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La crescita del Rugby italiano

A breve distanza da una Coppa del Mondo che non ha soddisfatto le aspettative, la squadra nazionale italiana di rugby maschile ha archiviato la sua più brillante partecipazione al Sei Nazioni, ottenendo un pareggio e due vittorie. Questo risultato notevole è frutto sia dell’impegno e del talento dei giocatori sia delle strategie introdotte dal nuovo allenatore, Gonzalo Quesada.

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Dall’anno 2000, la nazionale maschile di rugby dell’Italia compete nel prestigioso torneo del Sei Nazioni, un evento annuale che vede la partecipazione delle sei principali squadre europee. L’inclusione dell’Italia in questo torneo è stata frutto di una strategia volta ad espandere l’audience, sostenuta dagli sforzi della Federazione Italiana di Rugby e da una serie di risultati impressionanti ottenuti nel corso degli anni Novanta. Tuttavia, per anni l’Italia ha faticato a tenere il passo con le altre cinque nazioni partecipanti: Irlanda, Inghilterra, Scozia, Galles e Francia. Nonostante un iniziale entusiasmo e un incremento dell’interesse da parte di un pubblico non strettamente legato al rugby, l’attenzione è calata a seguito di pesanti sconfitte, alcune battute d’onore e rare vittorie, portando a un progressivo disincanto e a una generale accettazione della sconfitta come esito quasi inevitabile.

Il cambio di mentalità

Quest’anno, tuttavia, la situazione è mutata significativamente. L’Italia ha dimostrato il suo valore perdendo di misura contro l’Inghilterra con un punteggio di 27-24, una sconfitta che può essere considerata onorevole, e, nonostante una dura sconfitta per 36-0 contro l’Irlanda, ha successivamente pareggiato in trasferta contro la Francia con un punteggio di 13-13, sfiorando la vittoria con un calcio che ha colpito il palo nell’ultimo secondo. La squadra ha poi conquistato una vittoria per 31-29 contro la Scozia, grazie a una rimonta nella seconda metà di gioco che ha evidenziato una delle migliori prestazioni dell’Italia nel Sei Nazioni, per chiudere infine con un trionfo esterno per 24-21 contro il Galles, dopo essere stata in vantaggio per 18-0.

Per ben undici anni, fino alla vittoria contro la Scozia, l’Italia non aveva assaporato il gusto del successo casalingo nel Sei Nazioni, con una striscia di 26 partite perse davanti al proprio pubblico. Non si vedeva una doppia vittoria consecutiva da parte dell’Italia nel torneo dal 2007, e mai prima d’ora la squadra era riuscita a disputare tre incontri di fila senza subire sconfitte.

Questo cambiamento di rotta non è solo un fatto numerico ma riflette un significativo salto di qualità nella performance dell’Italia sul campo di rugby, uno sport in cui tradizionalmente prevale il team più forte. Tale trasformazione è largamente attribuibile all’apporto del nuovo tecnico, l’argentino Gonzalo Quesada, che ha conferito alla squadra una maggiore solidità. Importante è stato anche il contributo del suo predecessore, l’ex All Black neozelandese Kieran Crowley, che aveva infuso un approccio audace al gioco. A questi fattori si aggiunge l’impegno di un movimento rugbistico determinato, che ha collocato la nazionale al centro delle proprie priorità, scoprendo alcuni talenti eccezionali e ampliando la rosa dei giocatori di livello internazionale disponibili per la selezione.

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Un po’ di storia recente del rugby italiano

L’avventura dell’Italia nel Sei Nazioni iniziò sotto i migliori auspici, con una storica vittoria casalinga contro la Scozia. Ciò nonostante, il percorso successivo della nazionale nel torneo si è caratterizzato per lo più da piazzamenti al penultimo posto o, più frequentemente, all’ultimo. La squadra italiana, nella maggior parte delle edizioni del Sei Nazioni a cui ha partecipato, non è riuscita a vincere alcuna partita e solo in due occasioni, nel 2007 e nel 2013, è riuscita a ottenere due vittorie su cinque partite. Sebbene un iniziale periodo di ambientamento al livello di competizione del Sei Nazioni fosse prevedibile, il vero problema è stato l’apparente assenza di progresso negli anni più recenti, con una fase che alcuni hanno interpretato addirittura come un regresso.

Tra il 2016 e il 2021, l’Italia non ha vinto neanche un match del torneo, subendo spesso sconfitte pesanti. Al termine del 2023, l’Italia contava 120 incontri nel Sei Nazioni, con solamente 13 vittorie all’attivo.

Parallelamente, l’Italia ha partecipato a sei edizioni della Coppa del Mondo di rugby, venendo eliminata sempre nella fase a gironi. La squadra si è trovata a fronteggiare le potenze rugbistiche sia dell’emisfero Nord, le stesse con cui si confronta nel Sei Nazioni, sia quelle dell’emisfero Sud, incluse Australia, Nuova Zelanda, Sudafrica e Argentina, che annualmente competono nel torneo del Rugby Championship. L’ultima esperienza mondiale, in Francia nel 2023, ha visto l’Italia prevalere contro Uruguay e Namibia, ma subire pesanti sconfitte da Nuova Zelanda e Francia, con un bilancio di 156 punti incassati contro i 24 segnati, 3 mete realizzate e 22 subite.

Da quando è entrata a far parte del Sei Nazioni, l’Italia ha affidato la guida tecnica della sua nazionale di rugby a nove allenatori, tutti provenienti dall’estero: tre neozelandesi, due francesi, due sudafricani, un irlandese e, più recentemente, un argentino. Questa scelta riflette una tendenza comune anche nel calcio, dove tecnici italiani sono spesso chiamati a guidare nazionali di paesi con una minore tradizione calcistica. Allo stesso modo, nel rugby, l’Italia ha puntato su allenatori dall’ampia esperienza internazionale e originari di nazioni con una storia rugbistica più ricca, nel tentativo di accrescere il proprio livello competitivo.

L’obiettivo per l’Italia negli ultimi vent’anni è stato quello di crescere, stabilire cicli di sviluppo pluriennali e colmare il divario con le altre nazionali del Sei Nazioni. Questo processo ha implicato non solo la ricerca di una propria identità di gioco, oscillante tra un approccio più aggressivo o difensivo, audace o cauto, ma anche la valutazione di come i vari giocatori potessero adattarsi a diversi stili di gioco. Tutto ciò è avvenuto in un contesto in cui il rugby a livello globale ha subito significative evoluzioni, orientandosi negli ultimi anni verso un approccio più tattico e difensivo.

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Il fattore Gonzalo Quesada

Prima dell’arrivo di Gonzalo Quesada, la squadra era stata guidata da Kieran Crowley per due edizioni del Sei Nazioni e per la Coppa del Mondo del 2023. Sotto la guida di Crowley, l’Italia ha vinto solo una partita nel Sei Nazioni, ma si è distinta per un approccio audace e arrembante, cercando di sorprendere le avversarie con l’imprevedibilità del suo gioco. Anche nelle sconfitte, spesso di misura, la squadra ha mostrato una notevole propensione all’attacco e una grande fiducia nelle proprie capacità, tentando di vincere con uno spirito combattivo e innovativo.

Nell’articolo pubblicato sul sito Ultimo Uomo, Mauro Mondello ha evidenziato una trasformazione sostanziale nell’approccio al gioco offensivo della nazionale italiana di rugby, descrivendo un’evoluzione verso uno stile di gioco caratterizzato da ritmi vivaci e movimenti imprevedibili. Questa nuova mentalità ha portato a un rugby ambizioso, praticato in ogni area del campo, dove i giocatori non esitano a tentare azioni audaci, persino partendo dalla propria zona dei 22 metri difensivi. Un cambiamento notevole per una squadra che per anni era stata configurata come una formazione prevalentemente difensiva, mirata a contrastare e neutralizzare le strategie avversarie, piuttosto che a imporre il proprio gioco.

In questo contesto di rinnovamento e sperimentazione, è emersa la figura di Ange Capuozzo, talento eccezionale del rugby italiano, che si è distinto per le sue qualità creative e per la capacità di apportare un elemento di imprevedibilità e genialità alla squadra. Capuozzo rappresenta non solo uno dei più brillanti talenti italiani degli ultimi anni ma anche un simbolo del nuovo corso che la nazionale italiana sta cercando di seguire, mirando a superare gli schemi tradizionali e a confrontarsi con le potenze rugbistiche a testa alta, grazie anche alla freschezza e all’estro dei suoi giovani protagonisti.

Alla fine del 2023, dopo gli amari risultati ottenuti dalla nazionale italiana di rugby nella Coppa del Mondo, Gonzalo Quesada ha assunto l’incarico di tecnico di una squadra che, nonostante fosse considerata piacevole da seguire in campo, non riusciva a concretizzare il proprio gioco in vittorie. Caratterizzata da una certa gioventù e da una nascente autoconsapevolezza, questa formazione mostrava al contempo segni di fragilità. Quesada ha immediatamente comunicato la sua intenzione di cercare un equilibrio, ponendo un accento maggiore sulla fase difensiva e considerando l’approccio offensivo promosso dal suo predecessore, Kieran Crowley, come una delle varie strategie applicabili piuttosto che come un percorso obbligato.

Nel suo debutto mediatico come allenatore dell’Italia, Quesada ha sottolineato l’importanza di “rafforzare le basi e migliorare i fondamentali“, pur esprimendo apprezzamento per il dinamismo offensivo introdotto da Crowley, da utilizzare con oculatezza in determinate zone del campo.

In un’intervista rilasciata all’inizio dell’anno al Corriere della Sera, Quesada ha utilizzato una metafora calcistica per illustrare la sua visione, paragonando i suoi gusti tattici a quelli di Pep Guardiola e Diego Simeone. Mentre Guardiola è rinomato per il suo calcio di possesso e controllo, Simeone è celebre per un approccio più pragmatico e difensivo, ma altrettanto vincente. Quesada ha chiarito che, nonostante l’ammirazione per entrambi gli stili, l’Italia non può aspirare a emulare l’Atletico Madrid a causa delle differenze fisiche rispetto a squadre come l’Inghilterra, e quindi dovrebbe puntare sulla velocità e sulla coesione di squadra come suoi punti di forza.

Conosciuto per la sua attenzione ai dettagli e per la capacità di integrare aspetti emotivi e strategici, Quesada si è impegnato a forgiare un’Italia più solida, versatile e disciplinata, in linea con le tendenze attuali del rugby internazionale.

Escludendo la battuta d’arresto contro l’Irlanda, nel corso del Sei Nazioni, l’Italia ha dimostrato una notevole solidità e pragmatismo nella gestione delle partite, efficacia nel capitalizzare ogni opportunità di segnare, sia attraverso mete che calci di punizione, oltre a un’organizzazione difensiva compatta e placcaggi convincenti. Un aspetto fondamentale del successo italiano è stata la disciplina: nel rugby, sport regolamentato da molteplici norme, è facile commettere falli, specialmente contro avversari tecnicamente superiori, che possono facilmente tradursi in punti per l’avversario. Una rigorosa disciplina in campo aiuta a limitare tali rischi.

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L’ottimo lavoro della Federazione Italiana Rugby

Al centro di questa rinascita non ci sono solo le strategie dell’allenatore Gonzalo Quesada, ma anche il lavoro svolto dalla Federazione Italiana Rugby, guidata dal 2021 da Marzio Innocenti, successore di Alfredo Gavazzi, presidente dal 2012. Fondamentale è stato anche il contributo diretto dei giocatori, il cui impegno e talento sul campo hanno portato risultati tangibili.

La nazionale italiana si caratterizza per essere una squadra relativamente giovane, arricchita da alcuni talenti eccezionali che, nei loro specifici ruoli, si stanno affermando o hanno il potenziale per essere riconosciuti tra i migliori a livello mondiale. Tra questi spiccano nomi come Ange Capuozzo, il mediano di mischia Martin Page-Relo e il mediano di apertura Paolo Garbisi, che, nonostante la giovane età, vantano già esperienze significative come partecipazioni alla Coppa del Mondo e al Sei Nazioni. Al loro fianco, ci sono giocatori esperti quali Ignacio Brex, emerso come uno dei migliori atleti dell’ultimo Sei Nazioni, e giovani promesse al debutto come Ross Vintcent o Louis Lynagh, quest’ultimo di origini italiane per parte di madre e figlio dell’ex stella del rugby australiano Michael Lynagh.

Va inoltre sottolineato il progresso del settore giovanile, con l’Italia Under 20 che negli ultimi anni ha mostrato miglioramenti sostanziali nelle sue prestazioni nel Sei Nazioni di categoria, piazzandosi terza l’anno precedente e quarta nell’edizione corrente, segno di un movimento rugbistico nazionale in crescita e di una base solida su cui costruire il futuro della squadra senior.

Le prossime sfide del rugby italiano

Nonostante il crescente ottimismo che circonda la nazionale italiana di rugby, permangono alcune sfide significative. Una questione centrale è la dipendenza della squadra da giocatori con origini italiane ma formatisi all’estero, lontani quindi dal sistema rugbistico nazionale. In aggiunta, una porzione rilevante del roster proviene dalla Benetton Treviso, il club più prestigioso d’Italia, che tuttavia non compete nel campionato italiano, limitando così la visibilità e l’esperienza di gioco nel contesto nazionale.

Sebbene il rugby italiano goda di un seguito capace di riempire lo Stadio Olimpico di Roma e sia supportato da una delle federazioni sportive più benestanti del paese, grazie anche ai proventi generati dal Sei Nazioni, il numero di praticanti è relativamente basso, attestandosi intorno ai 70.000. Questo restringe il bacino disponibile per la scoperta e la crescita di nuovi talenti.

Guardando al Sei Nazioni, vi sono motivi di speranza, come dimostrato dalla leadership dell’Italia nella classifica dei placcaggi, con nessuno che ha placcato quanto il capitano Michele Lamaro. Tuttavia, si registrano anche aspetti meno positivi: la nazionale si trova all’ultimo posto per mete segnate e punti complessivi, oltre che per metri corsi con la palla in mano e per passaggi totali nel corso del Sei Nazioni 2024. Per il secondo anno consecutivo, il torneo è stato vinto dall’Irlanda, ponendo in evidenza il divario ancora da colmare per l’Italia sul piano del rendimento offensivo e della capacità di convertire le opportunità in punti.

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Premier Padel 2024

Premier Padel 2024: Rivoluzione nel Calendario

Le novità del Premier Padel 2024: 25 tornei, 18 paesi, una stagione ricca di sorprese. Ci sono 3 tappe italiane, Roma, Genova e Milano

Il Premier Padel 2024 rappresenta un punto di svolta storico per il mondo del padel. Con un calendario esteso e una copertura globale, questo tour si posiziona come un evento imperdibile per gli appassionati e i professionisti del settore. La stagione 2024 non è solo un torneo, ma un simbolo dell’espansione e dell’evoluzione di questo sport dinamico.

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Calendario e tappe del Tour: un viaggio nel cuore del Padel

Il Premier Padel 2024 inizia con un debutto spettacolare a Riyadh, parte della Saudi Arabia’s Riyadh Season, seguito dal Qatar Major. Questa serie di tornei attraversa diverse località esotiche e storiche, inclusi il Messico, il Venezuela, Bruxelles, e Andalusia. In aprile e maggio, il tour si sposta in Sud America, toccando per la prima volta Paraguay e Cile, prima di fare ritorno in Europa. La pausa di metà stagione in agosto precede un rientro in località come Rotterdam, Dusseldorf, Svezia, Dubai e Kuwait City. Il clou del tour si svolge a Milano, con la stagione che si conclude con le Premier Padel Tour Finals a Barcellona.

Premier Padel 2024
Il calendario della Premier Padel 2024 – Wansport Newsroom

Premier Padel 2024: crescita e innovazione

Dal suo lancio nel 2022, Premier Padel ha catturato l’attenzione mondiale, diventando uno dei circuiti in più rapida crescita. Nel suo primo anno, ha visto la partecipazione di oltre 500 giocatori maschili e, nel 2023, oltre 110 giocatrici professioniste si sono unite al tour. Con accordi di trasmissione che raggiungono oltre 180 paesi e visualizzazioni che quasi toccano i 25 milioni su YouTube, il Premier Padel è una forza dominante nello sport mondiale. La fusione con il World Padel Tour e la creazione di un unico tour mondiale di padel sotto la governance della FIP nel 2024 segnano un’era di crescita senza precedenti per questo sport.

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Visioni e Strategie: prospettive dei leader

Nasser Al-Khelaïfi ha espresso entusiasmo per il Premier Padel 2024, sottolineano l’importanza di posizionare i giocatori al centro del tour e di espandere l’audience. La visione è chiara: rendere il Premier Padel un punto di riferimento nello sport globale, ispirando nuove generazioni e ampliando la base di appassionati e giocatori in tutto il mondo. Su questo aspetto si è espresso positivamente anche Luigi Carraro, Presidente della Federazione Internazionale di padel : «La stagione 2024 segna l’inizio di una nuova era per il Premier Padel che diventa il primo tour professionale globale del padel. Insieme alle nostre Federazioni Nazionali, siamo lieti di vedere che questo sport attrae sempre più pubblico e partecipanti in tutto il mondo, mentre il tour visita nuove città e paesi ispirando le nuove generazioni. Alla Federazione Internazionale di Padel siamo orgogliosi di costruire un futuro fantastico per il nostro sport, con i giocatori al centro dell’organizzazione del tour»

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L’Impatto nel futuro del Padel

Il Premier Padel 2024 non è solo un tour, ma un catalizzatore per la crescita del padel a livello internazionale. Con un impegno verso l’innovazione e l’inclusività, il tour si prefigge di elevare lo sport a nuovi livelli di riconoscimento e partecipazione. L’impatto sulle comunità locali, il coinvolgimento dei fan e l’attenzione ai dettagli organizzativi sono tutti elementi fondamentali per il successo del tour.

Il Premier Padel 2024 si profila come un evento che cambierà il volto del padel a livello mondiale. Con un calendario ambizioso, una visione innovativa e un impegno verso la crescita dello sport, la stagione 2024 promette di essere memorabile. Per giocatori, appassionati e nuovi seguaci, il Premier Padel 2024 è un appuntamento da non perdere, segnando l’inizio di un nuovo capitolo emozionante.

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Sport Costituzione

Sport in Costituzione: Una Svolta Storica

Il 20 settembre 2023 segna un’epoca per lo sport italiano con l’inclusione dello sport nella Costituzione. Le implicazioni e le prospettive.

Il 20 settembre 2023 sarà ricordato come una data epocale nella storia dello sport italiano. In quella giornata, la Camera dei deputati ha adottato all’unanimità una modifica costituzionale, inserendo lo sport nella Costituzione italiana. Questo importante passo sottolinea il riconoscimento del valore educativo, sociale e di promozione del benessere psicofisico dell’attività sportiva in tutte le sue forme. In questo articolo, esploreremo le implicazioni di questa modifica e le prospettive che si aprono per il mondo dello sport in Italia.

Camera dei Deputati italiana
La Camera dei deputati – Aula Palazzo Montecitorio

Il Riconoscimento di un Valore Profondo

Il cuore di questa modifica costituzionale è espresso nel nuovo comma aggiunto all’articolo 33 della Costituzione italiana. Esso sottolinea che “La Repubblica riconosce il valore educativo, sociale e di promozione del benessere psicofisico dell’attività sportiva in tutte le sue forme”. Questo riconoscimento rappresenta molto più di una mera dichiarazione formale. Esso simboleggia il profondo impegno del nostro paese nei confronti dello sport come strumento di crescita individuale e collettiva.

Lo sport, da sempre considerato un elemento fondamentale nel tessuto sociale italiano, trova ora un posto d’onore all’interno dei principi costituzionali. Questo significa che lo sport non è più visto come un semplice passatempo, ma come un elemento chiave nella formazione dei cittadini e nella costruzione di una società più sana e coesa. Si riconosce che l’attività sportiva non riguarda solo gli atleti di élite, ma tutti coloro che desiderano praticarla, indipendentemente dall’età o dalle capacità.

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Sport Costituzione
Lo Sport entra in Costituzione – Wansport Blog

Le Prospettive per il Futuro dello Sport

L’inclusione dello sport nella Costituzione è solo l’inizio di un percorso più ampio. Mentre il riconoscimento del valore educativo, sociale e di promozione del benessere psicofisico dell’attività sportiva è un passo significativo, ora è necessario tradurre questo riconoscimento in azioni concrete. Questo richiederà un impegno congiunto da parte delle istituzioni, delle organizzazioni sportive e della società civile.

Un aspetto cruciale sarà l’accessibilità allo sport. Il riconoscimento costituzionale implica la necessità di garantire che lo sport sia accessibile a tutti i cittadini italiani, indipendentemente dalle loro circostanze economiche o geografiche. Ciò potrebbe tradursi in politiche pubbliche mirate a promuovere la pratica sportiva nelle scuole, nelle periferie urbane e sociali e tra le persone con disabilità.

Inoltre, sarà importante creare un quadro giuridico che supporti lo sviluppo dello sport in tutte le sue forme, dallo sport di base all’alto livello. Questo potrebbe includere incentivi fiscali per gli investimenti nello sport, la promozione di infrastrutture sportive e l’adozione di leggi per la tutela dei diritti degli atleti.

Il servizio studi della Camera ha evidenziato che attualmente la promozione dello sport è garantita nelle Costituzioni di altri nove paesi dell’Unione Europea, tra cui Bulgaria, Croazia, Grecia, Lituania, Polonia, Portogallo, Romania, Spagna e Ungheria.

Conclusioni

Il riconoscimento dello sport nella Costituzione italiana è un passo storico che sottolinea l’importanza dello sport nella nostra società. Questo nuovo articolo rappresenta un impegno a promuovere il benessere psicofisico, l’educazione e l’integrazione sociale attraverso l’attività sportiva. Tuttavia, ora è fondamentale trasformare questo riconoscimento in azioni concrete che garantiscano l’accesso allo sport per tutti i cittadini italiani. Il futuro dello sport in Italia è più luminoso che mai, e spetta a noi sfruttare questa opportunità per creare una società più sana, inclusiva e coesa attraverso lo sport.

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premier padel

Premier Padel: Una nuova era per lo sport mondiale

L’acquisizione del World Padel Tour da parte di Qatar Sports Investments nel 2024 ha dato vita al Premier Padel, un’unica competizione globale. Scopriamo le implicazioni di questo cambiamento epocale, le novità previste e il futuro del padel.

Il 2024 segna una svolta epocale per il padel mondiale con l’acquisizione del World Padel Tour da parte di Qatar Sports Investments. Questo ha portato alla creazione del Premier Padel, un’unica competizione professionistica a livello globale. Questa decisione, raggiunta dopo un anno e mezzo di discussioni e negoziati, ha sconvolto il panorama del padel e aperto nuovi orizzonti. È giunto il momento di esaminare in dettaglio cosa ci aspetta in questa nuova era.

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Il ruolo del World Padel Tour

Prima di proiettarci nel futuro con il Premier Padel, è importante riconoscere il ruolo fondamentale che il World Padel Tour ha svolto nella diffusione e nell’evoluzione di questo sport. Dieci anni fa, il padel era relativamente sconosciuto al di fuori di alcune regioni dell’America Latina e della Spagna. Tuttavia, il World Padel Tour ha contribuito a portare il padel in luoghi inaspettati, dalle piramidi dell’Egitto al cuore di Miami. Ha sostenuto la crescita del padel in Europa e ha reso questo sport più accessibile a un pubblico globale.

Premier Padel 2024
Il Calendario Premier Padel 2024 – Wansport Newsroom

Premier Padel dal 2024: le novità in arrivo

Con l’avvento del Premier Padel, il padel si prepara a un futuro emozionante e pieno di opportunità. Il nuovo tour partirà con almeno 24 tornei, garantendo uno spettacolo continuo per gli appassionati. Si ispirerà al modello di successo dell’Atp, cercando di distribuire le trasferte in modo equo tra i continenti per ridurre la fatica dei giocatori. Questo è un passo importante per conferire al padel la visibilità e la dignità che merita. Ci aspettiamo montepremi più generosi, stadi all’avanguardia e la copertura dei principali broadcaster sportivi del mondo. Ma c’è di più.

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Innovazione nel mondo del Padel

Uno dei punti chiave di Premier Padel è l’apertura all’innovazione. Questo tour offre l’opportunità di sperimentare nuove idee e approcci per rendere il padel ancora più avvincente. Ciò potrebbe includere tornei su superfici diverse, come campi più veloci o più lenti, formule di gioco innovative come il round robin o addirittura il doppio misto. Inoltre, si sta valutando l’aumento della differenza di velocità tra le palle usate da uomini e donne per rendere il gioco più uniforme. L’idea di un compromesso tra il gioco con i vantaggi e il killer point sta guadagnando terreno. Questa apertura all’innovazione darà al padel la flessibilità di adattarsi alle mutevoli esigenze dei giocatori e degli appassionati.

Il futuro luminoso del Padel

Con Premier Padel, il padel si avventura in una nuova era di crescita e sviluppo. Questo sport in rapida ascesa ha il potenziale per conquistare un pubblico globale e diventare uno degli sport più seguiti al mondo. Mentre attendiamo ulteriori dettagli sul futuro di Premier Padel, non possiamo fare altro che guardare con ottimismo alla prospettiva di un padel sempre più spettacolare e coinvolgente.

Il padel è destinato a brillare in tutto il mondo, e Premier Padel è il suo veicolo verso il successo globale. Mentre entriamo in questa nuova era del padel, aspettiamoci grandi cose da questo tour mondiale e godiamoci lo spettacolo che il padel ci offrirà nei prossimi anni. Il futuro del padel è ora, e Premier Padel è il suo ambasciatore.

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Saudi pro league

La Saudi Pro League vuole fare sul serio

La Saudi Pro League, Il nuovo campionato di calcio saudita supportato da un budget di 17 miliardi di euro. Le ambizioni calcistiche dell’Arabia Saudita, gli investimenti in giocatori di alto livello e il focus sulla crescita dei talenti locali, tutto ciò che c’è da sapere sulla lega che vuole rivoluzionare il calcio internazionale.

La Saudi Pro League è il nuovo volto del calcio saudita, un campionato che sta attirando l’attenzione di tutto il mondo calcistico grazie a enormi investimenti e ambizioni senza precedenti. Con un budget di 17 miliardi di euro stanziato dal governo saudita, la lega mira a diventare una delle principali competizioni calcistiche del pianeta entro il 2030. L’Arabia Saudita, notoriamente legata al calcio e al suo sviluppo, sta facendo di tutto per trasformarsi in una potenza calcistica internazionale, sfruttando esigenze economiche e politiche per raggiungere il traguardo ambizioso.

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Il calcio, da sempre uno sport che unisce le persone e un mezzo per il soft power, sta assumendo un ruolo di primo piano anche nell’agenda politica e diplomatica del paese. Il governo saudita ha visto il potenziale del calcio come una forma di “soft power” per migliorare la reputazione internazionale del paese e stabilire rapporti positivi con altre nazioni. Di conseguenza, ha destinato ingenti risorse finanziarie al calcio, con la Saudi Pro League come punta di diamante di questa strategia.

Saudi Pro League: Il boom degli investimenti e le quattro squadre “ammiraglie”

Il calcio saudita è diventato il nuovo paradiso dei calciatori di alto livello, con club ben finanziati che stanno effettuando acquisti importanti da tutto il mondo. Grazie al Player Acquisition Center of Excellence (PACE), un ufficio creato dalla lega per gestire e coordinare gli investimenti, le squadre saudite stanno riuscendo ad attirare i migliori talenti internazionali.

Quattro squadre in particolare, conosciute come le “squadre ammiraglie” del calcio saudita, hanno catturato l’attenzione del mondo del calcio: Al-Ittihad e Al-Ahli di Gedda, e Al-Nassr e Al-Hilal di Riyad. Queste quattro squadre hanno una storia ricca e sono tra le più vittoriose e tifate del paese. Nel giugno scorso, sono state acquisite dal Public Investment Fund (PIF), il fondo sovrano nazionale dell’Arabia Saudita, diventando di fatto di proprietà dello Stato.

Questi club hanno utilizzato il loro sostegno finanziario per portare in squadra alcuni dei calciatori più celebri del mondo. La notizia del trasferimento di Cristiano Ronaldo all’Al-Nassr lo scorso anno ha fatto scalpore, attirando l’attenzione di tutto il mondo del calcio. Ma non è finita qui: giocatori come Marcelo Brozovic dall’Inter e Sadio Mané dal Bayern Monaco sono stati anch’essi ingaggiati dalla stessa squadra. Al-Hilal, l’altra squadra di Riyad, ha attirato nomi di spicco come Kalidou Koulibaly e Sergej Milinkovic-Savic.

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Regole sui giocatori stranieri e il focus sui calciatori locali

Per garantire una crescita sostenibile e una maggiore competitività del campionato, la Saudi Pro League ha stabilito alcune regole riguardanti i giocatori stranieri. Dal 2022, ogni squadra può registrare fino a otto calciatori stranieri a stagione e convocarne al massimo sette per le partite di campionato. Questa regolamentazione mira a garantire una presenza significativa di talenti internazionali, senza tuttavia escludere i giovani calciatori locali.

L’obiettivo di sviluppare il talento locale è una delle priorità della Saudi Pro League. Per questo motivo, il campionato ha ridotto l’età minima per giocare tra i professionisti da 18 a 16 anni. Inoltre, dal 2025, le squadre saranno obbligate ad avere in rosa almeno dieci giocatori con meno di ventidue anni, che non necessariamente devono essere sauditi.

Questa iniziativa mira a creare una base solida di giovani calciatori, offrendo loro maggiori opportunità di crescita e sviluppo all’interno del campionato. Attraverso programmi di formazione e scouting mirati, il calcio saudita sta cercando di creare una nuova generazione di talenti locali pronti a rappresentare il paese a livello internazionale.

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Gli allenatori stranieri e il ruolo di Jorge Mendes nella Saudi Pro League

Con il desiderio di elevare ulteriormente il livello delle squadre e sviluppare una cultura calcistica di alto livello, la Saudi Pro League ha scelto di ingaggiare allenatori stranieri di esperienza. Da quando gli allenatori sauditi hanno ceduto il posto a tecnici stranieri, il campionato ha visto una notevole crescita in termini di tattiche, strategie e qualità del gioco.

Sei dei sette allenatori delle squadre del campionato attuale sono portoghesi, grazie anche al ruolo influente di Jorge Mendes. L’agente di calciatori più famoso e potente al mondo ha stretti legami con i dirigenti del campionato e ha giocato un ruolo chiave nell’approccio di questi allenatori al calcio saudita. Tali nomi di spicco stanno apportando un contributo significativo all’evoluzione della Saudi Pro League, trasformandola in una competizione sempre più competitiva e affascinante.

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Crescita delle entrate commerciali e ascesa dei diritti televisivi

La Saudi Pro League sta cercando di diventare una forza economica oltre che calcistica. Una delle principali aree di interesse è la crescita delle entrate commerciali, in particolare i diritti televisivi. Finora, il campionato ha ottenuto entrate limitate da questa fonte, ma la curiosità generata dai recenti investimenti sta portando ad un aumento dell’interesse da parte degli spettatori e dei broadcaster.

La lega sta lavorando per sviluppare un modello di business più sostenibile e redditizio, al fine di garantire la crescita a lungo termine del campionato. Questo coinvolge la creazione di partnership commerciali strategiche, accordi di sponsorizzazione e una migliore gestione dei diritti televisivi. Con una base di tifosi in costante crescita e una competizione sempre più avvincente, la Saudi Pro League ha tutte le carte in regola per diventare una delle principali fonti di intrattenimento sportivo a livello internazionale.

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Conclusione

La Saudi Pro League è in procinto di rivoluzionare il calcio internazionale, con ambizioni di diventare uno dei principali campionati al mondo entro il 2030. Sostenuta da ingenti investimenti governativi e con l’obiettivo di competere con le principali competizioni europee e sudamericane, la lega ha attirato i migliori calciatori internazionali, aumentando la competitività e l’interesse a livello globale.

Con un focus particolare sulla crescita dei talenti locali, la Saudi Pro League mira a creare una solida base di giovani calciatori pronti a rappresentare il paese a livello internazionale. Con l’apporto di allenatori stranieri esperti e il supporto di influenti figure come Jorge Mendes, la lega sta rapidamente evolvendo in una competizione tatticamente avanzata e tecnicamente raffinata.

Mentre continua a svilupparsi, la Saudi Pro League si impegna anche a migliorare la sostenibilità economica e la redditività del campionato, sfruttando il crescente interesse da parte degli spettatori e degli investitori. Con tutto ciò, il campionato saudita si sta rapidamente affermando come un attore di spicco nel mondo del calcio, promettendo di offrire un futuro entusiasmante e ricco di opportunità per il calcio saudita e gli appassionati di tutto il mondo.

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la riforma dello sport

Webinar AIS “Riforma dello Sport: le principali implicazioni”

Il 26 maggio 2023 si svolgerà un webinar aperto a tutti che approfondirà tematiche legate alla riforma dello sport organizzato dall’AIS, Associazione Impianti Sportivi.

Il panorama dello sport è in costante evoluzione, e per restare aggiornati sulle ultime novità e le principali implicazioni della riforma dello sport, l’Associazione Impianti Sportivi organizzerà un webinar imperdibile il prossimo 26 maggio alle 9:30. In questo articolo, ti forniremo un’anteprima delle tematiche che verranno affrontate durante l’evento, in modo che tu possa capire l’importanza di partecipare e come potrebbe influenzare il futuro del settore.

Il contesto della riforma dello sport

La riforma dello sport rappresenta un passo significativo verso l’adeguamento delle politiche e delle regolamentazioni che governano il mondo sportivo. Questa iniziativa mira a garantire una maggiore trasparenza, sostenibilità finanziaria, promozione dell’equità e protezione dei diritti degli atleti. La riforma coinvolge diverse aree dello sport, compresi gli aspetti amministrativi, finanziari, organizzativi e legali.

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Di cosa si parlerà nel webinar

Durante il webinar del 26 maggio, esperti del settore discuteranno le principali implicazioni della riforma dello sport e offriranno un’analisi approfondita dei cambiamenti previsti. Saranno affrontati argomenti chiave come:

  1. Le implicazioni e dei benefici che la riforma potrebbe portare al settore sportivo.
  2. Discussioni su nuove politiche, regolamenti o proposte per migliorare il sistema sportivo.
  3. Idee e innovazioni relative all’allenamento e all’attività fisica svolte all’aperto, evidenziando l’importanza di questa modalità di fitness e le sue implicazioni per il settore sportivo.
  4. Gestione degli Impianti Sportivi, i criteri e requisiti per ottenere le certificazioni e di come la riforma possa contribuire a migliorare la qualità e l’efficienza nella gestione degli impianti sportivi.
  5. L’importanza di un sistema gestionale scalabile e modulare per i centri sportivi e le sfide associate alla gestione di strutture sportive complesse con soluzioni innovative basate su sistemi tecnologicamente avanzati.
  6. I vantaggi e opportunità offerte dall’utilizzo di soluzioni modulari nell’edilizia di strutture sportive, come la flessibilità, la velocità di realizzazione e la riduzione dei costi.

Il programma

LA RIFORMA DELLO SPORT

Le principali implicazioni

26 Maggio | ore 9:30

Programma:

INTRO

9.30 | Ezio Ferrari – Presidente AIS

9.35 | Fabio Passoni – Sport & Impianti

9.40 | Roberto Volpe – Faraone

campus faraone

RELATORI

9.45 | L’importanza di una Riforma così importante per lo Sport – Rinaldo Redaelli, Segretario generale di ANCI Lombardia

10.00 | La Riforma dello Sport: aggiornamenti e alternative! – Andrea Pambianchi, CIWAS Confederazione Wellness

10.30 | Le nuove tendenze del fitness outdoor – Giacomo Canessa, Triform

10.45 | La certificazione delle competenze per Esperto nella Gestione degli impianti Sportivi – Amalia Pagano, Bureauveritas

11.00 | L’importanza di un sistema gestionale scalabile e modulare per i centri sportivi – Michele Palmieri, Wansport

11.15 | Il sistema modulare come nuova edilizia per i centri sportivi – Gloria Basser Prefab Srl

LA RIFORMA DELLO SPORT  LE PRINCIPALI IMPLICAZIONI
Venerdì 26 Maggio 2023 alle ore 9.30  

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tennis club
intelligenza artificiale

L’intelligenza artificiale sta cambiando lo Sport

Siamo ancora agli inizi ma già si intravedono le tracce di una rivoluzione che cambierà il nostro modo fare e di fruire lo sport: parliamo di intelligenza artificiale

Da una manciata di anni a questa parte il progresso e le innovazioni tecnologiche stanno cambiando le nostre abitudini e il nostro modo di vivere nella società. Piattaforme digitali, app, dispositivi tecnologici, wearable (dispositivi indossabili come smartwatch) scandiscono quotidianamente le nostre routine, ci forniscono strumenti di intrattenimento, monitorano il sonno, le nostre performance sportive, sono luoghi virtuali di incontri e scambi ecc.. L’utilizzo di questi strumenti ha come conseguenza la produzione e l’immagazzinamento di una mole inimmaginabile di dati di profilazione, spesso senza che l’utente ne sia totalmente consapevole. Uno smartwatch che monitora il sonno, ad esempio, conserva nei suoi server i dati raccolti dal primo giorno di utilizzo, lo smartphone traccia e registra i tuoi movimenti, le piattaforme di intrattenimento ti suggeriscono dei contenuti sulla base dei tuoi gusti esaminati grazie alle tue scelte precedenti. 

Tutti questi dati immagazzinati alimentano gli ecosistemi tecnologici alla base dell’IA, Intelligenza Artificiale.

Cos’è l’intelligenza artificiale?

Alla base dell’intelligenza artificiale c’è l’intenzione di assimilare i comportamenti dell’intelligenza umana per inserirli in sistemi hardware e software per fornire alle macchine caratteristiche tipicamente umane come riconoscere oggetti, valutare situazioni e prendere decisioni, guidare automobili, studiare strategie di marketing e molto molto altro. 

La particolarità è che tutto questo viene fatto in totale autonomia dell’intelligenza artificiale senza che l’uomo debba intervenire attivamente. L’intelligenza artificiale è in grado di fare ciò perché, grazie all’analisi dell’enorme quantità di dati di cui può disporre su abitudini, acquisti, ecc., apprende e prevede comportamenti e aspettative.

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L’AI è ormai ovunque, anche nello sport

Oggi l’intelligenza artificiale è dappertutto: sui nostri cellulari, sui nostri pc, tablet, automobili, piattaforme streaming, assistenti vocali ecc. Nella sport industry l’AI ha avuto sin da subito un impatto molto importante e non è difficile capirne il motivo: l’abbondanza dei dati di cui si dispone la rendono un terreno estremamente fertile per sviluppare tale tecnologia. 

Ad oggi l’AI nello sport viene impiegata in diverse applicazioni:

  • Scouting and recruiting: viene utilizzata nella valutazione del potenziale di un atleta stimando il suo valore di mercato e contemporaneamente fornisce supporto alle società sportive per prendere le migliori decisioni sull’opportunità o meno di acquistare le sue prestazioni sportive.
  • Training and coaching: durante le sessioni di allenamento l’AI fornisce agli atleti, al coach e ai preparatori supporto per monitorare le condizioni fisiche e le performance suggerendo il training migliore per specifico atleta in modo da preparare il match nel modo migliore
  • Media and fan experience: assistenti virtuali come chatbot che rispondono alle domande dei fan su competizioni, ticketing, statistiche, parcheggio nei pressi dello stadio ecc. La stessa AI può inoltre monitorare e registrare i picchi di reazione del pubblico e grazie a ciò riesce a montare in autonomia video con gli highlights più interessanti
  • Broadcasting: si tratta di tutto quello che viene messo in campo per fornire al tifoso la migliore esperienza di fruizione di un evento live. L’AI seleziona le migliori inquadrature per fornire una visione più immersiva. Inoltre questa tecnologia viene usata per fornire live allo spettatore i dati delle performance, calcolati ed esposti in tempo reale come il numero di passaggi effettuati o i km percorsi durante la partita.

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Non si torna indietro

Questi progressi non sono certo da considerare il punto di arrivo ma solo l’inizio di quello che si prospetta essere un’autentica rivoluzione. Perché l’AI è in continua evoluzione e le sue applicazioni si moltiplicano in tempi rapidissimi. Questa tecnologia è davvero in continua evoluzione, i dati raccolti crescono esponenzialmente, i costi si abbassano e la fruizione diventa sempre più accessibile. Senza parlare della potenza di calcolo di cui le intelligenze artificiali possono disporre e che aumentano a distanza di pochissimo tempo permettendo loro di evolversi e di svilupparsi sempre di più.

Gli effetti migliorativi nello sport hanno una portata davvero notevole. 

Raccogliere dati sulle sessioni di allenamento o durante il match, confrontarli con dati storici o con benchmark del passato, analizzarli insieme ad esperti. Tutto questo finisce per definire strategie di gioco e training sempre più accurate ed efficaci

Inutile dire che questo aiuta anche il lavoro degli allenatori e dei tecnici che avranno più parametri a disposizione per definire e giudicare le preparazioni dei singoli atleti. L’AI inoltre può essere configurato come un vero e proprio assistente virtuale in grado di analizzare in tempo reale le tattiche di gioco avversarie e di proporre contromisure. Grazie all’analisi dei dati, infatti, l’AI è in grado di prevedere quali giocatori potrebbero in quello specifico momento essere risolutivi nella partita e quando. Tutto questo analizzando enormi dati che vengono prodotti e analizzati in tempo reale. Nel campionato americano di NFL questo succede già.

Questa modalità di analisi è, con ogni probabilità, in grado di scoprire intuizioni strategiche “sovraumane” o fornire ai direttori sportivi delle società delle dritte molto interessanti per differenziare la campagna acquisti. O può sostituirsi ad un procuratore come fece nel 2021 Kevin De Bruyne, forte centrocampista del Manchester City, che si avvalse di un team di data analyst per ridiscutere il suo rinnovo contrattuale.

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L’AI cambierà anche il modo di interagire con il pubblico

Il modo in cui lo spettatore fruirà del prodotto sportivo potrebbe in un prossimo futuro subire variazioni che non riguardano solo alcune sovrimpressioni con statistiche sui Km svolti dall’atleta o il numero di punti o passaggi riusciti come avviene ora. L’idea è quella di fornire al fan un’esperienza del tutto personalizzata che in un certo senso possa adattarsi al risultato o alle aspettative del tifoso. In termini pratici questo significa che sarà possibile proporre dei prodotti o servizi commerciali basandosi sul “sentiment” dei tifosi, monitorandolo in tempo reale: se la squadra o l’atleta preferito sta vincendo è probabile che il mio “mood” sia positivo e forse più propenso ad acquistare un prodotto, di contro se le cose non vanno benissimo per la mia squadra o atleta del cuore magari posso essere “consolato” con una promozione o un forte sconto consolatorio. 

Come mostrato nella infografica, possiamo dividere le fasi in Pre-Game, In-Game e Post-Game

Una infografica sulle fasi degli interventi dell’AI in ambito sportivo – Wansport Blog

Fase Pre-Game

Come già spiegato ad inizio articolo l’AI interverrà nella fase “Pre-Game” nel processo di “training & coaching” attraverso il monitoraggio e la reportistica delle performance dell’atleta e del suo stato di forma, fornendo all’allenatore info sulle prestazioni e consigli tecnico-tattici per una migliore strategia di gioco.

Fase In-Game

Durante il match l’intelligenza artificiale diventa un partner indispensabile dei giudici di gara con sistemi di assistenza all’arbitraggio (VAR, Gol Line Technology, Fuorigioco semiautomatico, occhio di falco ecc. ecc.) e un partner del coach con statistiche ed elaborazioni in real time di strategie adattive e suggerimenti di nuove soluzioni tattiche.

Fase Post-Game

A gara terminata l’intelligenza artificiale è usata per ottimizzare e rendere più permeabile ed efficace l’interazione con i fan, con la creazione di contenuti a loro dedicati, highlights automatiche e in generale un sistema di intrattenimento che tenga conto del sentiment attuale così da risultare più memorabile ed efficace.

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Cosa ci riserva futuro?

L’intelligenza artificiale applicata allo sport non ha faticato a trovare immediatamente applicazioni pratiche alle società sportive, agli arbitri e al marketing. 

L’AI offre quindi moltissime opportunità in ambiti anche molto diversi fra loro. Capire dove stiamo andando e cercare di svelare il futuro di questa tecnologia rivoluzionaria è attualmente un compito piuttosto arduo. 

Grandi storie di sport sono costellate di decisioni sotto pressione, grandi errori strategici o di valutazione, che oltre a rendere le partite uniche e memorabili, rappresentano anche un fattore di engagement importantissimo per i fan, sia in positivo che in negativo: le sconfitte sono emozionati al pari delle vittorie, dopotutto. Insomma, lo sport appassiona perché è una pratica umana che più umana non si può. Se l’AI in futuro suggerirà decisioni sempre perfette c’è forse il concreto rischio che non si provi più entusiasmo o frustrazione e che lo sport diventi una pratica fredda e poco coinvolgente? 

E’ difficile rispondere, probabilmente il segreto sta nel trovare un giusto equilibrio ma solo il tempo e le esperienze potranno fornirci una risposta.


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riforma dello sport

La riforma dello sport, spiegata

Dal 2023 partono nuove regole per circa 750mila lavoratori del mondo dello sport: quali sono le novità della riforma

La riforma del lavoro sportivo, modificata dal Governo Draghi lo scorso 29 settembre entrerà in vigore dal 2023. Come detto dal sottosegretario con delega allo Sport Valentina Vezzali avrà un impatto su circa 750mila lavoratori e 60mila datori di lavoro operanti nel settore sportivo. La parte più importante del provvedimento, il decreto legislativo 36/2021 è il riconoscimento di una tutela sia assicurativa che previdenziale per gli operatori del settore in caso di maternità per atlete e per istruttrici, come anche la malattia e gli infortuni.

Nasce la categoria dei lavoratori dello sport

Dal 1° Luglio, di fatto, esisteranno lavoratori che operano nelle società sportive professionistiche o società sportive dilettantistiche, dietro un corrispettivo. Non esisterà più la figura dell’amatore (che inizialmente era prevista dal Dlgs 36/2021), ma potranno collaborare con gli enti sportivi volontari solo a titolo gratuito con la possibilità di ricevere solo rimborsi spese.

Dal 2023 anche i tesserati possono rientrare tra i lavoratori sportivi a condizione che eseguano attività atte all’espletamento dell’attività sportiva, identificabili per esempio da delibere federali, escluse quelle di carattere di carattere amministrativo-gestionale. In questa segmento rientrerebbero pertanto i manager, gli osservatori, gli addetti agli arbitri e data analyst, così come le nuove figure professionali che dovessero affermarsi in futuro.

Nella pratica chi opera nel settore sportivo potrà essere qualificato come lavoratore subordinato, autonomo o co.co.co. Di norma nelle società sportive professionistiche l’ambito di qualifica sarà quello di un rapporto di lavoro subordinato, salvo eccezioni: ad esempio chi pratica sport e non ha il vincolo di frequenza delle sedute di allenamento o la sua prestazione contrattuale non sia maggiore di otto ore settimanali o di cinque giorni al mese (30gg all’anno) il rapporto è di lavoro autonomo e non subordinato. Ad ogni modo, il contratto non potrà essere a termine per più di 5 anni. 

Per quanto riguarda l’ambito dilettantistico, invece, la riforma dello sport applica un criterio temporale: l’ambito di lavoro sarà quello degli autonomi o co.co.co. se la durata della prestazione lavorativa, in coerenza con i regolamenti federali e degli organi riconosciuti, non superi le 18 ore settimanali (ad esclusione del tempo dedicato alle manifestazioni sportive).

La riforma dello sport: vincolo e Apprendistato per i vivai

Per rendere più agevole la cura dei vivai e la formazione, sia le società sportive professioniste che quelle dilettantistiche potranno stipulare contratti di apprendistato con ragazzi a partire dall’età di 15 anni (non più dai 18 anni) e fino a 23 anni.

Specialmente per gli atleti più giovani viene eliminato l’istituto del vincolo sportivo dalla prossima stagione (dal 1° luglio 2023). Al termine dell’annata, pertanto, il tesseramento per un club o una squadra non avverrà più in modo automatico, ma deve essere esplicitato il volontario rinnovo.

Questo potrebbe comportare per le società, in special modo per i settori giovanili, la perdita dei migliori talenti, vanificando di fatto tutti gli sforzi compiuti per formarli e allevarli alla disciplina sportiva. Per far fronte a questo scenario, è previsto che si possa assegnare loro un premio di formazione tecnica contestualmente alla firma del primo contratto di lavoro sportivo del giovane atleta la cui entità è appannaggio delle federazioni. Circa l’entrata in vigore di questa novità diversi operatori del settore stanno richiedendo altro tempo. Ad esempio Gianni Petrucci, presidente della Federbasket ha chiesto che la norma possa essere rinviata a luglio 2025 con l’assicurazione di un regime transitorio della durata di due stagioni. E in generale, sempre Petrucci, auspica che le altre novità riguardanti il lavoro sportivo possano entrare in vigore non a metà stagione, come è attualmente previsto, ma al termine, ovvero dal 1° luglio 2023.

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Cosa succede alle Società dilettantistiche

Le società sportive dilettantistiche avranno la possibilità di svolgere attività “diverse, secondarie e strumentali” solo però se esplicitamente previste dal loro statuto ed entro dei paletti quantitativi che saranno individuati e stabiliti attraverso un decreto successivo. 

Gli incassi che derivano da accordi di sponsorizzazione, promopubblicitari, cessione dei diritti e delle indennità associate alla formazione degli atleti e dalla gestione di strutture ed impianti sportivi non possono rientrare nei limiti massimi previsti dalle attività considerate “diverse”.

Questo però a patto che non si tratti di realtà dilettantistiche che godono dell’agevolazione fiscale legate alla “de-commercializzazione” dei corrispettivi incassati da tesserati e/o soci (ad esempio il pagamento delle rette o delle quote associative) che non possono effettuare la distribuzione degli utili. In questo caso la riforma prevede che le società sportive in tale tipologia possano ripartire massimo il 50% degli utili che hanno prodotto e fino all’80% per le società che gestiscono impianti sportivi e piscine.

Wansport è già pronta per accogliere tutte le novità della riforma dello sport