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Per stare in forma devi dormire (bene)

Riposare in modo corretto è uno dei pilastri fondamentali per il benessere, forse più di quello che crediamo.

Il sonno è uno dei pilastri fondamentali della salute dell’essere umano. Ma non tutti sanno che il riposo notturno non influisce solo sulla salute generale, ma gioca un ruolo essenziale anche nella perdita di peso e nel mantenimento della forma fisica.

Uno studio condotto da ricercatori della Harvard Medical School e pubblicato nel 2010, ha dimostrato che dormire poco può portare ad un aumento del peso corporeo. Ma perché succede? La risposta si trova nel regolatore dell’appetito: la leptina.

E’ tutta una questione di leptina

La leptina è un ormone che viene prodotto dalle cellule adipose e che svolge un’importante funzione nel regolare l’appetito. Quando il livello di leptina nel sangue è alto, il nostro organismo percepisce una sensazione di sazietà e riusciamo a controllare meglio l’appetito. Viceversa, se il livello di leptina è basso, si tende a sentire una maggiore fame e a mangiare di più.

Il problema è che la quantità di leptina prodotta durante il sonno è legata alla sua durata. Quando si dorme poco, il livello di leptina diminuisce e l’appetito aumenta, portando a mangiare di più e a mettere su qualche chilo di troppo.

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Il sonno fa molto bene al cervello e ai muscoli – Wansport Blog

Ma non solo. Dormire poco può anche innescare un meccanismo di difesa dell’organismo che porta ad accumulare grasso. Quando non si dorme abbastanza, l’organismo interpreta la mancanza di sonno come uno stress. Per far fronte a questo stress, il corpo produce il cortisolo, una sostanza chimica che stimola la produzione di insulina e promuove l’accumulo di grasso.

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Il sonno e la performance sportiva

Oltre ai problemi di peso, la mancanza di sonno può influire anche sulla performance sportiva e sulla capacità di recuperare dopo l’attività fisica. Infatti, durante il sonno il corpo produce l’ormone della crescita che stimola la rigenerazione delle cellule muscolari e dei tessuti, migliorando quindi la riparazione dei tessuti danneggiati durante l’attività fisica.

Se si vuole mantenere una buona forma fisica, è quindi fondamentale dedicare il giusto tempo al sonno. Gli esperti suggeriscono di dormire dalle 7 alle 9 ore a notte, ma la quantità di sonno necessario varia da persona a persona.

Ecco alcuni consigli per favorire un sonno di qualità e mantenere la forma:

  • Cerca di andare a letto e svegliarti alla stessa ora ogni giorno, anche nei weekend. Questo aiuta a regolare il ritmo sonno-veglia.
  • Dormi in un ambiente tranquillo e buio. La luce e i rumori possono disturbare il sonno.
  • Evita di fare attività fisica intensa poco prima di dormire.
  • Limita il consumo di alcol e nicotina che possono interferire con il sonno.
  • Riduci l’assunzione di bevande contenenti caffeina, come caffè, tè e cola, soprattutto nelle ore serali.
  • Prova a rilassarti prima di andare a dormire, ad esempio leggendo un libro o ascoltando musica rilassante.

Per concludere

Dormire bene e abbastanza è essenziale per mantenere la salute e la forma fisica. Non sottovalutare l’importanza del sonno e tratta il tuo riposo con la stessa cura che dedichi all’alimentazione e all’attività fisica. Vedrai che i risultati saranno sorprendenti!

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sito web centro sportivo

Il sito web non va sottovalutato

Con le app e i social media che danno sempre più visibilità si tende a trascurare il sito web di un centro sportivo. Ma non è una buona mossa.

website centro sportivo
Non sottovalutate la potenza del sito web – Wansport Newsroom

In un mondo in cui la tecnologia e l’informazione giocano un ruolo sempre più importante, un sito web ben progettato e funzionale è diventato un elemento essenziale per la visibilità e la promozione di qualsiasi attività commerciale. Questo vale anche per i centri sportivi, dove la concorrenza tra le varie strutture può essere alta. Nonostante la visibilità sia in un certo senso garantita grazie alla presenza sui social media e sopratutto nelle app di prenotazioni online un sito web ben curato presenta indiscutibili vantaggi. Vediamoli insieme:

1. Accessibilità

Un sito web consente al centro sportivo di essere accessibile 24 ore su 24, 7 giorni su 7, indipendentemente dall’orario di apertura della struttura. Ciò significa che i potenziali clienti possono accedere alle informazioni sul centro, sulle attività offerte e sui prezzi in qualsiasi momento. Inoltre, con l’uso di dispositivi mobili sempre più diffuso, avere un sito web accessibile da qualsiasi dispositivo, come smartphone o tablet, è fondamentale per raggiungere un pubblico più ampio.

web centro sportivo
il sito web è la tua vetrina: pensaci bene

2. Promozione delle attività

Un sito web permette al centro sportivo di promuovere le proprie attività in modo efficace. Attraverso la pubblicazione di immagini e video, descrizioni dettagliate e recensioni di altri utenti, il sito web può far conoscere le varie attività offerte, come corsi di fitness, ginnastica artistica, nuoto e molto altro. In questo modo, il sito web può attrarre nuovi clienti e fidelizzare quelli esistenti.

3. Comunicazione con i clienti

Un sito web può essere un ottimo strumento di comunicazione con i clienti. Attraverso la pubblicazione di notizie, eventi e offerte speciali, il centro sportivo può mantenere i propri clienti informati sulle novità della struttura. Inoltre, i clienti possono utilizzare il sito web per porre domande o fornire feedback, migliorando così l’esperienza complessiva dei clienti.

4. Credibilità

Un sito web professionale e ben progettato può aumentare la credibilità del centro sportivo agli occhi dei potenziali clienti. Un sito web completo e aggiornato con tutte le informazioni necessarie, come orari di apertura, prezzi, descrizioni delle attività e contatti, può far percepire il centro sportivo come un’azienda seria e affidabile.

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Ma tutto questo non è già possibile averlo con la app di Wansport?

Certamente si. La app di Wansport è stata pensata e progettata proprio per migliorare l’accessibilità e per prenotare online in modo agevole e per promuovere il proprio centro sportivo grazie all’enorme visibilità che garantisce. Inoltre il gestionale Wansport permette una rapida e immediata comunicazione con i soci o giocatori attraverso SMS, email e notifiche push in app. In più, la scheda del centro sportivo in app riporta tutte le informazioni relative alla struttura (orari, servizi ecc.)

Tuttavia un sito web ben fatto diventa molto importante per far emergere il giusto tono di voce, i valori del centro e le differenze rispetto ad altri fitness center o club sportivi (ne abbiamo parlato diffusamente qui). Il sito web rappresenta tutt’oggi la vostra vetrina più preziosa in quanto è unica e non standardizzata. Alla presenza (ormai fondamentale) nelle App di prenotazione di attività sportive va sempre associato un sito web che possa parlare esclusivamente della struttura in modo unico e riconoscibile.

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Non una bella immagine del tuo club – Wansport Newsroom

Conclusione

In sintesi, un sito internet può essere uno strumento fondamentale per un centro sportivo che vuole migliorare la sua visibilità, promuovere le sue attività e comunicare con i propri clienti. Investire in un sito web professionale e ben progettato può rappresentare un investimento importante per il futuro e per il successo del centro sportivo.

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Il Korfball, il gioco dove maschi e femmine giocano insieme

Assomiglia parecchio al basket ed è famoso per essere una competizione mista. Uno sguardo al korfball, e come si gioca.

In questi ultimi anni stanno aumentando quelle che vengono chiamate competizioni sportive miste, ovvero quelle gare in cui maschi e femmine gareggiano insieme. Pensiamo ad esempio all’interesse mostrato dal Comitato Olimpico internazionale per le gare a staffetta mista (anche se per ora non si sono concretizzate gare ufficiali e gli atleti continuano a gareggiare in due competizioni differenti, maschi con maschi e femmine con femmine). Tuttavia qualcosa sembra stia cambiando su questo fronte, e il cambiamento sembra essere incoraggiato da quegli sport in cui femmine e maschi gareggiano davvero insieme, regalando anche uno spettacolo di ottimo livello. Per esempio nel nuoto artistico, nel doppio misto nel tennis, nel pattinaggio di figura o nella vela.

Ciò che è però raro è che maschi e femmine gareggino insieme in uno sport di squadra e di contatto. Questo sembra succedere solo ed esclusivamente nel korfball. Andiamo a scoprire questo sport.

Come nasce il korfball

Il korfball nasce in Olanda e, anche se non si direbbe, è uno sport con più di 100 anni di vita. Il New York Times lo presenta così: “uno degli sport meno conosciuti al mondo, ma anche fra i più progressisti”.

Il korfball fu ideato nel 1902 da Nico Broekhuysen, un insegnante di Amsterdam. Il professore stava cercando uno sport di squadra in cui alunni e alunne potessero giocare e, se possibile, competere insieme. Broekhuysen si ispirò al Netball, una variante del basket un po’ meno fisica e di contatto rispetto alla pallacanestro tradizionale, che combinò con un gioco svedese che prevedeva un grosso anello messo su un palo alto 3 metri dove maschi e femmine giocavano insieme. 

Broekhuysen sostituì un anello dell’originale gioco svedese con un elemento simile ad un canestro (Il nome deriva dalla parola “korf” che in olandese significa “cestino”) in modo tale da rendere più semplice capire quando veniva segnato un punto, semplificò molto le regole dei giochi ai quali si era ispirato rendendolo giocabile anche da bambini.

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La diffusione del korfball nel mondo

In Olanda e in Belgio il korfball ebbe una discreta diffusione. Inizialmente fu considerato prevalentemente come uno sport dimostrativo. Tant’è che nel 1920 alle Olimpiadi di Anversa, in Belgio, parteciparono solo due squadre entrambi olandesi. Otto anni dopo ai giochi olimpici di Amsterdam del 1928 parteciparono squadre miste e fu considerato uno sport dimostrativo e non ufficiale.

Attualmente esistono circa settanta federazioni nazionali e si stima sia uno sport praticato da circa un milione di persone per la maggior parte tra Paesi Bassi e Belgio dove i professionisti del korfball in quelle zone riescono anche a guadagnare più di tremila euro al mese.

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Come si gioca

Il korfball si può praticare sia al chiuso che all’aperto (esiste anche una variante per praticarlo in spiaggia) e si gioca su campi rettangolari larghi 20 metri e lunghi 40. La squadra è formata da otto giocatori con quattro giocatrici e quattro giocatori per ogni squadra. L’obiettivo del gioco è lanciare la palla e fare canestro, che è posizionato sopra un palo alto tre metri e mezzo (nel basket il canestro è quasi mezzo metro più in basso) senza tabellone retrostante.  La palla sembra essere più simile a quella di calcio o pallavolo più che ad una da basket.

Nel korfball i punti si chiamano “gol” come nel calcio e il canestro vale sempre un gol (non esiste il tiro da due o da tre come nella pallacanestro). Altra notevole differenza con il basket è che i canestri non sono posizionati a fine campo ma circa a due terzi, consentendo quindi di poter fare gol anche stando dietro al canestro.

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Il gioco prevede due fasi ben distinte relative all’attacco e alla difesa. Non è possibile palleggiare e chi ha la palla non può fare passi o dribblare in quanto l’obiettivo principale è quello di smarcarsi con il movimento senza palla e tirare con più precisione possibile. Per dirla come la Federazione italiana korfball, fondata nel 2003 il korfball presuppone “un contatto fisico contenuto” e richiede “ampia destrezza e gioco di squadra”

Dove può arrivare il korfball

Come ha scritto il New York Times in un suo recente articolo non è facilissimo trovare il giusto equilibrio in un gioco di squadra in cui c’è parità di genere, anzi addirittura c’è chi lo ritiene un problema. Questo perché le dinamiche del gioco portano in genere le femmine a marcare le femmine e i maschi a marcare i maschi. Altri invece ritengono che il korfball riesca tutto sommato a raggiungere un buon equilibrio. Inoltre, sempre secondo il New York Times, sembrerebbe che il gioco si stia pian piano evolvendo. Se prima le femmine si dedicavano prevalentemente agli assist ed erano i maschi a fare i gol ora invece i ruoli sembrano interconnessi con il risultato di una maggiore integrazione e complessità delle dinamiche del gioco. Ricordiamo che il korfball deriva molto dal basket, dove tattiche e schemi sono molto importanti ai fini della vittoria. 

L’obiettivo dichiarato del korfball è, come molti altri sport minori, quello di arrivare alle Olimpiadi. Certamente il maggiore vantaggio che offre è quello di promuovere l’assoluta parità di genere, mentre a suo sfavore gioca il fatto di essere per il momento praticato prevalentemente nei Paesi Bassi e in Belgio dove nelle partite clou riesce ad avere alcune migliaia di spettatori. Altrove però è ancora poco noto. 

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Il korfball è dagli anni ottanta uno degli sport praticati nei World Games, una manifestazione internazionale multisportiva con discipline non olimpiche e ad ottobre di quest’anno si terranno a Taiwan i Mondiali di korfball.

Non sappiamo se il korfball avrà un grosso seguito anche in Italia…nel frattempo, come per il pickleball, (altro sport interessante, ne avevamo parlato diffusamente qui) Wansport è già pronto per gestirlo!

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L’intelligenza artificiale sta cambiando lo Sport

Siamo ancora agli inizi ma già si intravedono le tracce di una rivoluzione che cambierà il nostro modo fare e di fruire lo sport: parliamo di intelligenza artificiale

Da una manciata di anni a questa parte il progresso e le innovazioni tecnologiche stanno cambiando le nostre abitudini e il nostro modo di vivere nella società. Piattaforme digitali, app, dispositivi tecnologici, wearable (dispositivi indossabili come smartwatch) scandiscono quotidianamente le nostre routine, ci forniscono strumenti di intrattenimento, monitorano il sonno, le nostre performance sportive, sono luoghi virtuali di incontri e scambi ecc.. L’utilizzo di questi strumenti ha come conseguenza la produzione e l’immagazzinamento di una mole inimmaginabile di dati di profilazione, spesso senza che l’utente ne sia totalmente consapevole. Uno smartwatch che monitora il sonno, ad esempio, conserva nei suoi server i dati raccolti dal primo giorno di utilizzo, lo smartphone traccia e registra i tuoi movimenti, le piattaforme di intrattenimento ti suggeriscono dei contenuti sulla base dei tuoi gusti esaminati grazie alle tue scelte precedenti. 

Tutti questi dati immagazzinati alimentano gli ecosistemi tecnologici alla base dell’IA, Intelligenza Artificiale.

Cos’è l’intelligenza artificiale?

Alla base dell’intelligenza artificiale c’è l’intenzione di assimilare i comportamenti dell’intelligenza umana per inserirli in sistemi hardware e software per fornire alle macchine caratteristiche tipicamente umane come riconoscere oggetti, valutare situazioni e prendere decisioni, guidare automobili, studiare strategie di marketing e molto molto altro. 

La particolarità è che tutto questo viene fatto in totale autonomia dell’intelligenza artificiale senza che l’uomo debba intervenire attivamente. L’intelligenza artificiale è in grado di fare ciò perché, grazie all’analisi dell’enorme quantità di dati di cui può disporre su abitudini, acquisti, ecc., apprende e prevede comportamenti e aspettative.

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L’AI è ormai ovunque, anche nello sport

Oggi l’intelligenza artificiale è dappertutto: sui nostri cellulari, sui nostri pc, tablet, automobili, piattaforme streaming, assistenti vocali ecc. Nella sport industry l’AI ha avuto sin da subito un impatto molto importante e non è difficile capirne il motivo: l’abbondanza dei dati di cui si dispone la rendono un terreno estremamente fertile per sviluppare tale tecnologia. 

Ad oggi l’AI nello sport viene impiegata in diverse applicazioni:

  • Scouting and recruiting: viene utilizzata nella valutazione del potenziale di un atleta stimando il suo valore di mercato e contemporaneamente fornisce supporto alle società sportive per prendere le migliori decisioni sull’opportunità o meno di acquistare le sue prestazioni sportive.
  • Training and coaching: durante le sessioni di allenamento l’AI fornisce agli atleti, al coach e ai preparatori supporto per monitorare le condizioni fisiche e le performance suggerendo il training migliore per specifico atleta in modo da preparare il match nel modo migliore
  • Media and fan experience: assistenti virtuali come chatbot che rispondono alle domande dei fan su competizioni, ticketing, statistiche, parcheggio nei pressi dello stadio ecc. La stessa AI può inoltre monitorare e registrare i picchi di reazione del pubblico e grazie a ciò riesce a montare in autonomia video con gli highlights più interessanti
  • Broadcasting: si tratta di tutto quello che viene messo in campo per fornire al tifoso la migliore esperienza di fruizione di un evento live. L’AI seleziona le migliori inquadrature per fornire una visione più immersiva. Inoltre questa tecnologia viene usata per fornire live allo spettatore i dati delle performance, calcolati ed esposti in tempo reale come il numero di passaggi effettuati o i km percorsi durante la partita.

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Non si torna indietro

Questi progressi non sono certo da considerare il punto di arrivo ma solo l’inizio di quello che si prospetta essere un’autentica rivoluzione. Perché l’AI è in continua evoluzione e le sue applicazioni si moltiplicano in tempi rapidissimi. Questa tecnologia è davvero in continua evoluzione, i dati raccolti crescono esponenzialmente, i costi si abbassano e la fruizione diventa sempre più accessibile. Senza parlare della potenza di calcolo di cui le intelligenze artificiali possono disporre e che aumentano a distanza di pochissimo tempo permettendo loro di evolversi e di svilupparsi sempre di più.

Gli effetti migliorativi nello sport hanno una portata davvero notevole. 

Raccogliere dati sulle sessioni di allenamento o durante il match, confrontarli con dati storici o con benchmark del passato, analizzarli insieme ad esperti. Tutto questo finisce per definire strategie di gioco e training sempre più accurate ed efficaci

Inutile dire che questo aiuta anche il lavoro degli allenatori e dei tecnici che avranno più parametri a disposizione per definire e giudicare le preparazioni dei singoli atleti. L’AI inoltre può essere configurato come un vero e proprio assistente virtuale in grado di analizzare in tempo reale le tattiche di gioco avversarie e di proporre contromisure. Grazie all’analisi dei dati, infatti, l’AI è in grado di prevedere quali giocatori potrebbero in quello specifico momento essere risolutivi nella partita e quando. Tutto questo analizzando enormi dati che vengono prodotti e analizzati in tempo reale. Nel campionato americano di NFL questo succede già.

Questa modalità di analisi è, con ogni probabilità, in grado di scoprire intuizioni strategiche “sovraumane” o fornire ai direttori sportivi delle società delle dritte molto interessanti per differenziare la campagna acquisti. O può sostituirsi ad un procuratore come fece nel 2021 Kevin De Bruyne, forte centrocampista del Manchester City, che si avvalse di un team di data analyst per ridiscutere il suo rinnovo contrattuale.

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L’AI cambierà anche il modo di interagire con il pubblico

Il modo in cui lo spettatore fruirà del prodotto sportivo potrebbe in un prossimo futuro subire variazioni che non riguardano solo alcune sovrimpressioni con statistiche sui Km svolti dall’atleta o il numero di punti o passaggi riusciti come avviene ora. L’idea è quella di fornire al fan un’esperienza del tutto personalizzata che in un certo senso possa adattarsi al risultato o alle aspettative del tifoso. In termini pratici questo significa che sarà possibile proporre dei prodotti o servizi commerciali basandosi sul “sentiment” dei tifosi, monitorandolo in tempo reale: se la squadra o l’atleta preferito sta vincendo è probabile che il mio “mood” sia positivo e forse più propenso ad acquistare un prodotto, di contro se le cose non vanno benissimo per la mia squadra o atleta del cuore magari posso essere “consolato” con una promozione o un forte sconto consolatorio. 

Come mostrato nella infografica, possiamo dividere le fasi in Pre-Game, In-Game e Post-Game

Una infografica sulle fasi degli interventi dell’AI in ambito sportivo – Wansport Blog

Fase Pre-Game

Come già spiegato ad inizio articolo l’AI interverrà nella fase “Pre-Game” nel processo di “training & coaching” attraverso il monitoraggio e la reportistica delle performance dell’atleta e del suo stato di forma, fornendo all’allenatore info sulle prestazioni e consigli tecnico-tattici per una migliore strategia di gioco.

Fase In-Game

Durante il match l’intelligenza artificiale diventa un partner indispensabile dei giudici di gara con sistemi di assistenza all’arbitraggio (VAR, Gol Line Technology, Fuorigioco semiautomatico, occhio di falco ecc. ecc.) e un partner del coach con statistiche ed elaborazioni in real time di strategie adattive e suggerimenti di nuove soluzioni tattiche.

Fase Post-Game

A gara terminata l’intelligenza artificiale è usata per ottimizzare e rendere più permeabile ed efficace l’interazione con i fan, con la creazione di contenuti a loro dedicati, highlights automatiche e in generale un sistema di intrattenimento che tenga conto del sentiment attuale così da risultare più memorabile ed efficace.

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Cosa ci riserva futuro?

L’intelligenza artificiale applicata allo sport non ha faticato a trovare immediatamente applicazioni pratiche alle società sportive, agli arbitri e al marketing. 

L’AI offre quindi moltissime opportunità in ambiti anche molto diversi fra loro. Capire dove stiamo andando e cercare di svelare il futuro di questa tecnologia rivoluzionaria è attualmente un compito piuttosto arduo. 

Grandi storie di sport sono costellate di decisioni sotto pressione, grandi errori strategici o di valutazione, che oltre a rendere le partite uniche e memorabili, rappresentano anche un fattore di engagement importantissimo per i fan, sia in positivo che in negativo: le sconfitte sono emozionati al pari delle vittorie, dopotutto. Insomma, lo sport appassiona perché è una pratica umana che più umana non si può. Se l’AI in futuro suggerirà decisioni sempre perfette c’è forse il concreto rischio che non si provi più entusiasmo o frustrazione e che lo sport diventi una pratica fredda e poco coinvolgente? 

E’ difficile rispondere, probabilmente il segreto sta nel trovare un giusto equilibrio ma solo il tempo e le esperienze potranno fornirci una risposta.


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3 regole d’oro per uno stile di vita da atleta

Centra naturalmente l’allenamento, ma non è l’unica pratica abituale che vi permetterà di tirar fuori migliori performance nella partitella settimanale

Ma come fanno gli atleti professionisti a raggiungere così grandi prestazioni con costanza? L’allenamento, direte voi, e non sbagliereste. Ma da solo non basta. Il segreto sta nell’approccio olistico della preparazione. La vita di atleta non osserva solo regole relative agli allenamenti ma per essere costantemente, come si dice in gergo, la “migliore versione di se stessi” è necessario avere un corretto atteggiamento mentale, fare costante esercizio fisico, mangiare bene e riposare meglio. Anche se il tuo obiettivo non è proprio quello di vincere gli Australian Open o il World Padel Tour, l’approccio olistico se non altro ti aiuterà a stare meglio e a performare meglio non solo nello sport. Anche se, diciamolo chiaramente, battere un avversario con un ranking maggiore del tuo fa sempre molto piacere. Iniziamo!

Regola n.1 per uno stile di vita da ateleta: diversifica l’allenamento

Per avere sempre una miglior risposta dal proprio corpo è importante metterlo alla prova con stimoli sempre nuovi. Per prima cosa segui un allenamento diversificato: corri (magari non sempre lo stesso tragitto ma varialo considerando lunghezza e pendenza), vai in bici, fai esercizi a corpo libero, fai pesi, nuota ecc…Ogni allenamento dovrà avere degli obiettivi specifici allenando varie parti del corpo e in varie zone di frequenza cardiaca così da far lavorare il corpo in modi diversi, sollecitando vari muscoli con diverse intensità. In questo modo e adottando questo semplice stile di vita ti sentirai fisicamente molto più in forma.

diversifica l’allenamento e attiva muscoli che non pensavi nemmeno di avere 🙂 – Wansport blog

Regola n.2 per uno stile di vita da atelta: mangia sano

Cerca di adottare un approccio alimentare cosiddetto clean eating. Il clean eating prevede:

  • Alimenti senza additivi artificiali e zuccheri raffinati
  • Prodotti regionali e stagionali
  • Cibi freschi e preparati in casa
  • Molte (ma molte) verdure e prodotti integrali
  • Metodi di produzione ecologici

Parleremo a breve e diffusamente del clean eating nei prossimi articoli. Ti basta sapere che, aldilà del fatto che è considerata la moda del momento, questo tipo di approccio alimentare garantisce ottimi risultati in termini di benessere e per molti è considerato un vero e proprio stile di vita.

Ricordati anche di idratarti! Può sembrare una banalità (e per certi versi lo è) ma quando si fa attività fisica si suda, si perdono liquidi, sali minerali, ecc… Bisogna sempre bere molta acqua ed essere sempre ben idratati altrimenti le tue prestazioni risulteranno sottotono.

Un’ultima dritta sul cibo: adegualo all’evoluzione del tuo percorso di allenamento. Più ti alleni, più il metabolismo accelera, perché il tuo corpo si sta sviluppando e la muscolatura si sviluppa e si tonifica. Pertanto, più diventi performante più avrai bisogno di benzina. Se le due cose non vanno di pari passo, la performance ne risentirà. Questo non vuol dire che siete autorizzati ad abbuffarvi, naturalmente.

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Clean eating: attento a quello che mangi

Regola n.3: riposati

Senza riposo non ci saranno risultati, questo deve essere chiaro. Devi fare delle pause perché è anche durante il riposo che avviene lo sviluppo atletico. Se allenarsi significa stimolare i muscoli, riposo significa rigenerazione e crescita. Trova il giusto equilibrio tra attività e recupero. 

Rilassati e combatti lo stress usando tecniche di rilassamento: è molto importante inserire nella tua routine quotidiana dei momenti di relax che possano aiutarti a combattere lo stress. Lo stress è un’autentica bestia nera di un atleta: non ti fa dormire bene, ti fa spendere energie che invece dovresti usare per gli allenamenti, porta cattive abitudini alimentari e causa un circolo vizioso di negatività generale. 

Ultima cosa: dormi (molto molto) bene. La qualità del sonno è super importante per avere ottime prestazioni. E’ grazie al sonno che i muscoli crescono e si sviluppano, è il sonno che riduce la tensione, è un sano riposo che migliora il tuo benessere complessivo. Se non dormi bene non pensarci nemmeno di tirar fuori una buona performance. Nessuno stile di vita sano contempla la possibilità di non dormire a sufficienza.

Se vuoi allenarti bene devi dormire bene

Riepiloghiamo

Corpo, mente e atteggiamento sono strettamente interconnessi. Quando una di queste aree va a gonfie vele, automaticamente anche le altre ne traggono beneficio. Se ti alimenti in modo sano e fai un buon riposo rigenerante, in allenamento te ne accorgi subito. Se ti alleni bene cresce la tua motivazione a fare sempre meglio, pertanto sei portato a mangiare meglio per tenere gli standard più alti e a riposare meglio per recuperare. Se innescherai questo circolo virtuoso allora libererai il tuo potenziale.

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Quando lo sport è inclusione: 5 storie notevoli di atleti con disabilità

Uno sprone per chi si avvicina ad una disciplina sportiva e per chi già lo pratica e, a volte, è tentato di mollare.

Chiunque abbia mai gareggiato o partecipato ad una maratona o ad una mezza maratona, avrà con ogni probabilità visto gruppi di persone che correva spingendo altri in carrozzella. Una manciata di anni fa balzò agli onori della cronaca il podista siciliano Vito Massimo Catania per essere stato insignito dal Presidente della Repubblica Sergio Matterella del titolo di “Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana” con la seguente motivazione, che potete trovare anche sul sito ufficiale del Quirinale:

“Vito Massimo Catania, 39 anni – Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana per il suo generoso impegno nella sensibilizzazione sul tema delle barriere architettoniche e sociali. È un podista tesserato con l’Atletica Regalbuto. Nel 2014 ha vinto l’Etnatrail di 64 Km; nel 2016 la Super maratona dell’Etna.

Da un paio di anni ha deciso di smettere di gareggiare. Da allora mette a disposizione le sue gambe e polmoni a chi non ha la possibilità di poter correre permettendo ai disabili di vivere l’esperienza della corsa. Sensibilizza così gli sportivi e il pubblico sulla vita dei disabili, vittime delle barriere architettoniche e sociali.”

Anche solo il nome sembra ricordare quello di un Gladiatore. Il runner siciliano non è “solo” un atleta di grande talento e di successo. Da ormai 5 anni Vito Massimo ha messo da parte l’agonismo individuale per consegnare gambe, testa e cuore al servizio dell’inclusione di persone con disabilità. Non molto tempo fa festeggiato il 50esimo chilometro corso insieme alla sua grande amica Giusi La Loggia, costretta in una sedia a rotelle per una atassia, una malattia degenerativa del sistema nervoso centrale che intacca la coordinazione muscolare.

Ma Vito Massimo non è solo in questo. Ci sono molti atleti che hanno scelto la via dell’inclusione sportiva senza essere campioni. A Rimini, in occasione della Rimini Marathon ogni anno si tiene il raduno nazionale dei cosiddetti “spingitori”, ovvero quelle persone che hanno deciso di far vivere l’emozione della corsa a chi non può praticarla. 

Vito Massimo Catania con Giusi La Loggia

La crescita dello sport come inclusione: 5 esempi di (grandi) atleti

Sono davvero molte le realtà che dimostrano ogni giorno che lo sport può essere un veicolo di inclusione, anzi probabilmente lo strumento principale. Nel mondo ci sono molte organizzazioni no profit che insieme ad atleti normodotati, si dedicano alla valorizzazione degli atleti con disabilità in molte discipline.

Il reale obiettivo di queste realtà non è tanto quella di dare la possibilità di fare attività sportiva, o almeno non solo. Il reale intento è quello di combattere gli stereotipi negativi sulle persone con disabilità erroneamente etichettate in base alle loro abilità e alla loro intelligenza motoria.

Craig De Martino mentre ci dimostra che nulla è impossibile – Wansport Blog

A tal proposito è estremamente interessante la testimonianza dello scalatore britannico Paul Pritchard, affetto da emiparesi a seguito di un grave incidente durante un’arrampicata. Nel corso di una intervista ha dichiarato: “Chi è disabile non è affatto incapace. La società pone delle barriere di fronte al disabile perché tutti noi siamo abituati a vivere la vita in modo veloce. Ma da quando sono costretto a muovermi più lentamente noto una miriade di cose che prima non vedevo. Ho affinato la mia capacità di distinguere il carattere delle persone e credo di aver imparato che con il giusto aiuto tutti possano riuscire a fare delle cose sorprendenti”.

El Capitain, Yosemite National Park

L’arrampicata, forse per il significato intrinseco che custodisce, è uno sport molto praticato tra le persone con disabilità. E lo è da molto tempo con risultati sportivi e di inclusione davvero notevoli. Siamo nel 1989 e Mark Wellman fu il primo scalatore paraplegico a scalare la mitica parete di El Capitan in California. Oggi spicca il nome di Craig de Martino che, a causa di un terribile incidente nel 2002 ha subito l’amputazione di una gamba e scala le cime di mezzo mondo. 

Fermamente deciso a non rinunciare alla sua più grande passione dopo un lunghissimo ed estenuante lavoro di riabilitazione, nel giugno del 2021 è riuscito a scalare El Capitan insieme a Jerem Frye e a Pet Davis, scalatori anch’essi disabili. Fin dall’inizio dell’inizio della sua nuova vita Craig non ha limitato la sua azione solo per perseguire obiettivi e performance personali, ma ha creato e dato continuità a molte iniziative che avevano come scopo l’inclusione degli atleti con disabilità.

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Una parete per l’arrampicata – Wansport Blog

In Italia ci sono diverse associazioni che coinvolgono scalatori con disabilità di diverso tipo. A Torino, ad esempio, esiste l’iniziativa ConTatto Verticale che, nata da Carla Galletti e Pietro dal Prà due istruttori di arrampicata per non vedenti, prevede un’intera giornata dedicata alla community dei climber coinvolta in azioni e arrampicate. Insieme a persone non vedenti scalano la parete imparando a guidarle e a diventare i loro occhi, aiutandoli a visualizzare appoggi e appigli. 

L’arrampicata, contrariamente a quanto si possa pensare, è uno sport che rispetto a tutti gli altri riesce meglio a valorizzare le capacità sensoriali più sviluppate nelle persone con deficit alla vista. Amplifica la concentrazione e le sensazioni e per tale motivo risulta un tramite perfetto di inclusione sportiva.

Altra disciplina molto apprezzata da persone non vedenti è lo sci. 

Negli Stati Uniti esiste l’ABSF (American Blind Skiing Foundation) l’associazione d’inclusione sportiva di riferimento. Mentre in Italia c’è Il Gruppo Verbanese Sciatori Ciechi,  nato nel 1982 grazie ad una iniziativa del CAI Verbania e del Lions Club ed è affiliato al C.I.P. (Comitato Italiano Paralimpico).

I metodi di insegnamento sono analoghi un po’ dappertutto: all’inizio, ogni sciatore conosce, principalmente con il tatto, i materiali che dovrà utilizzare e inizia a percepire il proprio corpo sugli sci e sulla neve. L’inclusione sportiva inizia dalle prime discese, dove l’atleta è in prima fase supportato da due guide, e solo quando ha raggiunto un buon grado di autonomia, viene affidato a un unico istruttore.

inclusione
Lo sci è una disciplina in cui si cimentano con successo molte persone non vedenti

La comunicazione tra istruttore e sciatore avviene via radio dove l’istruttore comunica le indicazioni sul grado di difficoltà della discesa o del percorso, le curve e la presenza di potenziali ostacoli. 

Grazie a queste iniziative le persone non vedenti posso raggiungere risultati eccellenti. Ad esempio l’atleta Millie Knight, ipovedente e membro della nazionale paralimpica britannica ha vinto l’oro alle olimpiadi invernali di Pyeongchang, raggiungendo la non banale velocità di 115 km/h nonostante riesca a vedere solo a due metri da sé.

Anche le guide hanno storie notevoli da raccontare. Rob Umstead, marito di Danelle Umstead, sciatrice paralimpica della nazionale americana ha detto: “Il mio lavoro è essere i suoi occhi. Si tratta, in sostanza, di pensare a voce alta e dire a lei tutto quello che accade. Se riesco a farlo al meglio e a fornirgli una buona descrizione, lei riesce ad essere aggressiva e ad anticipare tutto quello che accade. Altrimenti gli rimane immaginarsi le cose”.

Chiudiamo questo articolo con un esempio splendido che il padre di Bailey Matthews ci ha regalato e che crediamo sia l’emblema di ciò che significa inclusione sportiva. 

Bailey è un bimbo inglese affetto da paralisi celebrale che all’età di 8 anni ha deciso di sfidare la sua condizione iscrivendosi al Castle Howard Triathlon nel North Yorkshire.

La gara è sostanzialmente una sorta di triathlon in miniatura. Prevede 100 metri di nuoto, 4 km di bicicletta e 1,3 km di corsa. È una performance tutto sommato semplice per un bimbo normodotato ma per il piccolo Bailey è una sfida enorme. 

Questo video riprende gli ultimi difficilissimi passi prima del traguardo, dove, incoraggiato dal tifo della folla, Bailey lascia il suo sostegno e cade diverse volte prima di varcare la linea di arrivo e terminare la sua gara donandoci una straordinaria pagina di Sport.

Nella foto di copertina: Gemechis Paparella e Sergio La Forgia – Polisport Dream Team – Molfetta (Bari)

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padel

Ora il padel se la gioca con il tennis

Subito dopo la pandemia il padel si è espanso a velocità elevatissima, tanto da arrivare, per numero di giocatori e campi, a competere con lo sport da cui ha avuto origine

Dal 1° gennaio 2023 la Federazione Italiana Tennis ha cambiato nome in Federazione Italiana Tennis e Padel. Di conseguenza anche l’acronimo si adatterà al nuovo nome che diventerà “FITP”. Questo avvenimento in pratica certifica l’esplosione del padel in termini di “hype” e di appetibilità tra gli sportivi e manda un chiaro segnale a chi ha ritenuto che il fenomeno fosse semplicemente una moda passeggera.

padel
Il padel diventa sempre più diffuso – Wansport Blog

La crescita del padel

La Federazione inserì il padel come un suo settore nel 2008, al pari del beach tennis e circa 14 anni fa si è espanso talmente tanto che ha attirato l’attenzione quasi pari a quella del tennis. Attualmente, come spiegato da Angelo Binaghi, presidente federale, “oggi il padel in Italia ha oltre ottocentomila praticanti, con quasi settantamila tesserati e un bacino che in potenza può arrivare fino a due milioni di giocatori. La potenzialità di crescita enorme di questo sport è riconducibile per gran parte all’attenzione che i giovani gli stanno prestando negli ultimissimi anni. Se volessimo tener presente il coefficiente di crescita del padel, che è intorno al 20-25% ogni anno, si intuisce piuttosto facilmente che nel medio periodo i numeri del padel saranno sempre più vicini a quelli del tennis. Pertanto non potevamo non dare piena dignità al padel all’interno della nostra organizzazione”

padel
Il padel ora se la gioca con il tennis – Wansport Blog

Gli ultimi dati diffusi nel 2020 dal Coni sono piuttosto chiari sotto questo aspetto: i tesserati del tennis erano più di trecentomila (solo nel calcio si contano più tesserati in Italia). La Federazione ha ormai preso atto che il padel si sia oramai affermato, superando la fase di espansione iniziale agevolata anche dalla pandemia e dalle restrizioni ad esse associate per lo sport (il tennis o il padel non sono sport di contatto).

Un po’ di dati sul padel

Nasce nel 1969 in Messico e diventa super popolare negli anni successivi principalmente in Spagna e in Argentina e in pochissimi altri paesi. Chi credeva che in Italia il padel potesse rappresentare solo una moda passeggera ha evidentemente sbagliato previsione: nella realtà la disciplina è in continua espansione e sta generando un business molto attraente tra gli imprenditori dello sport, in primis ex sportivi che hanno puntato sul padel organizzando promozioni e tornei. Non mancano le strutture che hanno deciso di destinare spazi a nuovi campi di padel sostituendoli a quelli precedentemente dedicati al tennis o al calcetto. A questi si aggiungono circoli sportivi e nuove strutture dedicate. 

Con la superficie destinata alla creazione di un campo da tennis si possono realizzare fino a tre campi da padel: questo inevitabilmente amplifica la possibilità di fare maggiori incassi per i gestori dei centri sportivi.

I costi per realizzare un campo da padel variano dai 18mila fino a 30mila euro. I prezzi salgono se si decide di dotare il campo di una tensostruttura adatta alla copertura così da poterlo utilizzare anche nei mesi invernali. Sono circa 77 milioni di euro totali le cifre investite solo nelle infrastrutture dedicate alla disciplina. Nell’anno appena trascorso in Italia ogni campo è stato affittato in media per 8 ore al giorno e se consideriamo il prezzo medio di circa 28 euro all’ora ricaviamo un incasso stimato di circa 82mila euro all’anno. 

padel
il campo da padel – Wansport Blog

Secondo quanto dice l’Osservatorio italiano “Mr Padel Paddle” 10 anni fa in Italia c’erano in tutto 20 campi di padel. Il primo scatto arrivò tra il 2015 e il 2017, quando i campi passarono da 150 a 500. Da quel momento la crescita è stata repentina così come il numero dei praticanti della disciplina. A fine 2021 c’erano oltre 3.500 campi da padel. È un dato enormemente significativo se pensiamo che solo la Spagna aveva più campi (circa 14mila). In terza posizione si piazzava la Svezia con 3.500 unità, a seguire Francia (1.184) e Belgio (1.054). La media in Italia è di un campo ogni 16.000 persone. 

È nel Lazio che si giocano più partite di padel in Italia (circa il 25,1% delle partite complessive). Segue la Lombardia (685) e Sicilia (615). Solo nella provincia della Capitale ci sono quasi 1.200 campi, segue con grosso distacco la provincia di Milano (291 campi) e Torino (253). Ma la diffusione del Padel è ormai ovunque tanto che in regioni come Puglia, Molise, Friuli Venezia Giulia e Campania negli ultimi 6 mesi si è registrato un aumento delle strutture superiore del 50% rispetto al periodo precedente. Oltre alle grandi città anche i piccoli centri si stanno attrezzando con nuove strutture e nuove opportunità per i giocatori: la stima è che a fine 2023 si supererà quota 7.000 campi in tutta Italia.

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La crescita europea del padel

Ormai la crescita è da considerarsi un fenomeno globale. Siamo arrivati a oltre 18 milioni di praticanti attivi nel mondo in oltre 90 paesi. Solo in Europa si sono costruiti più di 10mila nuovi campi tra il 2019 e il 2021 superando quota 26mila distribuiti in circa ottomila club o circoli (in media circa 3,3 campi per ogni struttura ricettiva). Diversi analisti ed esperti ritengono che nel 2025 avremo in Europa oltre 66mila campi che genereranno un volume d’affari di 1 miliardo di euro.

Come si spiega una crescita così alta?

In recente sondaggio condotto su un campione di circa 10mila europei intervistati è venuto fuori che chi pratica il padel dice di divertirsi più facilmente rispetto ad altri sport anche se non si è particolarmente esperti o tecnicamente bravi. 

Inoltre il padel sta diventando sempre più un collante sociale e viene percepito come uno sport “inclusivo” aperto a tutti, senza distinzioni di età, di genere o di forma fisica. Il 38% dichiara di giocare con gente sconosciuta e il 57% dopo la partita va a mangiare insieme ai compagni e avversari mentre il 34% dichiara di prendere lezioni dai maestri di padel.

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Il padel sta diventando un forte collante sociale – Wansport Blog

Alla semplice domanda “ma perché giochi a padel?”, la maggior parte degli intervistati in età compresa tra i 56 e i 65 anni risponde “per divertirmi”. La seconda spiegazione è “per fare attività fisica”. Tra i minorenni invece la risposta più diffusa è “per imparare” (questo dato è estremamente significativo e ci da chiare indicazioni sul fatto che il padel è destinato a crescere ancora). Il 31% degli intervistati dichiara di giocare da meno di un anno, il 32% da non più di due anni mentre solo il 10% ha un’esperienza di oltre 10 anni. 

In Italia il padel viene praticato con una certa regolarità fino agli over 60, più o meno come il tennis. La fascia più attiva è quella tra i 36 e i 46 anni, mentre la fascia 26-35 anni e quella 56-65 anni presentano percentuali simili. Le donne sono il 14%.

In media tra i giocatori amatoriali si giocano 23 partite l’anno (circa 2 al mese) e si prenotano i campi circa 6 giorni prima. Tra gli europei chi va più forte sono i belgi che giocano in media 30 partite all’anno con una media di prenotazione di circa 8 giorni di anticipo. In Spagna le prenotazioni hanno largamente superato i 2 milioni e in media un giocatore gioca 11 partite l’anno (ovviamente è il numero dei praticanti ad essere fuori scala rispetto al resto dell’Europa). Le palline comprate nel 2021 in tutto il mondo per il padel ammontano a circa 15 milioni.

Il padel su internet

Il numero di ricerche su Google della parola “padel” si è triplicato in 5 anni. Nei social network si registra un forte interesse con oltre 1 milione di interazioni che comprendono video delle partite caricate su Twitch e YouTube, post pubblicati su Instagram, TikTok, Twitter e Facebook.

Il padel professionistico

Sta crescendo anche il seguito dei tornei internazionali dedicati ai professionisti, ma è ancora presto per incrementare il livello di competizione della disciplina. Attualmente il numero di giocatori professionisti è ancora piuttosto ristretto e il movimento è sotto il dominio saldo di Spagna e Argentina. Il circuito World Padel Tour organizza dal 2013 tornei in cui si sfidano le migliori coppie del mondo e nella stagione 2022 si sono giocati 24 tornei in 13 paesi differenti.

Premier Padel e altre competizioni nel mondo

All’inizio del 2022 è stato inaugurato il tour mondiale della International Padel Federation (FIP) anche grazie al sostegno del fondo sportivo del Qatar. La FIP, guidata dall’italiano Luigi Carraro (già presidente del Coni e della Federcalcio), riunisce 50 federazioni in tutto il mondo. Il fondo del Qatar ha gonfiato di molto i premi in denaro destinati ai vincitori, tant’è che ci giocano i migliori giocatori al mondo. 

Questo nuovo circuito prende il nome di Premier Padel e ha l’ambizioso obiettivo di superare il World Padel Tour. A maggio del 2022 Il Foro Italico di Roma ha ospitato una tappa del Premier Padel mentre l’ultima tappa si è svolta a Milano all’Allianz Cloud e ha visto la partecipazione dei migliori giocatori di padel del pianeta.

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Dal ’92 si giocano i campionati mondiali di padel dove si sfidano le squadre delle nazionali. A novembre si è svolta l’ultima edizione a Dubai e l’Italia femminile per la seconda volta consecutiva si è piazzata al terzo posto. Ha vinto la Spagna che ha battuto l’Argentina (e chi altri?) per 2 a 0. E’ andata un po’ maluccio per la squadra maschile fuori dai primi otto posti, mentre quest’anno ha vinto l’Argentina che nell’edizione precedente arrivò seconda.

L’obiettivo dichiarato della FIP è quello di rendere il padel una disciplina olimpica entro i giochi del 2032 a Brisbane in Australia. Nel frattempo il padel è entrato a far parte dei giochi sudamericani disputati ad Ottobre in Paraguay e in Europa sarà uno degli sport in programma ai giochi di Cracovia di quest’anno. 

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Pinckleball

Scopriamo il Pickleball, il nuovo sport di tendenza Made in USA

A metà tra il tennis e il padel è uno sport molto popolare negli Stati Uniti e potrebbe esplodere a breve anche in Italia. Scopriamo regole e curiosità del Pickleball.

Pickleball
Come si gioca a Pickleball? – Wansport Blog

Inventato nel 1965 da Joel Pritchard, un membro del Congresso degli Stati Uniti, insieme al suo amico Bill Bell, il pickleball si pone al centro tra il tennis e il padel per regole e somiglianza. Tutto nacque dalla necessità di dare qualcosa da fare ai bambini in vacanza per evitare che si annoiassero troppo inventando di fatto uno sport da fare senza particolari attrezzature difficili da trovare. 

Attualmente negli USA ci giocano oltre 68 milioni di giocatori quasi tutti facenti parte della Generazione Z, ovvero i nati tra il 1997 e il 2015. La pandemia ha accelerato una crescita che sembrava già piuttosto repentina: l’amministratore delegato di USA Pickleball ha detto che in circa 18 mesi il numero dei giocatori è raddoppiato. Ben 37 paesi ora fanno parte della International Pickleball Federation. Siamo lontani dall’obiettivo minimo di 70 paesi, che permetterebbe al pickleball di essere promosso a disciplina olimpica ma molti sono pronti a scommettere che presto potrà essere raggiunto.

Pickleball
Molti giovanissimi giocano a Pickleball in USA. Sarà così anche in Europa?

Come si gioca a Pickleball

Per chi gioca a tennis o a padel, il pickleball appare subito molto familiare: prevede l’uso di una racchetta e di una pallina in un campo da Badminton. Si può praticare sia in singolo che in doppio in un campo al chiuso o all’aperto. Ci si aggiudica la vittoria quando si arriva al punteggio massimo che può essere di 11, 15 o 21 punti. La regola sul rimbalzo della palla è la stessa del tennis, ovvero può ribalzare massimo una sola volta nel campo prima di essere colpita.

La battuta, da effettuare sulla linea di fondo del campo, è simile a quella del padel (ne abbiamo parlato diffusamente qui), la palla deve essere destinata alla parte del campo avversario diametralmente opposta a quella da cui si batte. Se la palla rimbalza nella giusta parte di campo destinata al ricevitore allora quest’ultimo può ribattere e iniziare lo scambio. La palla in battuta non può toccare la rete (è prevista una seconda battuta solo in doppio) e non può finire nella cosiddetta “area kitchen” (cucina, in inglese). Questa area è quella a ridosso della rete dove è proibito colpire la palla al volo, ma deve rimbalzare una volta a terra. 

Quando si assegnano i punti nel pickleball

Dopo aver definito le regole base del pickleball, diamo un’occhiata a come si assegnano i punti:

  • Quando la palla rimbalza due volte nel campo avversario senza che esso riesca a respingerla
  • Quando la risposta dell’avversario finisce in rete e cade nella stessa porzione di campo
  • Quando la risposta finisce oltre i confini del campo 
  • Quando si colpisce al volo nell’area “kitchen” altrimenti chiamata “non volley zone

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Uno sguardo alle differenze con il tennis e con il padel

Come avete potuto intuire facilmente il regolamento è molto simile a quello del tennis, ma naturalmente ci sono delle differenze sostanziali che richiedono naturalmente un diverso approccio al pickleball. 

Sono 3 gli aspetti verso i quali il pickleball differisce dal tennis e dal padel: il campo, la racchetta e la palla.

Il campo di Pickleball
Il campo di Pickleball

Il campo

E’ diviso da una rete alta poco più di 80cm, misura 13,40 metri di lungheza e 5,60 metri di larghezza per il torneo singolo e 6,10 metri per le partite in doppio. Il campo, pertanto, è decisamente più piccolo rispetto a quello da tennis o da padel.

La racchetta di Pickleball
La racchetta di Pickleball

La racchetta

Anche la racchetta presenta una differenza notevole: sono più piccole e piatte. Rispetto alla racchetta da tennis la forma è diversa, infatti ha una forma rettangolare e non ovale, mentre l’impugnatura, più corta, ricorda quella delle racchette di padel.

La palla di Pickleball
La (strana) palla di Pickleball

La palla

La vera novità è rappresentata dalla palla di pickleball: la grandezza è uguale a quella delle classiche palle da tennis e padel mentre il peso è decisamente inferiore essendo una palla di plastica sostanzialmente vuota all’interno con tanti piccoli fori per far passare l’aria (utile per contrastare il vento soprattutto nelle partite outdoor).

Il Pickleball nel Bel Paese

La presenza del pickleball in Italia è ufficialmente partita nel 2018, anno di fondazione dell’Associazione Italiana Pickleball (AIP) con sede a Tocco da Casauria nella provincia di Pescara. Ed è qui che sono stati costruiti i primissimi campi di pickleball e dove si allena la rappresentativa italiana. L’AIP fa parte ufficialmente della International Pickleball Federation. La federazione internazionale ha organizzato nel 2018 in Italia la seconda edizione della Bainbridge Cup. In questa competizione si scontrano team rappresentativi dell’Europa e del Nord America. Gli Usa sono evidentemente la nazione più forte in questa disciplina da pochissimo sbarcata in Europa, ma diversi analisti sportivi ritengono che presto, dopo la febbre del padel e senza dimenticare cosa è stato il 2022 per il tennis italiano, il pickleball possa diventare un trend molto importante da qui a poco.

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yoga

Dopo quanto tempo si ottengono i benefici dello yoga?

Che lo Yoga sia fonte di benessere fisico e mentale oramai è un fatto accertato. Ma dopo quanto tempo il corpo e la mente iniziano a beneficiarne? Proviamo a rispondere.

yoga
Dopo quanto tempo si ottengono i benefici dello yoga? – Wansport Blog

“L’essenziale è invisibile agli occhi”, diceva il noto scrittore aviatore Antoine de Saint-Exupéry nel suo “Il piccolo principe”. Questa frase calza in modo molto pertinente quando si parla di yoga e dei suoi benefici. Nello yoga, infatti, c’è molto più di quello che gli occhi possono vedere. 

I benefici e gli effetti positivi dello yoga su una persona vanno oltre il cambio fisico, dei muscoli più tonici e un corpo più flessibile. A rendere unica questa disciplina sono il manifestarsi di una maggiore flessibilità e forza fuori dal tappetino. Quello che viene sperimentato durante le sessioni di yoga poi si apprende anche nella vita di tutti i giorni. Perché lo yoga è essenzialmente l’arte di apprendere se stessi e gli altri così da mettere in pratica gli insegnamenti e migliorare il proprio benessere psico fisico. 

Possiamo considerala una sorta di “arte marziale” che ci supporta nelle sfide della quotidianità. 

Molti si fanno spesso questa domanda: “ma dopo quanto tempo ottengono dei benefici tangibili dal praticare yoga?”. Vediamolo insieme.

yoga
Flessibilità dentro e fuori il tappetino

I benefici psicologici dello Yoga

Praticando l’Asana (le posizioni), la Pranayama (concentrazione sulla respirazione) e la Meditazione è possibile sperimentare un effetto benefico immediato. Si avverte uno stato di benessere, di stabilità e di tranquillità, con maggiore flessibilità mentale e niente cambi di umore. Più ci si addentra nella pratica Yoga più cambiamo il nostro punto di vista, accettiamo molto di più il presente e aumenta il senso di gratitudine. Le prospettive e le priorità si normalizzano, aprendosi ad una prospettiva molto più ampia dell’esistenza.

Uno dei più importanti insegnamenti dello yoga è che siamo tutti uguali nelle nostre peculiari differenze, questo senso di unicità degli individui diventa sempre più importante e contribuisce ad un cambio di approccio mentale verso sé stessi, gli altri e le cose che ci accadono.

yoga
L’Asana per un corpo più tonico

I benefici scientifici dello yoga

È ormai da molti anni che c’è una reale evidenza scientifica sui benefici dello yoga per il nostro corpo e per la mente. In molti casi è dimostrato che praticando questa disciplina si contribuisce ad alleviare numerosi disturbi e sintomi cronici. In uno studio di qualche anno fa e molto citato dell’Erasmus University Mediacal Center di Rotterdam, lo yoga contribuisce fortemente a ridurre il rischio di malattie cardiache e protegge dalla sindrome metabolica

Chi pratica yoga ha un minor rischio di colesterolo alto, di pressione alta e obesità grazie agli esercizi che aumentano forza e flessibilità, migliorano la respirazione e diminuiscono la pressione arteriosa. 

Come se non bastasse funziona benissimo contro il mal di testa, i dolori mestruali e l’insonnia, oltre a prevenire molti dei disagi tipici della menopausa.

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yoga
L’equilibrio si raggiunge con la pratica

Benefici dello yoga, dopo quanto tempo

Vediamo adesso nel dettaglio i benefici dello yoga nel breve, medio e lungo periodo.

I benefici a breve termine

  • Riduzione dello stress
  • Aumento della concentrazione
  • Aumento della flessibilità 
  • Diminuzione della rigidità 
  • Migliora la memoria
  • Aumenta la capacità di apprendimento
  • Maggior senso di rilassatezza mentale

Questi benefici sono tangibili già dopo la primissima lezione. La costanza e la determinazione a continuare il percorso consente di sperimentare altri effetti benefici

I benefici a medio termine

Dopo alcuni mesi di pratica costante lo yoga può darti molto di più:

  • Riduzione dei dolori cronici e del mal di schiena
  • L’addome si affina e si perde la classica pancetta al centro vita
  • Riequilibrio della pressione del sangue
  • Miglioramento della sessualità
  • Aumento della capacità polmonare
  • Diminuzione dell’ansia e della depressione
  • Miglioramento del sistema nervoso (maggior calma e minor tensione fisica)
  • Minor produzione di cortisolo (l’ormone dello stress) e sempre meno bisogno di junk food (cibo spazzatura)
  • Muscolatura più tonica
  • Maggiore flessibilità del corpo
  • Rafforzamento delle virtù come la pazienza e la calma
  • Maggior percezione del corpo con conseguente maggior attenzione a quello che si mangia
  • Maggiore forza
  • Aiuto nell’autodisciplina

I benefici a lungo termine

Praticando lo yoga per alcuni anni i benefici dello yoga si allargano, aumentando di molto le performance fisiche e mentali aggiungendo alla già ampia lista questi ulteriori e importanti benefici:

  • Le ossa si rafforzano, abbassando il rischio di artrite e osteoporosi
  • Diminuisce il rischio di malattie
  • Riduce problematiche cardiache
  • Il cervello controlla in modo migliore la rabbia e la paura
  • Si ha un approccio più leggero lasciando andare stress ed emozioni spiacevoli più facilmente
  • Riduce l’invecchiamento del corpo

Non è un caso che molti medici consigliano sedute di yoga come parte integrante di terapie o di percorsi di guarigione.

yoga in gravidanza
Lo Yoga in gravidanza dona enormi vantaggi

Per concludere, che si voglia perdere peso muovendosi un po’ oppure per aiutare se stessi a riprendersi da un trauma fisico o emotivo, gli enormi vantaggi di praticare yoga sono sperimentabili da chiunque, con benefici assicurati.

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gamification

Parliamo di Gamification

Negli ultimi anni si parla sempre più spesso di nuovi modi per coinvolgere gli utenti attraverso strumenti che stimolano competizioni e sfide per restare in forma: la gamification spiegata semplice

Qualcuno di voi potrebbe non aver mai sentito parlare di “gamification”, anche se tutti noi abbiamo molto spesso incrociato questa pratica nel vivere quotidiano in molti modi e in diverse forme. Possiamo intendere la gamification come sinonimo di convergenza tra il mondo dei video giochi e molte altre realtà che vanno da nuovi ed efficaci strumenti di apprendimento fino al marketing dedicato al coinvolgimento e alla fidelizzazione degli utenti. Cerchiamo di capirci qualcosa di più.

la gamification nello sport
La gamification e lo sport: un connubio annunciato

Che cos’è la gamification

Con il termine “gamification” intendiamo un modo strategico di potenziare servizi, sistemi, attività o intere organizzazioni con il fine di creare esperienze ludiche inclusive simili a quelle di un videogioco, con il principale obiettivo di aumentare il coinvolgimento degli utenti.

Wikipedia dice: “Traendo vantaggio dall’interattività concessa dai mezzi moderni ed ovviamente dai principi alla base del concetto stesso di divertimento, la Gamification rappresenta uno strumento estremamente efficace. Può essere in grado di veicolare messaggi di vario tipo, a seconda delle esigenze, e di indurre a comportamenti attivi da parte dell’utenza, permettendo di raggiungere specifici obiettivi, personali o d’impresa. Al centro di questo approccio va sempre collocato l’utente ed il suo coinvolgimento attivo.

Il principio alla base della ludicizzazione è quello di utilizzare le dinamiche e meccaniche del gioco:

  • Punti da accumulare;
  • Livelli da raggiungere;
  • Ricompense o doni da ottenere;
  • Distintivi da esibire;

per stimolare alcuni istinti primari di un essere umano: competizione, status sociale, compensi e successo.

Cosa si ottiene? Una corretta integrazione di principi legati al mondo del game design calato in contesti che spesso e volentieri non riguardano prettamente il mondo dei videogiochi ma che in tramutano attività quotidiane in azioni sfidanti con gli altri o con se stessi. 

gamification
Nuovo distintivo da esibire con la community?

Un esempio virtuoso per comprendere meglio il concetto di Gamification è rappresentato dall’app Runstastic che è certamente diventato un case history molto studiato e imitato. L’idea di Runtastic è relativamente semplice e probabilmente per questo motivo capace di affermarsi come una delle idee di gamification maggiormente ben concepite. 

Il principio di base, infatti, è davvero basilare: prevede il tracciamento delle prestazioni di un utente durante lo svolgimento dell’attività sportiva. Queste statistiche convergono in un database dove ogni utente può confrontarsi con i propri amici o con potenzialmente tutto il mondo.

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Mettersi in gioco (letteralmente)

L’obiettivo principale della gamification è spingere l’utente a mettersi letteralmente in gioco, in solitario o in modalità cooperativa al fine di ottenere un riconoscimento (un premio o in generale qualcosa che può sfoggiare all’interno della community). 

gamification
Mettersi in gioco e stimolare a fare meglio: la Gamification nello sport

E’ piuttosto chiaro che il concetto di gamification nasce prevalentemente da una innovazione di marketing per offrire agli utenti delle esperienze coinvolgenti, memorabili e facilmente condivise per aumentare le probabilità che l’iniziativa diventi virale.

Ma quindi si tratta solo di questo? Solo un altro strumento di marketing? Non esattamente, o in generale sarebbe quantomeno riduttivo pensarlo solo da questo punto di vista. L’intento pubblicitario (che certamente c’è) è una conseguenza più che lo scopo principale. Lo scopo principale è coinvolgere, risultare interessanti, associare il proprio brand a dei valori che gli strumenti tipici di un gioco riescono a mutuare molto più facilmente.

Cosa ci riserva il futuro?

Il concetto che sta alla base della gamification, come possiamo immaginare, è molto complesso e intriso di sfaccettature che, spesso e volentieri, vanno oltre i semplici aspetti ludici e di divertimento. La gamification è spesso risultata cruciale nell’ambito dell’apprendimento e della formazione: il gioco, infatti, ha la capacità di essere un veicolo incredibilmente efficace nelle scuole in quanto riesce a far passare nozioni che normalmente annoierebbero in una “missione” sfidante e coinvolgente che prevede:

  • Interazione: l’utente viene stimolato e invogliato a ragionare e a fare azioni propedeutiche al ragionamento di base
  • Collaborazione: obiettivi comuni che possono essere ottenuti solo unendo le forze
  • Apprendimento: che è l’obiettivo principale reso però decisamente più divertente

I processi di gamification si stanno espandendo in diversi ambiti: dall’apprendimento, alla formazione, agli allenamenti e in generale a tutte le attività che prevedono il coinvolgimento come elemento fondamentale.

La gamification nello sport
Fitness e Gamification

Gamification nello sport

Se associamo la gamification in una esperienza legata al fitness è possibile creare un ambiente divertente e stimolante per gli utenti. Come accade nella maggior parte dei giochi, se associamo esperienze di fitness con la gamification è probabile che si svilupperà una sorta di dipendenza in quanto gli utenti vorranno affrontare, vincere e mettersi alla prova con sempre nuove sfide. Tutto questo aumenta la fedeltà e la fidelizzazione dei clienti, desiderosi di cimentarsi nelle sfide successive. Dopotutto, se pensiamo alle prime esperienze in ambito sportivo fatte durante l’infanzia, l’attività motoria veniva spesso e volentieri veicolata attraverso giochi di squadra o individuali in cui raggiungere un obiettivo e proclamare un vincitore.

la gamification nello sport
Quale sarà la mia prossima sfida?

Queste logiche valgono anche nel mondo adulto che spesso cerca esperienze tali per poter dare sfogo allo spirito competitivo. Il progresso tecnologico poi ha fatto il resto, permettendo di integrarsi in molti aspetti della vita quotidiana e, naturalmente, anche nello sport praticato.

Proponi la Gamification con Wansport

In questo panorama ludico-sportivo così interessante Wansport è in prima linea. 

Grazie alla nuova app di Wansport, infatti è possibile aggiungere nel proprio profilo il livello di gioco dell’utente (si può aggiungerlo in autonomia attraverso un sofisticato sistema di rating oppure farlo valutare direttamente dall’istruttore del Club). 

Stabilito il proprio livello alcuni giocatori potrebbero essere stimolati a migliorarlo aumentando il proprio rating, raggiungendo obiettivi, auto sfidandosi a fare sempre meglio, superando gli altri utenti in classifica.

La Nuova App Wansport – Il Ranking

Scala le Classifiche

Tramite la App Wansport sarà inoltre possibile sfidare, nelle varie competizioni sportive previste, altri giocatori in classifica. Il sistema infatti valuta il livello di “power” del singolo giocatore e assegna un punteggio per ogni partita competitiva. Se l’utente sfida e vince contro un giocatore sulla carta più forte, il sistema lo premierà assegnandoli bonus e punteggi aggiuntivi che permetteranno di salire in classifica e diventare una “preda” ambita per gli altri giocatori con lo stesso intento.

Vuoi avere una dimostrazione di cosa può diventare il tuo centro sportivo con Wansport?