentine e italiane. Fu subito successo, il pubblico apprezzo soprattutto l’immediatezza e semplicità di questo nuovo sport.

L’evoluzione del Padel e la sua rapida diffusione

Sempre nel 1991 l’Italia partecipò ai Campionati Assoluti di Barcellona, Gianluca Baldi, tesserato per l’Associazione Sportiva Bologna Paddle, fu il primo campione italiano.

Al Mondiale di Spagna ’92 la nazionale maschile ottenendo l’ottavo posto mentre nel campionato successivo in Argentina l’Italia si piazzò al nono posto.

L’anno della svolta fu il 2001, quando diventammo vice campioni d’Europa.

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La diffusione del Padel oggi

Nel 2008 il padel ottenne il definitivo riconoscimento da parte del C.O.N.I. che lo inserisce ufficialmente nella Federazione Italiana Tennis.

Attualmente il Padel è molto ben visto soprattutto da ex calciatori di Serie A quali Francesco Totti, Candela o Antonio Cassano (solo per citarne alcuni) che hanno contribuito a diffondere questo sport. Iniziative quali il Gillette Padel Vip Club (un torneo misto amatoriale dove partecipano molte coppie VIP), insieme alla cassa di risonanza rappresentato dai social network, lo hanno definitivamente consacrato come uno sport popolare largamente diffuso.